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L’otto marzo è di tutt@?

ottomDalla nostra mailing list arriva qualche riflessione sull’otto marzo.

Le vogliamo condividere con tutt@, sperando di aprire a nuove riflessioni.

Questo è il contributo di Gegen.

L’otto marzo è festa della Donna e, per esteso, del movimento femminista. Ma di quale? A festeggiare sarà solo quel femminismo espressione di donne (e uomini) bianche, eterosessuali e di classe elevata. Quello che ha dato vita ad organizzazioni del calibro di Se Non Ora Quando, che ha basato la propria campagna elettorale sullo slogan “Vota donna!”, come se avere un utero rendesse le persone automaticamente migliori, perché si è più propense all’empatia e alla solidarietà, si porta un tocco femminile nelle stanze del potere… Sostenere la fantomatica “unità di genere”, la comunanza basata sulle caratteristiche anatomiche è un concetto pericoloso perché apre la porta alle razziste, alle fasciste e alle sessiste. Infatti nel flash mob “One Billion Rising” che si è tenuto in varie città del mondo il 14 febbraio, almeno per come è stato recepito qui in Italia, si è parlato solo di violenza maschile sulle donne. Ma gli uomini non sono gli unici e soli autori di violenza sulle donne: quando, per esempio, si prega “per le vittime dell’aborto”(sic!) partecipano persone di entrambi i sessi. Non perderemo tempo a confutare queste generalizzazioni sessiste perché già la realtà le ha sbugiardate. Basti pensare a come e quanto è stato empatico e solidale l’operato della Ministra del Lavoro del governo tecnico uscente.

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Posted in Critica femminista, Memorie collettive.

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Storia e storie de e per l’8 marzo

ottoDalla nostra mailing list arriva qualche riflessione sull’otto marzo.

Le vogliamo condividere con tutt@, sperando di aprire a nuove riflessioni.

Questo è il contributo di Silvia.

Con l’approssimarsi della Giornata della Donna, come ogni anno, si risente da ogni parte l’addensarsi del peggio della cultura buonista e moralista, nonché dei danni da questa fatti anche là dove il buonismo e il moralismo sono programmaticamente rigettati. Per questo sento il bisogno di condividere alcune storie con voi.
Penso ad una prorettrice del mio Ateneo che, nel pubblicizzare un’iniziativa su Simone de Beauvoir, c’invita a riflettere sull’attualità della “violenza sulle donne” parlando solo di femminicidi, come se il problema si riducesse a questo e non fosse invece un intero sistema culturale che purtroppo si esprime anche nel femminicidio.
Penso al comunicato per l’8 marzo in Clarea, pubblicato sul blog, che rimanda la ricorrenza della giornata della donna all’incendio della fabbrica di Triangle in cui perirono le operaie chiuse nello stabile per assicurarsi che non si distraessero dal lavoro. Una mistificazione comune, che non si può imputare a chi ha scritto il comunicato, bensì alla storia che ci viene ripetuta a scuola fin dalle elementari – non perché maestre e maestri siano in cattiva fede ma perché questa è la storia tramandata e da tramandare, la storia che va bene a tutti, con la morte tragica trasversalmente ricordabile.

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Posted in Critica femminista, Memorie collettive.

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Mostrare la violenza sessuale in Marocco: intervista a Nadir Bouhmouch

Questo articolo, apparso sulla rivista online jadaliyya.com il 17 febbraio scorso, presenta un’intervista con il regista e attivista marocchino Nadir Bouhmouch. La traduzione è di Gilda del gruppo traduzioni militanti, la revisione di lafra.

Buona lettura!

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“Lo stupro di donne povere, appoggiato dallo stato, ha minato la solidarietà di classe che era si era raggiunta nella lotta antifeudale. Non a caso, le autorità hanno visto i disturbi causati da tale politica … come un piccolo prezzo da pagare in diminuzione delle tensioni sociali, ossessionate com’erano dalla paura di insurrezioni urbane … la legalizzazione dello stupro ha creato un clima di intensa misoginia che ha degradato tutte le donne indipendentemente dalla classe”. – Silvia Federici, “Caliban and the witch”.

La violenza sessuale non è affatto un fenomeno nuovo: in “Caliban and the witch”, Silvia Federici ripercorre la violenza sessuale come fenomeno sociale al suo emergere nella fase post-feudale in Europa. In quel momento, l’alleanza emergente tra Stato e borghesia depenalizzò i violenti stupri di gruppo e le umiliazioni contro le donne di classe povere e lavoratrici. Questa deplorevole tolleranza servì a uno scopo preciso: rompere la solidarietà di classe e dare sfogo alle frustrazioni di una nuova classe di poveri lavoratori senza bisogno di ricorrere alla politica – meglio la violenza contro le donne che la violenza contro lo stato.

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Posted in fasintranslation, Vedere.

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