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Retoriche d’amore “puro” e uccisione di una sex worker

Da Abbatto i Muri:

Lei è la #18esima vittima di femminicidio di quest’anno. Una amica e il suo fidanzato, tutti rumeni, la trovano a casa morta ammazzata. Dapprincipio non si sa nulla e giusto in questi giorni viene fuori che gli indizi porterebbero ad un imprenditore del luogo, un cliente che ora è accusato di un delitto grave. Rischia l’ergastolo e io non sono qui per raccontare che meriterebbe di perire in carcere perché preferisco la prevenzione alla punizione/espiazione che non risolve niente.

Dunque non entro nel merito della questione perché non sono una criminologa e non ragiono del mio prurito, se mai ce lo avessi, giustizialista sulla pelle altrui. La sua difesa dice che lui con questa donna avrebbe litigato perché lei era una escort e voleva soldi e lui li aveva più o meno finiti. Però sostiene di non averla uccisa, che alla fine ad ucciderla potrebbe essere stato qualunque altro cliente. La stampa locale da giorni celebra un processo sui media e quel che viene fuori è una immagine della vittima assai peggiore dell’uomo che adesso è in carcere con l’accusa di averla uccisa.

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#Paestum, autodeterminazione, rimozione del conflitto

Da Abbatto i Muri:

Per esempio: Si capirà mai che per parlare di un argomento la prima cosa che devi fare è relazionarti con il soggetto politico che rappresenta quell’argomento? Cioè: se vuoi parlare di sex worker e non riconosci, non ti relazioni, con un gruppo preciso che le rappresenta e porta avanti precise e ineludibili rivendicazioni, come fai a parlare di autodeterminazione? Non è me, che a loro do voce, che sul piano dialettico devi sconfiggere. Non è una battaglia ideologica. Non è la mia morale imposta su altre. E’ con loro che devi parlare senza evangelizzarle. E già immagino il piglio: “sai, credo tu ti stia sbagliando, convinciti che sei un oggetto vittima del patriarcato e se non ti convinci e continui a rivendicare la regolarizzazione del tuo mestiere allora sei complice del patriarcato, dei magnaccia, sei colpevole.” Elucubrazioni dicotomiche paternaliste, infine…

E su questa premessa si fonda il dibattito esistente (ma è un dibattito?) sul sex working dove le sex workers non se le fila nessuno ma c’è una mole infinita di opinioni da parte di chi già al femblogcamp aveva tentato di imporre una morale unica e immagino lo stesso farà a Paestum di quest’anno, appuntamento che si prospetta, per quel che mi riguarda, problematico fin dal principio.

L’osservazione fu fatta già lo scorso anno e so che è stata letta, digerita da chi ci ha anche invitato a parlarne insieme. A proposito delle critiche, una tra tutte, quest’anno mi pare ci siano tutte le migliori intenzioni per fare fronte alla differenza economica tra chi può permettersi di andare e chi no.

Sulla necessità di partire da se’ leggo un interessante intervento che io spero sia tenuto in considerazione. Però ho veramente la brutta sensazione, pronta a ricredermi, che di riconoscimento delle differenti soggettività e necessità di valorizzare l’autorappresentanza, di relazione tra femminismi, non ci sia molta voglia.

Lo dico da colpevole perché non ho avuto tempo, soldi, possibilità per partecipare a confronti e alle assemblee preparatorie e quindi io per prima chiedo scusa se ragiono di questo dando l’impressione di non riconoscere il lavoro di compagne che conosco, apprezzo (parlo delle compagne di Bologna soprattutto) e che in quanto ad inclusione non hanno da imparare nulla da nessuno. Perciò, non avendo certezza di poter partecipare, la questione che sollevo non riguarda loro quanto un umore diffuso tra anime femministe. Un umore che tutte conosciamo, percepiamo, perché ne siamo state in qualche modo oggetto/soggetto/vittime nell’anno trascorso.

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#Antiviolenza e l’addestramento al lamento pubblico (ché se non manifesti è tutta colpa tua!)

Da Abbatto i Muri:

In Sicilia, come raccontavo qui, conosciamo i cori greci di donne che di mestiere fanno le lamentose in lutto. Assieme alle orfane di familiari defunti arrivano le comari che ripetono un mantra antico. “Figghiuzz@… figghi@… comm’era bedd@… “. Il ruolo della beddamatre santissima fa status ed è auspicato perché la femmina sicula solo questo può fare. Piangere, lamentarsi, semmai lamentare un mancato intervento di protettori/tutori, dove si esige presenza forte a protezione.

Quando ascolto quello che ogni volta si scatena attorno ad una donna vittima di violenza vedo esattamente questo. Un rito, una rappresentazione a magnificare la potenza dei tutori, la cui presenza o assenza potrebbe, secondo le mater dolorosae, cambiare tutto.

Sono cresciuta tra vedove in lutto, eterni salici piangenti, tutte di nero vestite, che riassumevano la scena luttuosa una volta all’anno al cimitero, più per il pubblico (la gente parla!) che per loro stesse. Sono cresciuta dove alla morte succedevano giornate fatte di finestre a filazzedda (socchiuse), perché non può filtrare luce dove c’è il buio, con l’eterno invito a non vestire in modo sconcio perché sennò la gente che potrà mai dire?

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