Abbiamo di recente appreso del profuso impegno dei suddetti nel tentativo di far luce su verità scomode e gravissime. Amano raccogliere prove, indagare e inchiodare al muro chiunque non agisca a fin di bene quando si parla di violenza sulle donne essendo loro unici depositari della verità più vera che mai si possa immaginare. I prodi godono dell’aiuto di una squadra di fantastiche screenshottatrici e inoltre il Lizzi quando c’è da compiere interrogatori via blog lascia la parola alla entità virtual/femminea astratta di nome TK Brambilla.
A queste personalità degne, per il ruolo inquisitorio, per la delicatezza e la riservatezza, per il rispetto della privacy, per l’attitudine a realizzare gogne per il bene della comunità virtuale e per le sentenze chiare che enunciano in modo netto e senza tenere conto della presunzione di innocenza, va il nostro grazie pieno e il nostro premio occasionalmente istituito apposta per loro.
Ricciocorno e Lizzi stanno al momento conducendo una inchiesta delicatissima fottendosene dei risvolti, delle conseguenze e delle implicazioni (bravi, così si fa!). Hanno tirato in ballo Maschile Plurale, messo spalle al muro l’unico che tra loro sta tentando di dare una risposta e riportano accuse, vaghe illazioni, che parlano di uno del gruppo che avrebbe commesso violenza nei confronti di una donna che a quanto pare per questo si sarebbe rivolta ad un centro antiviolenza.
Il premio spetta a loro per aver ritenuto che una simile situazione debba essere trattata su blog e facebook a beneficio dei sensibili lettori e di tifoserie diffuse che aspettano da sempre con la forca in mano che qualcuno gli mostri un po’ di sangue.
Per non avere mai messo in dubbio che – in barba al garantismo – tra accusa e condanna c’è un’infinità di spazio. Per aver ritenuto di prestare fede a voci e affermazioni non pubbliche e non ufficiali. Per non aver preteso, come minimo, che la ragazza in questione spiegasse al mondo, dato che il mondo si vorrebbe fosse coinvolto e informato, perché non è andata alla polizia a denunciare il fatto invece di diffondere, come i suddetti affermano, una notizia che rappresenterebbe per adesso soltanto la sua semplice versione dei fatti. Per non aver tenuto in considerazione che un centro antiviolenza non accoglie soltanto persone effettivamente abusate ma anche quelle che hanno bisogno di essere assistite, in termini terapeutici, per uscire fuori da un momento di conflittuale separazione. Per non aver tenuto conto del fatto che il centro antiviolenza non potrebbe, anche volendo, ledere la privacy di nessuno e che perciò non potrebbe ristabilire alcuna verità solo per dare soddisfazione a due blogger prontissimi ad emettere sentenza di condanna. Continued…