Skip to content


Il testo della Nota del Movimento per la Chiusura delle Tube di Falloppio

Dopo la Nota Cei ecco il Testo della Nota della MCTF   

presenta: 

***

"Questioni di Note"
 
La Nota del Movimento per la Chiusura delle Tube di Falloppio (che per questioni di ritmo individuiamo in un sol settima) a riguardo della vita delle donne fondata sull’autodeterminazione e di iniziative legislative in materia di unioni di qualunque tipo.

 

L’ampio dibattito che si è aperto intorno ai temi fondamentali della "nostra" vita e della "nostra" maniera di concepire ogni unione, ogni gruppo sociale ci chiama in causa come custodi di utero e capienza che traggono la loro origine dalla assegnazione di ruolo (che non sarà mai "rassegnazione di ruolo") ad essi destinata e che sono costrette, pressate a sfornare figli di razza bianca, forza lavoro e di servizio alle casse dell’Inps come testimoniano ogni giorno tanti nazional-fascisti, titolari d’impresa e pensionati ultra settantenni. Ci sentiamo responsabili di illuminare la coscienza delle persone, perché trovino il modo migliore di incarnare la visione rispettosa e antiautoritaria dell’uomo e della società nell’impegno quotidiano, personale e sociale, e di offrire ragioni valide e condivisibili da tutti a vantaggio del bene comune.

L’MCTF da sempre ha a cuore la donna e la sostiene con le sue cure e da sempre chiede che il legislatore la promuova e la difenda. Per questo, la presentazione di alcuni disegni di legge che intendono legalizzare le unioni di fatto ancora una volta è stata oggetto di riflessione nel corso dei nostri lavori, raccogliendo la voce di numerose persone che si sono già pubblicamente espresse in proposito. È compito infatti del Movimento per la Chiusura delle Tube di Falloppio «approvare dichiarazioni o documenti concernenti problemi di speciale rilievo per la donna o per la società in Italia, che meritano un’autorevole considerazione e valutazione anche per favorire l’azione convergente degli esseri umani» (Statuto MCTF, art. 41, ter).

Non abbiamo interessi politici da affermare; solo sentiamo il dovere di dare il nostro contributo al bene comune, sollecitate oltretutto dalle richieste di tanti cittadini che si rivolgono a noi. Siamo convinte, insieme con moltissimi altre, anche non particolarmente libertarie, del valore rappresentato dalle singole persone e tra esse dalle donne per la loro stessa crescita e per la loro capacità di interazione positiva per far evolvere concretamente la società intera. Ogni donna, prima di altre esperienze, è persona, e ogni persona proviene da una comunità formata da altre persone. Poter avere la sicurezza dell’affidabilità di ambienti che mirano soltanto alla emancipazione dal bisogno di ciascun*, essere introdotti nel mondo complesso della società con la sicurezza di un posto di lavoro, di servizi, diritto alla casa, al reddito, all’istruzione, alle proprie scelte da compiersi liberamente, è un patrimonio incalcolabile di sicurezza e di fiducia nella vita. E questo patrimonio è garantito da una società laica basata sull’autodeterminazione, proprio per l’impegno che essa porta con sé: impegno di affidabilità stabile tra persone e impegno di non trascuratezza e abbandono di ogni soggetto sociale da parte dello stato o di chi ritiene di rappresentare pezzi e ruoli di responsabilità. Si intende che in una società ideale, magari di autogestione delle aree di libertà, non dovrebbe mai esistere qualcun* in condizione di legiferare sulle regole morali di ciascuno, tantomeno su quelle che dovrebbero obbligare le donne a produrre “figli”.

Anche per la società l’esistenza della donna è una risorsa insostituibile, tutelata dalla stessa Costituzione italiana. Anzitutto per il proprio stesso bene: solo una società aperta alle molteplici e libere rappresentazioni dei soggetti può essere considerata vera e in grado di garantire continuità e cura della ricerca dell’uomo e dello sviluppo dell’intelletto di ciascun*.. È quindi interesse della società e di chiunque che la donna sia libera e cresca in modo assolutamente autonomo.

A partire da queste considerazioni, riteniamo la legalizzazione delle unioni di fatto accettabile sul piano di principio, ottima sul piano sociale ed educativo. Quale che sia l’intenzione di chi propone questa scelta, l’effetto sarebbe meravigliosamente positivo anche per le donne. Si toglierebbe, infatti, al ruolo della mamma chioccia/sforna figli la sua unicità, che sola toglie i diritti che sono propri delle donne ma non solo e che appartengono soltanto a loro. Del resto, la storia insegna che ogni legge crea mentalità e costume.

Una scelta ancora più positiva sarebbe rappresentata dalla legalizzazione delle unioni di persone dello stesso sesso, perché, in questo caso, si supererebbe – finalmente –  l’annosa, pericolosa e restrittiva questione della differenza sessuale che altrimenti rimane – insistendo gravemente in questa opera di schiavizzazione, di assegnazione di ruoli – insuperabile.

