Da Abbatto i Muri:
Quel “basta!” scritto sulla mano del proprietario dell’azienda che brandizza la questione della violenza sulle donne dice tante cose. Nessuna di questa è nuova, non lo è per me, ma proverò a sintetizzare quel che mi passa per la testa.
Eravamo intrappolate in uno schema patriarcale in cui l’uomo “diverso”, sul quale pesava una morale cristiana, era quello che “non toccava la donna neppure con un fiore”, quello che ci considerava angeliche, quasi asessuate. Il suo rispetto per noi era tanto e tale che ci destinava a ruoli precisi, con l’aiuto di sante madri e comari, indi per cui il nostro corpo era finalizzato alla cura e alla riproduzione, giammai al piacere. E chi sgarrava, e tanto vale per qualunque genere e non solo per le donne, meritava esilio, punizione, biasimo, reclusione.
Poi arrivò la rivoluzione, il femminismo, le rivendicazioni per i diritti civili. Si disse all’uomo che era sempre pronto a tutelarci, proteggerci, in poche parole a reprimerci e controllarci, ancora assieme alle grandi madri e comari di cui sopra, che poteva tenersi il suo controllo. No, grazie, facciamo da noi. Ci salviamo da sole. Non ci interessa la favola del principe azzurro. Non stiamo lì in attesa di essere portate via e salvate da matrigne, madri arpie e padri mostruosi. Ci piace vivere, studiare, diventare autonome, avere voce in capitolo nelle scelte che ci riguardano, progettare la società del domani, essere soggetti, parte attiva dei contesti che abitiamo. Vogliamo che la maternità sia per noi una scelta e non un obbligo. Vogliamo che anche il sesso sia una scelta e non una imposizione. Vogliamo poterci sposare solo se lo vogliamo. Vogliamo amare chi ci pare. Ci piace lavorare, progredire, diventare autonome e avere a disposizione strumenti per poter determinare il nostro percorso. Vogliamo lavorare, fuori casa, ed essere stipendiate tanto quanto a parità di merito e di competenze. Vogliamo che nessuno ci attribuisca ruoli, funzioni, responsabilità e colpe in base al sesso. Vogliamo un sacco di cose.