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Dialogo tra due donne in corteo contro i Cpt

         Almeno fossi riuscita a sentire il suo odore. Perché anche il naso ha bisogno di attenzioni. Invece niente. Una tastatina. Appena il tempo di farmi sentire una fettina di prosciutto tra due croste di pane croccante e poi via. Andato. Sparito. Mi ha abbandonata così e s’e’ preso il mio portafoglio. Riconosco che il metodo di seduzione non era dei più consueti: sull’autobus, tra tantissima gente, a Bologna. Però per me è stata una botta di vita.

         Scusa, ma non hai detto che ti ha toccato solo il culo?

         Beh si. Ma è stata una toccatina bella intima. Non una di quelle pacche in superficie e neppure di quelle spremiture di culo che pare che suonino il clacson vecchia maniera.

         Allora ti è piaciuto?

         Non direi, no. Avrei voluto approfondire la conoscenza. Lo avessi visto. E io come ero emozionata. Lui mi fotteva il portafogli e io mi guardavo il suo profilo da uomo magnificamente esotico…

         Ma ti dispiace perché ti ha preso i soldi o perché non sei riuscita a portartelo a letto?

         Certo che me la sono presa per i soldi. Ma erano pochi per mia fortuna. Però era così bello che se me li avesse chiesti glieli avrei dati senza esitare un momento…

         Ragioniamo: a Bologna – dove tu guardi e riguardi tutte le lapidi per i caduti di ogni tipo, dove la resistenza sta in ogni colonna di ogni portico – un uomo – nero e con abiti casual alla moda – ti frega il tuo bel portamonete artigianale, da mercato equo e solidale, con dentro una tessera del sindacato con su scritto che sei disoccupata e il volantino della manifestazione contro i Cpt. Ti ha preso anche venti euro…

         Si, ma sono sicura che non lo ha fatto apposta. E poi non è stato un furto, ma un esproprio. Qualcuno gli deve pur restituire quello che gli hanno tolto.

         E lo devi fare tu?

         Anch’io, si.

         Ma in cambio volevi essere sedotta…

         No, cosa dici. E poi sono certa che lui si pentirà di quello che ha fatto.

         Credi?

         Penso di si. Se si fosse reso conto che io ero una sua alleata non mi avrebbe scippata.

         Sai come la penso?

         No, dimmi.

         Penso che ladri e disperati non fanno discriminazioni di nessun tipo. Che non c’e’ una equità sociale del furto. Che se continui a idealizzare gli stranieri non ti rendi conto che non fai un favore a nessuno.

         Però è possibile che quando vede la tessera del sindacato e il volantino si pente di ciò che ha fatto…

         Davvero? L’unica cosa di cui si dispiacerà secondo me è il fatto che tu avevi solo venti euro.

         Che cinica che sei.

         Non cinica. Realista. Gli stronzi stanno ovunque e hanno mille colori. Una cosa è lottare perché chiunque abbia diritto di cittadinanza e un’altra è immaginare che non ci siano contraddizioni da affrontare.

         Mi sembri una razzista. Sono stata scippata altre volte e da persone italianissime…

         E chi ti dice il contrario. Figurati se non lo so. Ma no che non lo sono razzista. Come se ti dicessi che gli israeliani fanno una politica di merda e tu a rispondermi che allora sono antisemita. Che palle! Sono solo preoccupata.

         E perché?

         Perché vedo persone di culture diverse che arrivano da ogni parte e che a volte sono portatrici di altre forme patriarcali contro cui io non avrei nessuna voglia di lottare. Tanti misogini e omofobi in libertà che rafforzano il maschilismo nostrano che ha già troppi alleati in ogni posto. E poi vedo: la destra che usa questi stessi argomenti per dare sfogo al proprio odio nazista e la sinistra che finge di non sapere che comunque le regole di convivenza civile non si superano ignorando le diversità. Tutte le diversità, anche le peggiori. E non è che le superi per assimilazione e repressione… Anche lì, se non ci si da' da fare con battaglie di tipo culturale non si arriva oltre la guerra civile…

         Io non ho capito cosa vuoi dire…

         Voglio dire che idealizzare l’immigrato è una stronzata. Ne ho conosciuti tanti. Ho parlato con centinaia di donne di ogni cultura. Alcune mi guardavano come fossi una puttana e si vedeva proprio che mentre mi concedevano un sorriso allo stesso tempo mi disprezzavano. Molti uomini erano e sono così maschilisti che per me è stato difficile lottare per i diritti di cittadinanza di tutti tenendo presente che non sto facendo un gran favore a me stessa…

–    E gli uomini non si pongono il problema?

–    Se lottano contro l'omofobia e se sono intelligenti penso di si. Altrimenti in generale gli basta una missione da compiere e loro partono alla cieca. In fondo non hanno mai perso l'abitudine a fare crociate per questioni di fede… 

         Ma tu cosa ti aspettavi? Che gli stranieri ti facevano santa o ti scansavano quando venivano all'assalto della diligenza perchè sei così buona da fare i cortei per loro?

