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Di abiti, libertà e femminismo neocolonialista e autoritario

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Da Abbatto i Muri:

Lei è Rosalarian, vignettista, scrittrice, donna di mille interessi. Dedica un post alla cattiva abitudine, di una certa categoria di femminismo che neanche a me piace e che usa imporre la propria visione morale alle altre. Sono le donne del “sei libera di essere come me“. “sei libera perché solo io so di cosa è fatta la TUA libertà“. Una buona dose di presunzione e arroganza, condita di sentimento neocoloniale, quell’attitudine di certe borghesi le quali immaginano che emanciparsi significa essere come loro, ed ecco alcune caratteristiche di un femminismo autoritario che spopola in occidente e irrompe nella scena di altri paesi con ricette preconfezionate, la solita dose di intento imperialista che in senso “umanitario” supporta finanche guerre o, comunque, leggi autoritarie per imporre ad altre come dovrebbero vestirsi e come essere nella vita per raggiungere la “felicità”.

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#Torino: Costanza Miriano contestata al salone del libro

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Dal Collettivo AlterEva:

COMUNICATO SULLA CONTESTAZIONE A COSTANZA MIRIANO AL SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO

Il 10 maggio alle ore 20.30, presso il Salone Internazionale del Libro di Torino, si è svolto l’incontro dal titolo Maschio e femmina: contro l’ideologia del genere – Religione e spiritualità, con Costanza Miriano, autrice di diversi libri, quali:“Sposati e sii sottomessa”, “Sposala e muori per Lei”, “Obbedire è meglio” (diprossima uscita).
In questi testi l’autrice invita le donne a ripensare al proprio ruolo di mogli alla luce di un’idea di sottomissione all’uomo. La ricetta che propone Costanza Miriano per il funzionamento dei rapporti di coppia è semplice: la donna deve lasciare l’ultima parola all’uomo, rinunciare alle sue ragioni e aspettative in nome della sua presunta “natura accogliente”.

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Le abolizioniste dicono: se le puttane muoiono è perché sono puttane!

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Da Abbatto i Muri:

E’ che io oggi sto veramente poco bene. Non ho tempo e non sono in fisicamente in grado di usare diplomazia per meglio definire le stronzate degli/delle abolizionist* a sostegno della tesi secondo cui le prostitute muoiono perché sono prostitute. Dunque la loro soluzione è proibire la prostituzione, fottendosene delle legittime richieste delle sex workers che rivendicano diritti invece che divieti e repressione, e poi l’altra geniale idea sarebbe quella di criminalizzare in generale ogni cliente sulla faccia della terra.

Non so come spiegare ma mi sembra puro sciacallaggio ideologico quello di chi sovradetermina le stesse parole delle sex workers per raccontare una propria visione delle cose speculando su un delitto tragico che le sex workers spiegano di certo non con le stesse semplicistiche motivazioni diffuse dalle abolizioniste.

Una rete solidale costruita tra prostitute, la fine della repressione, la fine della loro marginalizzazione, il mettere fine allo stigma e al pregiudizio sociale, queste sono alcune delle cose che secondo le stesse prostitute diventano fondamentali per salvare la vita di quelle che subiscono violenza.

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