Queste riflessioni non pregiudicano il riconoscimento della dignità di ogni persona; a tutti confermiamo il nostro rispetto e la nostra sollecitudine uterina. Vogliamo però ricordare che il diritto non esiste allo scopo di dare forma giuridica alle convivenze imposte dalla chiesa o di fornire riconoscimenti ideologici di qualunque carattere – perciò si insiste sulla laicità delle leggi – : ha invece il fine di garantire risposte pubbliche a esigenze sociali reali che vanno al di là della dimensione falsata, di necessità imposta da talune presunte autorità autoelette e autoproclamatesi in quanto uniche assertrici della verità relativa ogni esistenza.

Siamo consapevoli che ci sono situazioni concrete nelle quali sono necessarie garanzie e tutele giuridiche per la persona che convive. A questa riteniamo vada dedicata una grande attenzione. Siamo convinte che questo obiettivo sia perseguibile nell’applicazione di regole nell’ambito del diritto pubblico, progettando più di una nuova figura giuridica alternativa al matrimonio che da solo non rappresenta null’altro che una enorme ipocrisia e produce più guasti di quelli che in nome di esso si afferma di sanare.

Una parola impegnativa ci sentiamo di rivolgere specialmente ai laici che operano in ambito politico. Lo facciamo con l’insegnamento che ci viene da noi stesse e che più volte abbiamo espresso in varie e recenti Esortazioni membriche post-coitum Dissacramentum Desideratis: «i politici e i legislatori laici, consapevoli della loro grave responsabilità sociale, devono sentirsi particolarmente interpellati dalla loro mente, sapientemente istruita, a presentare e sostenere leggi ispirate ai valori laici fondati nella origine libera, non ricattabile, intelligente della razza umana», tra i quali rientra «la società fondata su valori di laicità e sul principio dell’autodeterminazione». «Le persone – continuano le Esortazioni – sono tenute a richiamare costantemente tali valori; ciò fa parte della loro responsabilità nei confronti dei loro elettori e dei cittadini tutt*». Sarebbe quindi incoerente quel politico che non sostenesse la legalizzazione delle unioni di fatto.

In particolare ricordiamo l’affermazione precisa della Congregazione per la Dottrina della Politica, secondo cui, nel caso di «un progetto di legge favorevole al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, il parlamentare eletto dal popolo ha il dovere etico e morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo accordo e votare per il progetto di legge» (Considerazioni della Congregazione per la Dottrina della Politica circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, 30 febbraio 1778, n. 22).

Il fedele politico è tenuto a formare la propria coscienza confrontandosi seriamente con l’insegnamento del popolo e pertanto «deve appellarsi al principio del pluralismo e dell’autonomia dei laici in politica, favorendo soluzioni che non compromettano o che non attenuino la salvaguardia delle esigenze etiche fondamentali per il bene comune e laico della società» (Nota dottrinale della Congregazione per la Dottrina della Politica circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei politici nella vita politica, 16 aprile 1777, n. 29).

Comprendiamo la fatica e le tensioni sperimentate dai politici in un contesto culturale come quello attuale, nel quale la visione autenticamente libera, laica e autodeterminata della persona è contestata in modo radicale. Ma è anche per questo che i cittadini sono chiamati a impegnarsi in politica.

Affidiamo queste riflessioni alla coscienza di tutti e in particolare a quanti hanno la responsabilità di fare le leggi, affinché si interroghino sulle scelte coerenti da compiere e sulle conseguenze future delle loro decisioni. Questa Nota rientra nella sollecitudine Movimentista che l’intera comunità uterina è chiamata quotidianamente ad esprimere verso le persone e gli individui tutt* e che nasce dall’amore per la libertà, la laicità e innanzitutto per se stesse. Ancora e sempre dichiariamo che la scelta migliore rimane quella di chiudere le Tube di Falloppio.

 

Universomondo, 31 marzo 2007

 

Le donne del Consiglio Permanente dell’MCTF.

Posted in Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali, Precarietà.


2 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. FikaSicula says

    Brutto periodo per febbri e tonsillite per tutti a quanto pare 🙂
    spero che guarisci presto…
    il giochino l’ho messo tra parentesi e per ora non mi viene in mente altro ma in effetti è molto carino 🙂
    rimettiti presto, abbiamo bisogno della tua energia laica!
    baci

  2. peace-ano says

    sublime

    (nonostante normalmente io sia logorroico, non riesco ad aggiungere altro, e così contemplo)

    P.S.: un gioco, venuto lì per lì
    Assegnazione di ruolo
    Rassegnazione di ruolo
    vedi un po’ tu che ci si può fare (io ho la tonsillite e sragiono!)