         Niente. Non mi aspettavo niente. Basta che tu la finisci con la retorica dell’immigrato buono e solidale…

         Si va bene, la finisco. Ma pure tu, però. E io dicevo solo che volevo sentire il suo odore…

 

[e.p.] 

Posted in Autoproduzioni, Narrazioni: Assaggi, Sensi.


9 Responses

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  1. hama kitama says

    a proposito di sbattezzo, facciamo un po’ di meritata pubblicità al movimento.
    scusate ma non so fare i link.

    http://www.abanet.it/papini/anticler/aderire.html

    http://www.oggi7.info/archivio/dettaglio.asp?Art_Id=805&data=3/21/2004

  2. hama kitama says

    è vero.
    è effettiva l’intrusività mutilante di una cultura che t’impone la prima comunione e la cresima.
    io sono contraria al battesimo dei neonati, ad esempio.
    solo che il battesimo può essere inizio di un processo di presa di coscienza.
    ti puoi sbattezzare.
    come fai invece a farti ricrescere i genitali che ti hanno tagliato?
    so che detta così può sembrare banalizzante e riduttiva. l’integrità del corpo è però a parer mio un punto di partenza fondamentale per la coscienza di sé e della vita. e se questo vale per me e per te, potrebbe valere anche per quella somala e quell’egiziana di cui abbiamo parlato.
    inoltre, secondo me va tenuto presente, il controllo della sessualtità femminile, l’azione di mutilarla – psicologicamente come è stato fatto da noi per secoli, o letterlamente come si fa in quei casi che diciamo – parte dal potere dominante che si vuole conservare, vuole controllare, vuole gestire.
    aborro le mutilazioni psicologiche come quelle fisiche. il fatto che queste ultime non riguardino me non dovrebbe impedirmi di esprimere il mio rifiuto, anche se non vivo per tre anni in una capanna dell’escissione o in una clinica del cairo.
    secondo me le mutilazioni di cui parliamo sono entrambe atroci, e una è sicuramente irreversibile.
    cercherò il film, anyway.

  3. FikaSicula says

    Si Hama Kitama,
    io trovo che i tuoi argomenti aiutino a chiarire meglio il quadro di una complessità vastissima e indefinibile.
    Non conosco bene le realtà di cui si parla e infatti esprimo dubbi. non sono in grado di dare risposte. mi sorprende che altre invece, appartenenti più o meno alla mia stessa cultura, abbiano certezze così drastiche e si esprimano per asserzioni assolutistiche e chiuse. Quelle asserzioni rese inattaccabili dall’alone accademico costruito tutt’intorno a suon di citazioni e dimostrazioni della scientificità di quella tal teoria.
    Io, dal basso della mia finta e indisponente umiltà – provo a rimettermi in discussione e ad ascoltare quanto le donne hanno da dirmi. Siano esse soggetti di processi alterati o no. In fondo tutte siamo pezzi di minuscole storie di processi alterati. Ma rivendichiamo una nostra singolarità. Abbiamo una opinione sulle cose e codifichiamo le nostre esigenze sulla base del nostro vissuto. Comunque la mettiamo è una questione personale (quindi politica) e in termini personali io non posso oppormi (ad esempio) al fatto che una donna sceglie di fare la casalinga perchè invece io penso che lei sia più realizzata con il lavoro e lo studio. Non posso non vedere quella donna (perchè finisco per non vederla affatto se non sto a sentire quello che ha da dirmi e che LEI vuole) perchè non la pensa come me e pensare che lei fa la casalinga perchè non sceglie.
    su una bambina di 9 anni invece il ragionamento è diverso, certo. ma loro ti dicono che anche le nostre bambine a 9 anni fanno la comunione e la cresima. che le nostre figlie vengono battezzate alla nascita, quando cioè non possono scegliere, che le nostre bambine subiscono mille altre forme di mutilazione. Se non fisiche, mentali, in termini di opportunità, psicologiche, sociali. Quindi se una donna attraversa la mia vita e ha a che fare con l’infibulazione io provo a capire e dirò che a me non piacerebbe su di me, sul mio corpo e su quello di mia figlia. Ma questa opinione non può diventare Legge perchè mina il terreno dell’autodeterminazione delle genti, dei popoli, delle donne, degli uomini…
    Nel film che ho suggerito questa cosa si dice chiara. la rivoluzione culturale avviene anche per influenze esterne ma in realtà solo e soltanto per coraggiosa ribellione interna.
    Baci

  4. hama kitama says

    precisazione:
    con questo non voglio dire che si debbano bombardare i villaggi in cui si praticano le mutilazioni, ovviamente. dico solo che una cosa così io non la chiamo SCELTA.
    inoltre (e ripeto che non voglio giustificare semplicisticamente interventi esterni) l’evoluzione del processo che dovrebbe portare alla rivoluzione interna è stato in qualche modo alterato dal colonialismo materiale e culturale dell’occidente, che scatenato reazioni che non fanno che rafforzare i fondamentalismi.

