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Le femministe moraliste e antiporno: “sei libera solo se ti dichiari vittima!”

tasha1da Abbatto i Muri:

C’è chi odia gli accattoni al punto tale da mettere punteruoli dove potrebbero stazionare i senza tetto, c’è chi raccoglie firme e si costituisce in comitato per cacciare dalla città le prostitute e poi ci sono le donne che odiano le donne e lo dimostrano con quello che in America si chiama “slut shaming“.

L’ho scritto in varie occasioni, la frangia moralista composta da donne che massacrano altre donne, sul web e ovunque, per dire loro che devono vergognarsi, sentirsi colpevoli, per una ragione o per l’altra, perché non avrebbero rispetto di se stesse o non obbediscono al diktat femminista che le vorrebbe autodeterminate solo quando con il corpo fanno quel che loro impongono, è veramente numerosa. Ci sono donne che hanno il dente avvelenato contro altre donne che non la pensano come loro, quelle che diventano fortemente normative ammantando l’odio, l’invidia, sentimenti primari, paura del diverso, intolleranza, autoritarismo, con intellettualismi da due soldi che infine terminano tutti, in ogni caso, con una limitazione della libertà.

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“Processo pubblico” in difesa delle vittime di violenza!

immagine07Da Abbatto i Muri:

Il mio programma ebbe un calo di share. Fu a quel punto che io capii che dovevo cambiare strategia. Così decisi di cambiare anche il mio personaggio. Non più la conturbante e avvenente conduttrice di un programma che mostrava carne femminile, giacché quel che avrebbe venduto meglio, fuori da un mercato di nicchia, in orari accessibili alle grandi masse, sarebbe stato ora il modello della donna/vittima.

Qual è la donna che tra una faccenda o l’altra non ama farsi i cazzi dell’altra e non desidera dire la propria opinione su ogni cosa? Qual è l’uomo che non desidera vedere la donna fragile e da salvare svolgendo anche in pubblico il ruolo di tutore?

Decisi di chiamare il nuovo programma “Processo Pubblico”, da un lato la vittima e dall’altro l’accusato. Un piccolo spazio per svolgere interviste a specialisti del settore, preti, madonne, psichiatri e criminologhe, l’angolo per la libera opinione del pubblico con due fazioni avverse, tifoseria per la difesa e quella per l’accusa, due pseudo avvocati, una parecchio conturbante che parla facendo le veci del diavolo e l’altro santificato con desiderio di salvare la povera fanciulla indifesa, infine l’angolo per lo svolgimento della pena la quale dovrebbe comunque essere inflitta solo dopo aver ottenuto il voto del pubblico. Bisogna telefonare pigiando il tasto uno se siete d’accordo con lei e il tasto due se siete d’accordo con lui.

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Posted in AntiAutoritarismi, Autodeterminazione, Comunicazione, Corpi/Poteri, Critica femminista, Pensatoio, Satira.


Maleficent: la favola rovesciata in cui le donne sono tutte buone!

Da Abbatto i Muri:

Ho letto le recensioni su Maleficent e pur condividendo alcune delle cose che sono state scritte vorrei approfondire a partire da quel che io e altre persone abbiamo insieme visto.

Tre donne, due uomini, una bambina che non era molto interessata in realtà. La sua attenzione è stata catturata solo quando ha visto Malefica combattere e scatenare l’inferno per difendere il proprio territorio. Il padre mi diceva che a lei piacciono le guerriere e quando  ha in mano le bambole, offerte con insistenza dalla nonna, non mostra la minima pietà. Non ama allattarle, ripulirle, vestirle e ancora meno le piace simulare gli incontri tra comari attorno al thè e biscotti. Di questo è dispiaciuta più la nonna, per l’appunto, che il resto della famiglia. Perciò pensavano che questo film potesse esserle gradito. Ne avevano letto come di una cosa eccezionalmente femminista, una roba originale e strepitosa e infine si sono ritrovati a dover assistere ad una rappresentazione un minimo stereotipata per quanto alcune dicotomie siano state smussate.

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