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L’ultima frontiera della sperimentazione animale: strumentalizzare malat* per ottenere consenso

Da Intersezioni:

Se qualcosa salta all’occhio di tutto il bailamme di mosse, contromosse, proclami, interessi economici e politici, nonché di casta* che si agitano intorno alla sperimentazione animale – anche alla luce della tremenda Direttiva 2010/63/UE (qui si può avere un’idea delle torture che continueranno a subire milioni di animali non umani) – è sicuramente il fatto che la lobby che ruota intorno a certa ricerca, quella smaccatamente pro sperimentazione animale, è “scesa in campo”, in maniera aggressiva e senza esclusione di colpi, per difendere il proprio diritto a disporre dei corpi e delle vite altrui a proprio piacimento. Questo è un buon segno: quantomeno a livello politico, significa che qualcosa si sta muovendo. E’ un segnale piccolo e ancora insufficiente, ma inequivocabile: chi ha grossi interessi da perdere ha deciso di giocare qualsiasi carta possibile per riguadagnare il consenso popolare, e così ad ogni piè sospinto fa la voce grossa con il sostegno di tutti i media mainstream, golosamente alla ricerca del titolo più altisonante.

Il titolo di oggi, uno dei tanti, è  questo (ma c’è anche questo, o questo): Difende test su animali. Giovane malata riceve auguri di morte su Facebook.

Ecco, questo fa schifo, ma veramente tanto.
Usare l’immagine iconica di una ragazza malata, occhi dolci contornati dall’ingombrante e tragica presenza del respiratore, per di più vegetariana e che studia veterinaria (ma ciononostante favorevole alla sperimentazione animale) per sponsorizzare la ricerca che utilizza gli animali non umani è veramente una tra le mosse più becere di qualsiasi campagna di marketing emozionale mai inventata sinora.

Mi spiace molto per Caterina, che credo in buona fede: e non nego in alcun modo la sua sofferenza, né quello che reputa essere il proprio genuino amore per gli animali, ma immagino non si sia resa conto che la sua iniziativa sarebbe stata cavalcata per sostenere ben altri interessi, sull’onda dell’emozione (come politici vari hanno subito fatto, allo scopo di ottenere un pò di promozione gratuita).

Continued…

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#StigmaKills: I funerali per #Andrea che legittimano una società transfobica

andrea

Da Abbatto i Muri:

Andrea riceve benedizioni e funerali e i grossi quotidiani ne parlano per raccontare della svolta progressista della chiesa e di politici “diversi” che si commuovono quando si parla di violenza sulle trans.

Il punto è, per dirla con le Cagne Sciolte, che:

Andrea è una sorella, colombiana, transessuale uccisa a bastonate a Termini nel luglio scorso. Una vita al margine della società classista, sessista, omofobica, transfobica, puttanofobica che oggi le regalerà un funerale in cui vescovi e politici faranno passerella caritatevole su un corpo che, quando è vivo, viene invece combattuto con lo stigma e la repressione.

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Studi di Genere: un pensiero critico che non può essere archiviato!

1464101_404616399641339_1039941348_nDa Abbatto i Muri:

Studi di Genere. Per alcun* uno spreco, per altr* una minaccia all’ordine costituito. Di cose dette e scritte sui Gender Studies ce ne sono tante e quasi mai negli argomenti di chi li critica trovo una parentesi costruttiva o che si inserisca nella dialettica tra femminismi che è naturale che ci sia.

In sintesi e mai fedele alle definizioni accademiche vi dico che il punto di vista di genere restituisce una lettura critica a molte altre materie che siamo abituat* a recepire ritenendo, finché questo non viene messo in discussione, che esista un punto di vista universale su qualunque cosa e quell’universalmente valido pensiero pretende di sostituirsi anche alla nostra libera e autodeterminata narrazione.

Cosa faccio io qui quando racconto, scrivo, decostruisco, analizzo, discuto con voi? Offro un punto di vista. Parziale, mio, comunque un punto di vista di genere. Cosa fa chi racconta di una qualunque materia senza tenere conto anche del mio punto di vista? Mi sovradetermina. Mi colonizza. Pretende esista un pensiero unico con una sola idea di giustezza e una sola interpretazione degli eventi, dunque usa quegli argomenti per decidere anche per me, normare la mia vita, impormi un ruolo e farmi sentire sbagliata quando quel ruolo mi sta stretto.

C’è un pensiero che si sviluppa, con difficoltà, compiendo uno sforzo di autonomia tra tanti paternalismi e tante imposizioni normative che arrivano da donne e uomini conservatori e conservatrici, e in fondo racconta che il mondo è fatto di persone, tante e diverse, e tutte quante hanno diritto di raccontarsi, autorappresentarsi e rivendicare dei diritti.

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