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Quaranta ragioni per cui le sex workers sono le mie eroine

imagesDa Abbatto i Muri:

Libera traduzione dal testo di Annie Sprinkle.

Le sex workers sono le mie eroine perché:

Hanno un ottimo senso dell’umorismo.

Sfidano la morale comune e i costumi sessuali.

Sono giocose.

Sono tenaci.

Fanno una carriera basata sul dare piacere.

Sono avventurose e hanno il coraggio di vivere pericolosamente.

Insegnano alle persone come essere amanti migliori.

Sono multi-culturali e multi-genere.

Sanno dare ottimi consigli e sanno dare una mano a risolvere problemi personali.

Sono creative.

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Il paradosso del paragone tra animalist* e pro-life: una riflessione

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Andy Warhol era un profeta.

Da Intersezioni:

Davvero molto interessante osservare lo tsunami di commenti che si sono avvicendati sui social, a velocità frenetica, in seguito alla mediatizzazione del caso di Caterina (la nostra riflessione in merito è qui). Quello che colpisce è la quantità di preconcetti, frasi fatte, inesattezze ripetute come mantra a qualsiasi interlocutore, possibilmente farcite di aperto disprezzo, dileggio, ostilità e violenza verbale. Mantenere toni pacati quando qualcun* ti grida in faccia di essere “estremista” – peraltro ignorando qualsiasi tuo tentativo di stabilire una connessione, un dialogo che ristabilisca la possibilità di una riflessione pacata – è davvero un’impresa ardua. Riflettere dunque è quello che cerchiamo di fare qui, e riflettere costa certo più tempo e fatica che insultare e pontificare in 150 parole, ma dal nostro punto di vista, è sicuramente più interessante e produttivo.

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La sperimentazione animale si/no: report di una discussione!

Da Abbatto i Muri:

Già da ieri sulla pagina facebook di Abbatto i Muri si sta discutendo (qui e qui) di specismo e sperimentazione animale. Dunque provo a riassumere la complessità degli interventi.

Intanto vi suggerisco di leggere, se non lo avete già fatto, il post che avevo condiviso oggi che racconta come la strumentalizzazione mediatica di questi giorni sia utile a chi legittima la sperimentazione animale come unico metodo passato, presente e futuro. Poi segnalo l’articolo che racconta di una biologa malata di sclerosi multipla che dice no alla vivisezione. A chi chiede cosa c’entra l’antispecismo con l’antisessismo suggerisco la lettura del post “Verso un ecofemminismo queer” e “Sullo specismo dei compagni“. Nella sezione animalismo/antispecismo di Femminismo a Sud trovate comunque molto altro che può esservi utile alla comprensione di un approccio intersezionale.

Prendendo le distanze da chi ha insultato Caterina e da chiunque, in generale, ha un approccio integralista rispetto a qualunque causa, ecco quello che più o meno ci siamo detti. Sarò parziale.

Il primo spunto realizzava che chi difende la sperimentazione sugli animali parrebbe strumentalizzare il dolore di una persona malata esattamente come i gruppi no-choice strumentalizzano il dolore di chi ha dovuto abortire suo malgrado per spingere la legislazione in senso antiabortista. Fare poi un paragone tra la vita di esseri viventi non umani e umani per mettere sul piatto della bilancia chi tra i due ha più diritto di vivere sembrerebbe identico a fare paragoni tra ariani ed ebrei, bianchi o neri, per autoeleggersi Dei che possono decidere chi vive e chi muore, chi può godere di diritti e chi invece no.

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