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Il #CPO e il #CIE (Centro immatricolazione Eiaculatori)

UntitledDa Abbatto i Muri:

QUI per leggere la prima parte. QUI la seconda. Buona lettura con il seguito della storia!

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Il CIE (Centro Immatricolazione Eiaculatori) fu concepito grazie ad un accordo tra Comitato per la Purezza dell’Orgasmo e Governo che mostrava di voler mettere in pratica serie politiche preventive e di contrasto alla pornografia e conseguentemente alla violenza sulle donne.

Idiosincrasia tutta governativa e del CPO era quella che la repressione coincidesse con la prevenzione, ma Pinuzza aveva idea che prima di ogni cosa bisognava fare tabula rasa degli eiaculatori impuri e dunque, poi e solo poi, si poteva procedere con un programma di reintroduzione di diritti minimi per quanti erano stati destinati ai CIE.

Complesso fu per lei tenere alto il morale della truppa di volontarie che, a onor del vero, procedevano spedite in esercizi auto galvanizzanti, unite e in ronda, a esplorare il territorio colmo di immagini che avrebbero potuto sollecitare orgasmi impuri. La volontaria capo, Costanza di nome, indicava decisa un manifesto dopo l’altro e propose una azione antisessista ad alto impatto. Ferme, con lo sguardo puntato contro chiunque si fermasse a indagare l’immagine della prorompente modella, fino a farlo fuggire a gambe levate.

Continued…

Posted in AntiAutoritarismi, Comunicazione, Narrazioni: Assaggi, Pensatoio, R-esistenze, Satira.


#Guerrieri #EnelSharing: costretti al buio ché se non paghi ti tagliano la luce!

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Avete presente la pubblicità Enel? Gli si è rivoltata contro. L’ha detta bene WuMing. Non serve arrabbiarsi. Bisogna sovvertire il messaggio, cavalcare il brand e renderlo veicolo di ulteriori significati.

Sicché hanno cominciato su Twitter, la faccenda si sta diffondendo su facebook e il web è invaso da messaggi in cui i #guerrieri sono quelli che resistono all’appropriazione della resistenza quotidiana per vendere un prodotto a stretto giro di monopolio.

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Posted in Comunicazione, Pensatoio, R-esistenze.


#PubblicitàSessiste, il piatto a tavola (vuoto) e il brand familiare

anticapitalismo selettivoda Abbatto i Muri:

In Inghilterra la pasta non è un piatto comune. Tra l’altro non esiste neppure il soggiorno italianamente inteso. Ricordo che a Londra trovai il tipico arredo italiano in alcune case italiane e mi sembrò veramente strano. Dopodiché la gente esce e comincia a lavorare alle 9, finisce alle 17, va a farsi una birra al pub, e neppure nelle famiglie dove alcune mie amiche facevano le ragazze alla pari (eufemismo di colf/babysitter sottopagata) si celebrava il rito del pranzo con tanto di servizio in tavola. Uomini e donne hanno orari di lavoro più o meno simili, chi entra e chi esce, la gente cucina senza darsi un turno o un ruolo di genere, e solo nelle famiglie nobili vedi la cameriera in divisa e il maggiordomo. Quel che voglio dire è che è un enorme errore e anche un minimo esterofilo giudicare quello che avviene in Italia catapultando le nostre rivendicazioni sulle culture altrui. Un po’ come quando fai un film di walt disney e attribuisci agli animali perfidia e sentimenti umani (e lo dico in senso antispecista).

Il rito della pasta in tavola, ‘a famigghia che ingerisce grandi esempi di cucina mediterranea, è proprio cosa nostra e di tutte le little Italy in giro per il mondo. Ed è tra l’altro tipico delle società non molto industrializzate, dove le donne non hanno un gran lavoro e dove è eletto a ruolo patriottico nazionale quello della casalinga che altrove sarebbe definito semplicemente “disoccupata”. Perciò l’analisi boldrinesca sulla pubblicità potrebbe sembrare tanto superficiale quanto propagandistica, destinata, come sempre, a buttare un osso anestetizzante nel pieno di una discussione pubblica in cui la questione chiave di cui nessuno vuole parlare è il fatto che in Italia ci sono tante famiglie che non hanno proprio niente da servire a tavola.

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Posted in AntiAutoritarismi, Comunicazione, Critica femminista, Pensatoio, R-esistenze, Sessismo.