Da Abbatto i Muri:
Riprendo una riflessione iniziata qui a proposito di “movimenti di donne” e della loro totale distanza dalle rivendicazioni di tante donne e persone in condizioni di precarietà. Del loro atteggiamento moralista contro quelle che scendono in piazza e poi si beccano manganellate.
Mi si dice che forse potrebbe essere conseguenza della deriva securitaria dei movimenti. Rispondo che penso siano due cose diverse. I donnismi di cui parlo non hanno radice movimentista. Sono borghesi. Ma la deriva securitaria dei movimenti c’entra con il consenso che i donnismi traggono in mondi precari che parlano linguaggi giustizialisti. Si realizza un’asse preciso tra signore borghesi e precarie che parlano di galera, certezza della pena, securitarismi di vario tipo.
Una cultura nutrita a suon di leadership che non sanno distinguere tra il reato commesso da un riccone e la denuncia fatta ad un povero cristo che per campare va a occupare assieme alla sua famiglia un posto dal quale viene sfrattato con tanto di servizio polizia antisommossa.
Quando la povertà, il disagio, le lotte sociali diventano un problema di ordine pubblico si fa ben poca differenza tra reati e reati perché di fondo c’è chi decide che quello che c’è da tutelare sia la proprietà prima che la vita, la salute psico/fisica delle persone.
Poi c’è il giustizialismo che deriva dall’idea di tutela delle donne alla maniera fascista, donne come mogli e madri, come proprietà e corpi di Stato, appartenenti a qualcun@, di quando i “salviamo” o “difendiamo le nostre donne”, tua madre, tua figlia, tua sorella, diventa il collante che tiene unite alleanze strane, trasversali, tra movimenti femministi che non sanno trovare altre risposte alle loro rivendicazioni che non siano filo/autoritarie e istituzionali e che finiscono per ripiegare in quelle che sembrerebbero delle utili soluzioni proposte da destra. Soluzioni forcaiole, giustizialiste, moraliste, autoritarie.
Continued…