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C’è chi vieta il burlesque perché “umiliante per le donne”

674264411Da Abbatto i Muri:

Nel West Yorkshire tira aria di censura in nome della difesa della dignità delle donne (vi ricorda niente?).

Un articolo del Telegraph titola: “Il Burlesque ‘svilisce le donne’, dice il Consiglio che vieta lo show!

Da quel che ho capito la faccenda sta così: Il consiglio comunale della ridente Hebden Royd Town ha proibito che presso i locali del’Hebden Bridge Picture House si svolgesse uno spettacolo previsto tra quelli dell’Hebden Bridge Burlesque Festival durante il quale avrebbe dovuto esibirsi una artista internazionale del Burlesque. Motivo del divieto, ovviamente, il fatto che secondo alcune persone quella particolare forma d’arte sarebbe “umiliante per le donne“.

La richiesta d’uso di quei locali era stata fatta dagli organizzatori dell’evento perché era l’unico luogo abbastanza grande da contenere il pubblico che sicuramente sarebbe stato attratto dal nome della performer. Ma il consiglio della cittadina ha ritenuto che sarebbe stato “inaccettabile per una notevole quantità di persone.

Una delle organizzatrici del festival ha ribadito che il burlesque è una forma d’arte legale e legittima ed era sorpresa del fatto che una istituzione si sostituisse alla libera scelta dei cittadini e delle cittadine di comprare o meno un biglietto per partecipare allo spettacolo. Tra l’altro si chiedeva quale fosse l’uso appropriato da farsi per un edificio che era lecito richiedere anche per quella particolare tipologia di manifestazione.

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MinCulPop e disposizioni sull’immagine delle donne sui media

600535_10201463641180893_630682017_nDa Abbatto i Muri:

Il fascismo era noto, come mi fa giustamente notare Arianna, oltre che per il controllo sulla stampa, anche per il controllo sulle pubblicità orientava gli acquisti in senso autarchico e grazie al controllo dei giornali femminili più in generale contribuiva alla realizzazione di un immaginario che rispondesse all’ideale di donna, giovane o meno, italiana.

Il Minculpop, Ministero della Cultura Popolare, dava perciò direttive su come le donne si dovevano vestire e su quale doveva essere il loro ideale estetico dal punto di vista del regime; sempre attraverso i giornali femminili il Minculpop cercò di educare e convincere le donne ad alimentare la famiglia in un certo modo che facesse fronte alle sanzioni, e ad aver cura della salute, senza mai discostarsi dall’ottica fascista.

A leggerle adesso alcune “veline”, ovvero direttive impartite dal regime fascista su quello che doveva essere divulgato attraverso i mezzi di comunicazione di massa, possono farvi ridere, ma se pensiamo a quello che dichiarano alcune donne che oggi vorrebbero imporre un modello di donna, invece che un altro, da fornire come esempio alle figlie della patria, direi che si ride un pochino meno.

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Se il modello/donna da promuovere è quello di Miss Italia (Vs Velinismo)

Da Abbatto i Muri:

Leggo che tra le firmatarie e proponenti del ddl del Pd, contro le immagini e i corpi di donna nei media, in cui, salvo modifiche o news di cui non so, si proporrebbero commissioni addette alla censura e varie sanzioni, ci sarebbe anche una senatrice del Pd la quale è stata protagonista di un confronto con altre donne all’epoca in cui la Rai decise di segare via Miss Italia dal palinsesto televisivo. Pare che lei, assieme ad altre tipo la Rauti, fossero strenue sostenitrici del parere opposto perché in Miss Italia vedevano un luogo pieno di ottime qualità. Della querelle potete leggere qui, così come è raccontata per intero, e io vi riporto solo alcune frasi indicative che ci ricordano chi sono queste donne che dicono di voler difendere altre donne dall’uso che di esse viene fatto sui media.

Introducendo dico che Miss Italia veniva difesa perché a quanto pare si riteneva una trasmissione che veicolava un modello di donna bella ma giusta, perfettamente in linea con i gusti delle suddette. Invece negli altri programmi, forse, si considerava ci fossero ragazzotte un pochino perdute, dall’immagine incrinata, che non restituivano quella solidità e affidabilità anni ’50 di una fanciulla addestrata a dire che arriverà vergine al matrimonio e che nella vita spera di trovare amore, famiglia, figli, dedicando un po’ di tempo a fare volontariato presso un ente benefico qualunque. Non so, sto immaginando, anche perché io Miss Italia non l’ho visto, credo, negli ultimi decenni, con tutto il rispetto e senza mai osare una richiesta di censura per quel tal programma così come per altri, e, a parte vedere poi che la vincitrice si trasforma in una vip che assume varie pose e competenze a seconda della trasmissione televisiva che frequenta, non so proprio nulla.

Insomma la senatrice dice che:

«se è vero che le miss sono un prototipo di immagine femminile così negativo, che cosa propone in risposta il Servizio Pubblico?»

e ancora:

La nostra televisione a tutt’oggi fornisce immagini femminili assolutamente discutibili e nessuno può lavarsi la coscienza solo eliminando la serata finale di Miss Italia, un concorso che negli ultimi anni è stato profondamente trasformato da quando è una donna a dirigerlo.
Non credo sia giusto poi banalizzare il tema delle campagne sociali che il concorso ha veicolato nell’ultimo periodo, è noto a tutti, infatti, che  nel nostro Paese i cambiamenti culturali sono assai lenti a procedere e spesso seguono le vie più diverse.

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