  5. hama kitama says

    qui si tratta di valutare il consenso.
    che consenso può dare una bambina di nove anni ad avere asportato il clitoride con una lama di rasoio, le grandi labbra, ad essere cucita?
    possono sua madre o suo padre decidere per lei?
    secondo me no.
    neanche se la bambina è somala o egiziana e se i suoi valori e riferimenti culturali sono diversi.

  6. FikaSicula says

    Si, è vero. In generale siamo abbastanza ossequiose rispetto a dogmi presunte aree laiche e poi molto politically correct rispetto ai temi di cui parli.
    Non so se hai letto Slavoj Zizek:”La difesa dell’intolleranza” (filosofo pensatore di segno sinistra-radicale e antipolitica di bush). Ci sono anche altri testi che in qualche modo segnalano il pericolo di appiattimento di una società in cui le antipatie o intolleranze non vengono più svelate se non attraverso le bombe. Come se le intolleranze invece fossero il seme reale per la realizzazione delle democrazie. Discorso rischioso da fare in aree leghiste e fasciste ma che svela parecchie delle nostre ipocrisie e dei nostri livelli di collusione, complicità con il mantenimento del potere sempre e solo a destra.
    Poi ci sono tutte le rivendicazioni di area femminista post-coloniale. Quelle in qualche modo ci influenzano – a noi femmine occidentali o a me siculo afro-occidentale :)) – a smettere di proporre come colonizzatrici dell’ultima ora le nostre soluzioni. Continuano a dirci che le vere rivoluzioni loro hanno da farle dall’interno e non per processo di colonizzazione. A questo proposito suggerisco il film di sembene (Mooladè) proprio sulla questione dell’infibulazione. Il tema quindi, per le postcoloniali – che certo un po’ inibiscono la politica femminista – è che bisogna stare a sentire le loro istanze e rivendicazioni prima di fare battaglie al posto loro. Perchè non sono mai state ascoltate e perchè le loro esigenze è possibile che siano diverse dalle nostre. Perchè le donne sono diversissime tra loro e ciascuna ha il diritto di esprimere una propria modalità di azione rispetto alle forme di prevaricazione che subisce. Dopodichè si, sono d’accordo con te. Talmente non abbiamo l’abitudine ad accettare diversità, a trattare in maniera paritaria l’altro/a che l’unico modo per fare passare le sue/loro voci che conosciamo e finiamo per praticare è quello di inchinarci supinamente al loro credo. Niente di più inutile. Non siamo più noi – non dicendo cosa siamo – e non siamo neppure loro. Finiamo per non essere niente!
    Bello spunto di riflessione 🙂

  7. hama kitama says

    è il buonismo ammantato da relativismo culturale di chi pensa che gli altri, in quanto tali, non possano avere gli stessi doveri e in fondo non debbano avere gli stessi diritti. come dire: non giudichiamo le mutilazioni genitali ai danni di milioni di bambine, fanno parte di una cultura diversa dalla nostra. questo dovrebbe impedirci di giudicarla criticamente come facciamo con la nostra? quando meno di metterla, seppur timidamente, in discussione?
    è un pensiero che mi ronza in testa da parecchio tempo a proprostito di questa deriva religiosa che ci sta investenda da tutti i lati. spesso le stesse persone che – giustamente – avversano le ingerenze della chiesa cattolica, non riescono a fare lo stesso per i dettami dell’islam. forse è l’effetto del senso di colpa (per ricollegarci al tuo ultimo post) intrinseco all’occidentale colonizzatore che blocca la possibilità di un ragionamento lucido e autenticamente LAICO.

  8. FikaSicula says

    Ciao hama kitama,
    benvenut* 🙂
    condivido tanto quello che dici. Penso che sia profondamente vero. Un’altra cosa che giudico molto razzista riguarda quell’atteggiamento di una categoria di persone, che magari lavorano per la cooperazione internazionale o organizzazioni del genere, di apertura, disponibilità, appiattimento totale con sospensione di ogni giudizio critico. Per me equivale allo sguardo tutto pucci pucci di qualunque dama fatebenefratelli rivolto al bambino negro dell’africa nera e accompagnato dalla frase: “Ma che bel bambino!”
    La signora avrebbe usato lo stesso tono e lo stesso sguardo su un barboncino dal nome cuki.
    Questo giusto per restare in tema di contraddizioni… 🙂
    Grazie!
    Ciao

  9. hama kitama says

    mi sono fatta l’idea che risentire del fascino esotico al punto di giustificare la violazione del proprio spazio personale sia forse comprensibile ma anche fondamentalmente razzista.