Da Abbatto i Muri:
di Mario Gamba (in risposta al post di Cristina Morini)
Nel “corpo a corpo” col capitale, quando in scena c’è il corpo e, eventualmente, il suo messaggio erotico, o quando in scena c’è qualsiasi altra cosa, si tratta appunto di una relazione, di un confronto, di un conflitto e reintrodurre il capitale come Moloch che sempre e comunque “sussume” le attività del soggetto opposto al capitale stesso (ma interno al suo dominio, attivo sul mercato pur combattendo la logica complessiva del mercato) non è una buona trovata. Abbiamo già dato.
Ho già deplorato altre volte in qualche modesto scritto che la sbornia francofortese sembrasse non smaltita, adesso, con l’uso dispiegato (per tanti aspetti prezioso) del concetto di biopolitico e di biopotere, ritorna. Se occorre valutare le conseguenze del propri atti pubblici, vedi Bacchiddu, per via dell’uso mediatico di essi, aspetto tra gli altri della forma biopolitica del potere, allora c’è un’infinità di valutazioni da fare in tanti nostri atti pubblici, manifestazioni, barricate, molotov, scioperi persino. Per non parlare delle azioni artistiche: recentemente (Alfapiù di pochi giorni fa a firma Nicolas Martino con citazioni di Lazzarato) si è osservato che la libertà dell’artista non esiste dato che il sistema del capitale ingloba ampiamente tutte le attività dell’artista, cosa a rigore verissima, ma restano i prodotti dell’arte, quelle “azioni” che circolano nella società, controllate dal mercato, e come negarlo, che contengono spunti di riflessione, impalpabili forme dell’intelligenza, forse, possibilmente, critica, comunque possibilmente divergente ed emozionalmente divergente.
Solo lì risiede la libertà dell’artista (dello speaker durante una rivolta, del grafico di un cartellone contro la precarietà e contro il lavoro durante un corteo…). Si tratta del possibile. Non c’è altra dimensione della nostra battaglia contro il capitale che non risieda nel possibile. Non ci sono dettami, non ci sono purezze degli atti. Sono stati pubblicati studi che dimostrano, documenti alla mano, che la musica di John Cage e di altri come lui (assai “irregolari”, sembrava e sembra tuttora) venne introdotta in Europa dalla Cia. Resta il possibile di quella musica. E allora non si parlava ancora di biopotere, c’era un semplice tentativo di colonizzazione culturale.