Skip to content


Nel 2014 riprendiamo le fila di un discorso

da SopravvivereNonMiBasta:

Dal momento che la legge sull’aborto è tarata su una sessualità  volta, per dirla con Carla Lonzi, al fine procreativo, più che chiedere la conservazione di uno strumento legislativo che riconferma la funzionalità della donna alla riproduzione sociale, è necessario rivendicare il diritto alla costruzione di una soggettività  che abbia le potenzialità relazionali, affettive e materiali per scegliere se, come e quando procreare e come disporre del proprio corpo, incluso quali parti mettere a valore, senza dover essere costretta a riprodurre l’ordine sociale funzionale a quello economico.

di LaPantaFika

Durante questi giorni non ho potuto non interrogarmi su ciò che stava accadendo in Spagna. “L’aborto non è più libero” continuiamo a ripeterci, eppure, anche in quella “libertà” per cui oggi lottiamo, non c’è una piena e reale autodeterminazione da parte della donna. Non voglio mi fraintendiate quindi proverò ad essere il più chiara possibile.

Nella lotta ho sempre creduto che fosse limitativo, non inutile o non necessario, agire per emergenze. Se c’è un problema è importante agire in fretta e in modo tempestivo, ma ciò non dovrebbe impedirci di vedere oltre.

La legge 194 è costantemente sotto attacco, lo sappiamo tutt@, infatti spessissimo ci ritroviamo a difenderla anche se per alcune non è perfetta e per altre il problema è proprio l’esistenza stessa della legge. Il movimento femminista, infatti, non lottò mai per avere una legge che regolamentasse l’aborto ma bensì per averne la depenalizzazione del reato dato che, mai, si sarebbe voluto legittimare lo Stato ad agire un ulteriore controllo sui nostri corpi. Ed infatti la legge che fu approvata, la 194, prevede al suo interno il meccanismo che la rende “difficilmente o per nulla attualizzatile”: l’obiezione di coscienza che è palesemente sovradeterminante per la donna.

Continued…

Posted in AntiAutoritarismi, Anticlero/Antifa, Corpi/Poteri, Critica femminista, Omicidi sociali, R-esistenze.


Sex Worker è bella (come reagire alla sfiga)

Da Gli Altri (in rassegna su Zeroviolenzadonne.it).

Scritto da Angela Azzaro.

Che cosa unisce la legge della gauche e quella italiana sul “femminicidio”

E’ difficile dire se si tratta di una tendenza europea, o addirittura occidentale. Ma l’approvazione della legge francese contro la prostituzione così come la legge italiana sul femminicidio portano lo stesso segno: lo sprezzo più profondo nei confronti delle donne spacciato per un interesse supremo nei loro confronti.

Partiamo dall’Italia, prima in ordine di tempo. Fino a qualche anno fa di violenza sulle donne non se ne parlava quasi per nulla. Una donna ogni due giorni veniva uccisa nel silenzio dei media e della politica. Poi hanno scoperto l’acqua calda, ma hanno protetto il bambino. Il bambino è la questione maschile e il conseguente rapporto uomo-donna, tenuti sotto scacco perché pericolosi rispetto all’ordine sociale. Furbescamente hanno, dal loro punto di vista commesso una genialata. Hanno trasformato una battaglia che poteva nuocere al sistema di conservazione, in uno strumento per affermarlo. E’ così accaduto il miracolo: la legge contro il femminicidio (parola orribile che si presta a travisamenti) è diventata un modo per mettere ancora di più le donne sotto tutela. La differenza è che si passa dal padre padrone allo Stato padrone. E’ lo Stato, il suo ordine, che si erge a protezione delle donne, confondendo la libertà con la tutela, i diritti con le pene. Se una donna fa una querela, non la può ritirare, a meno che non intervenga il giudice. Come a dire: sei scema, lascia fare a noi. In nome della violenza sulle donne è stata perpetrata la peggiore violenza: quella di considerare le donne cittadine di serie b.

Ma il quadro non è completo se a questi dati già deprimenti, non aggiungessimo un piccolo particolare: la legge è stata approvata con il consenso, talvolta entusiasmo, di molte donne. Non tutte, è vero. Ma di molte. Quelle che comunque hanno dettato il senso comune degli ultimi anni. La legge sul femminicidio non è una tappa sbagliata, è una sconfitta. la sconfitta. Il corpo delle donne (da scrivere “ilcorpodelledonne”, talmente è oramai diventata una figura retorica privata del senso originario) è stato usato per approvare un decreto securitario contro chi protesta come i NoTav, ha tolto il dibattito sulla violenza dal confronto sul rapporto uomo/donna e ci ha riconsegnate a uno Stato paternalista. La realtà, è vero, non è così. Però non si può trascurare questa reazione alla libertà femminile che nonostante tutto circola nella nostra società. A forza di passi indietro, anche le nostre vite potranno essere investite dal riflusso. Lo stesso riguarda il discorso sulla prostituzione. Ne parliamo come qualcosa di lontano, qualcosa che non ci riguarda. Non solo perché la legge per la sua abolizione è stata approvata in Francia, ma anche perché pensiamo che sia qualcosa che non ci tocchi. Le prostitute sono le prostitute anche quando ci battiamo per loro. E invece no.

Continued…

Posted in AntiAutoritarismi, Corpi/Poteri, Critica femminista, Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze, Scritti critici, Sex work.


Quando l’unica pornografia consentita è quella emotiva/sentimentale

1476005_10202052715976903_958187234_nDa Abbatto i Muri:

Una doppia penetrazione alle 8 del mattino non è facile!” dice un personaggio femminile che nel film Moliere in Bicicletta recita la parte di una attrice porno. Lei spiega la sua professione ad un tronfio attore snob che per godere di legittimazione presso un pubblico più colto calpesta i sentimenti di un amico, gli ruba un ruolo teatrale e recita “Il Misantropo” mentre guadagna milioni di euro con una serie televisiva in cui si finge un medico che salva chiunque da malattie improbabili.

Sempre più di frequente, per fortuna, in alcuni film sono inseriti, anche marginalmente, soggetti, anche femminili, che svelano l’ipocrisia di certi meccanismi e risultano assai più autentici rispetto ad altri protagonisti. La narrazione si serve spesso di elementi di scardinamento e sovversione che regalano un punto di vista diverso, spostano il centro del discorso e inevitabilmente cortocircuitano significati e paradigmi. L’attrice porno che con candore e grande professionalità racconta del suo impegno, mentre l’attore di fiction tv intrise di perbenismo e moralismo la prende in giro, fa emergere perfettamente quel che oggi è realmente pornografia, sentimentale, emotiva, ipocrita, e quello che invece no.

Tale premessa mi serve per raccontare un film che volendo stigmatizzare la pornografia finisce piuttosto per riprodurla. Il film che racconta la storia di Linda Lovelace, liberamente tratto dal libro che lei stessa ha scritto per denunciare le violenze subite da parte dell’ex marito, mostra la necessità di normalizzare il suo personaggio per renderlo accettabile alla società perbenista e borghese e forza la stessa narrazione della autrice del libro per riconsegnarla allo status di vittima non già della famiglia/società bigotta e di un ex marito violento ma dell’industria pornografica al cui interno, in effetti, lei trova gli strumenti e le persone, uniche tra tutti, che la aiuteranno a salvarsi.

Continued…

Posted in AntiAutoritarismi, Corpi/Poteri, Critica femminista, Omicidi sociali, R-esistenze.

Tagged with , , .