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AAA terrona offre workshop lavaggio della mutanda…

2255074590_fa1cf98034_zC’è un tale della Lega che avrebbe scritto che le meridionali devono restare a casa a lavare mutande, devono unirsi all’africa e accennando al fatto che dalle nostre parti saremmo inclini a relazioni con i picciotti concludeva che devono smettere di fare le parassite della brava gente del nord che le mantiene.

Personalmente, da terrona e con orgoglio, non ho alcun problema a unirmi all’Africa perché noi siamo già Africa e se non fosse stato per l’annessione al Piemonte violentemente perseguita da eserciti mandati dal “nord” per fotterci risorse, oro, terre, grano (tanto per dire), controllo delle miniere e tante altre belle cose, col cavolo che il meridione sarebbe stato il tacco/punta dello stivale. Noi siamo stati colonizzati, derubati, i contadini che si opposero furono torturati, incarcerati, rinchiusi in lager degni del terzo reich, le donne che facevano parte della resistenza rifugiatasi nelle montagne furono prese, malmenate, spogliate, i loro corpi martoriati fotografati ed esposti nudi nelle piazze come monito per la popolazione che avrebbe dovuto sottomettersi al re. Chi si ribellò fu etichettato da brigante e come accade quando il ricco nord deruba il povero sud sottomettendo la sua popolazione infine quella popolazione fu lasciata senza risorse, senza niente, sconfitta anche nelle lotte contadine che si conclusero nel sangue (il nostro) giacché i nordici teoricamente accorsi a “liberarci” dai borboni si allearono comunque con i baroni nella repressione delle persone povere. Dalle nostre parti non per nulla si parla di Gattopardo, quando tutto cambia per non cambiare niente, perché per ogni colonizzatore che arrivava i potenti erano sempre pronti ad accoglierli traendone grande profitto mentre la povera gente era costretta infine a perire, digiunare, emigrare.

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Posted in Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze.


#Dl-Femminicidio: un’operazione meschina che ci umilia tutte!

Dalle Dumbles:

Noi credevamo

Noi credevamo che la presa di coscienza collettiva di un evento che si ripeteva frequentemente mostrando le stesse caratteristiche: uomini che uccidono le donne; la sua caratterizzazione e nominazione come  “femminicidio”, il suo affrancamento dagli stereotipi peggiori della sociocultura patriarcale secondo la quale la donna è sempre un po’ causa del suo male e l’uomo è sempre un po’ giustificabile vuoi per lo stress, vuoi per la depressione, vuoi per raptus incontrollabili ecc. ecc….

Insomma, noi credevamo che questo auspicato processo di identificazione della realtà avrebbe portato ad un confronto che ragionasse soprattutto  sul “fenomeno” a monte, ad una discussione sulla concatenazione dei perchè: perchè molti uomini uccidono (violentano, maltrattano, stalkerizzano…) le donne? Perchè non accettano che un rapporto sentimentale possa finire? Perchè ritengono di non poter fare a meno di una donna (quella donna)? Perchè… ?

Credevamo perciò che essendo gli uomini quelli che nella maggior parte dei casi uccidono le donne, si dovesse discutere di loro, della loro educazione, di quello che pensano, di quello che desiderano, di quello che sono e credono di essere ecc. ecc.  Ma anche poi delle donne che in queste relazioni ci finiscono e talvolta ci finiscono la vita. E perciò della “educazione sentimentale” di tutt*, dei clichè, delle attribuzioni di ruolo cui tutt* siamo sottoposti, della assunzione di ruoli che ognun* di noi accetta in famiglia e nella società…
Insomma credevamo che questi tragici eventi avrebbero indotto una seria discussione sulle loro cause onde, dopo averle evidenziate, poterne evitare altri nel futuro più prossimo.
Credevamo anche che nel frattempo una maggiore sensibilità generale avrebbe indotto a smorzare i toni sessisti, a rispettare le scelte autodeterminate delle donne e soprattutto credevamo che, siccome agire a monte significa prevenire e la prevenzione è un percorso culturale piuttosto lungo, la contemporanea necessità di intervenire a valle, cioè di tamponare i danni  avrebbe portato a sostenere con tutti i mezzi possibili le donne che ritenessero di essere in difficoltà da questo punto di vista.

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Posted in AntiAutoritarismi, Critica femminista, Omicidi sociali, R-esistenze.


Dialoghi intorno all’affidamento condiviso: uomini contro donne?

A proposito di affidamento condiviso in rete si assiste spesso a discussioni tra tifoserie, che altrettanto spesso includono persone coinvolte in separazioni molto conflittuali, dunque facilmente inclini a trascinare con se’ chiunque in una visione esasperata della questione che stenta a essere obiettiva, equilibrata e razionale. Ho sempre cercato di capire di più su questo problema e vorrei bypassare toni accesi, linguaggi reciprocamente demonizzanti, generalizzazioni e stereotipi sessisti ora nei confronti degli uni e ora delle altre.

Vorrei andare oltre le dinamiche di ingaggio in rappresentanza dell’una o l’altra parte, trovando tante persone che rispettano un punto di vista laico e altre che invece esigono uno schieramento per generi distinti. Voglio informazioni e notizie reali al di là delle polemiche giacché deve essere garantita la possibilità di capire e discutere senza che il solo fatto di volerlo fare implichi l’attribuzione di pregiudizi stereotipati e offensivi (aaarrrghhh! sta dalla parte dei terribili padri separati… vade retro!). Perciò ho deciso di andare alla fonte ovvero da chi la proposta di legge sull’affido condiviso l’ha immaginata, l’ha pensata, l’ha proposta e poi ha partecipato alla sua stesura [Legge 54/2006 e successive proposte di modifica].

Marino Maglietta con l’associazione Crescere Insieme si occupa di questo dal 1993 e nella vita fa un sacco di cose delle quali potete leggere qui. Risponderà alle mie domande, che poi, spesso, sono anche le vostre. Dubbi, perplessità, pregiudizi, su modifiche legislative che ripensano e mettono in discussione regole che riguardano modalità attraverso le quali figli e genitori potranno gestire le proprie relazioni dopo una separazione. Marino Maglietta ha accettato dunque di raccontarmi un po’ di cose e se siete curiose tanto quanto me vi invito a leggere intanto questo suo primo contributo e poi a seguire i suoi interventi che avranno una cadenza settimanale. Nel frattempo vi auguro una buona lettura!

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Uomini contro donne?

Ho accolto con vivo piacere l’invito di Eretica a raccontare “la vera storia” dell’affidamento condiviso, in modo da mettere fine alla infinita catena di equivoci che ne hanno accompagnato il percorso, purtroppo non solo prima della sua istituzione, ma anche dopo, nella interpretazione e applicazione. Dico “equivoci” perché scelgo l’ipotesi più ottimistica; ma in realtà ho dovuto constatare che non manca chi ha fatto finta di non sapere e/o di non capire.

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