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La lotta contro la violenza sulle donne come dispositivo di potere

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Da Abbatto i Muri:

Ricordate quella che diceva che il femminismo è diventato l’ancella del neoliberismo? Parlava anche del fatto che un certo femminismo ha usato la faccenda della violenza domestica per rivendicare donnismi e pratiche che dall’alto di posizioni borghesi e neoliberiste addomesticano le donne facendo pensare loro che non esistano differenze di classe, etnia, identità politica.

La lotta alla violenza sulle donne è stata usata per imporre una logica che diventa pinkwashing, la stessa che promuove la legge sul femminicidio per legittimare un governo che altrimenti non avrebbe legittimità, la stessa, ancora, che realizza una montagna di ragionamenti assolutori per tutte le donne, incluse le ministre, le rappresentanti istituzionali, quelle figure che dall’alto della poltrona che occupano dichiarano che bisogna considerarle vittime in quanto donne e dunque non si può neppure criticarle perché subito, anche quando non ce n’è traccia, lanciano l’allarme dell’assalto sessista.

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#Femminicidio: quella violenza che non veniva dal porno!

Da Abbatto i Muri:

Alle attrici porno le femministe antiporno dicono un sacco di cose. Sarebbero tutte vittime e sfruttate. Non sarebbero autodeterminate. Non sarebbero neppure tanto in grado di intendere e volere nel caso in cui queste dicono che quel lavoro l’hanno scelto, che non è in quel contesto che risentono di maschilismi e sfruttamento e che vorrebbero casomai essere liberate dallo stigma che poi è quello che nel resto della società giustificherebbe la violenza.

Se insisti nel dire che la attrice porno autodeterminata, quella che lo fa per scelta e ne va anche orgogliosa, sarebbe ne più e ne meno che una zoccola, una serva del patriarcato, stai dicendo alla fine che tutto quel che avviene a lei se l’è cercato. Che brutta cosa non ascoltare le donne e immaginare di volerle salvare da cose dalle quali non vogliono essere salvate e così poi non ascoltarle su quel che le opprime per davvero.

Per dire: c’è una donna, il cui cadavere è stato rintracciato da poco, che forse è stata uccisa dall’ex convivente. Ginevra faceva l’attrice porno e mentre tutt* affermano che il pericolo per lei starebbe sul set e fuori dalla “famiglia” invece, come avviene di solito, è proprio nella rete di relazioni, affetti più intimi e privati, che va ricercato il motivo della sua morte.

Alla luce di questo, pensate che lo stigma sul porno aiuti queste donne oppure no? Perché la stessa cosa si potrebbe dire per le sex workers. Ci sono vittime di clienti e sfruttatori ma poi ci sono anche quelle che semplicemente vengono ammazzate dagli ex mariti, come avviene anche per altre donne, e il fatto che i partner le uccidano o le picchino dipende a volte anche dal fatto che lo stigma impresso su di loro è tanto e tale che lascia pensare che questi uomini, anzi, sarebbero dei santi a sopportare quella che allarga le cosce per mestiere. Da lì in poi le giustificazioni si sprecano, fino ad arrivare al punto, come è successo in Svezia, presi com’erano dalla foga di “salvarla” dal mestiere della prostituzione, da togliere i figli ad una sex workers per affidarli al marito violento.

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Vi prego: no alle fasce a lutto anti-femminicidio per i calciatori!

Da Abbatto i Muri:

In Brasile in questo momento sta succedendo di tutto. E’ una storia che parte da lontano, governo a tutela del neoliberismo e persone in lotta nelle piazze che vengono massacrate da una repressione allucinante. I mondiali vengono vissuti dalla gente del luogo come un evento orribile, che contribuisce all’espropriazione di territori per costruirci sopra grandi opere e che sposta l’attenzione rispetto alle emergenze reali, sanitarie, economiche, del paese. Potete recuperare un minimo di notizie già scritte qui e qui. Ma in questi giorni è pure peggio. La gente viene ammazzata per le strade, la polizia spara, e i calciatori, gli italiani, che stanno lì, non hanno detto niente, non gliene frega un tubo, alle italiane e agli italiani, tutto patriottismo e squadra di pallone, di quello che succede lì non interessa niente.

Ora leggo invece che alcune donne hanno messo in rete un appello un po’ in stile Snoq che chiede ai “nostri” giocatori di mettere la fascia al lutto per parlare della nostra “emergenza” femminicidio. Vi posso dire che questo dejà vù mi provoca veramente un enorme mal di pancia? Vi posso dire che l’ultima volta che ho visto il destrorso Buffon con la maglietta rosa di Snoq ho pensato cose irripetibili?

Vi prego: le fasce a lutto contro il femminicidio da piazzare sui calciatori anche no, per favore. Di nuovo queste iniziative alla Snoq, direi davvero di no. Ci siamo già passate. Sappiamo a cosa porta. Dovremmo imparare dagli errori invece che ripeterli. Siamo di nuovo alla sponsorizzazione dei tutori e del patriarcato buono? Ve ne prego, spero che non ricominci la danza. Che altro può arrivare di cattivo? Una seconda legge sul femminicidio becera tanto quanto la prima?

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