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Laura María Agustín, la Francia e le “femministe”. Note su un dibattito infinito

nociedi Pietro Saitta

Com’era ovvio attendersi, il recente dibattito francese sulla prostituzione e, in particolare, intorno al disegno di legge che di fatto vieta lo scambio sessuale punendo i clienti delle sex-worker, ha infiammato il tono delle polemiche in Francia così come in Italia e in altri paesi.

Come avviene da anni, e sintetizzando brutalmente, il conflitto in corso è quello che divide “proibizionisti” e “non-proibizionisti” (schieramenti in realtà articolati, divisi e auto-etichettatisi in vario modo). In Francia, dunque, sembra che a trionfare siano al momento le posizioni che per comodità possiamo chiamare “proibizioniste”, con somma soddisfazione di certe aree politiche e d’opinione (femministe e non solo), che stanno cogliendo l’occasione per estendere il dibattito al di fuori dei confini francesi.

Com’è ormai consuetudine, tra i bersagli preferiti degli abolizionisti di ogni lingua e nazionalità, si ritrova la studiosa argentina Laura María Agustín, autrice di un ottimo libro di sociologia/antropologia delle migrazioni (Sex at the Margins. Migrations, Labour Markets and the Rescue Industry, Zed Books, 2007), giudicato da molti provocatorio e che, a partire dalla sua pubblicazione, ha suscitato un’infinita serie di reazioni negative (accanto a molti elogi, tra cui quelli di chi scrive).

In sostanza numerosi articoli, di tipo per lo più giornalistico, apparsi negli anni anche in Italia, accusano l’autrice argentina di essere una “negazionista” di quel nuovo “olocausto” rappresentato dalla tratta di esseri umani, una sostenitrice della prostituzione minorile e una “collaborazionista” di quegli abusi che si compiono quotidianamente sul corpo di donne che necessitano invece di essere protette.

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“Femministe radicali” italiane accusano le sex workers di terrorismo

Cosa si fa con i movimenti di resistenza? Se non posso escluderli dal dibattito politico li reprimo e li criminalizzo. Cerco prove per infamarli, li chiamo filo/pedofili, terroristi, criminali, collusi con la mafia, spazzatura, merda, e chi più ne ha più ne metta. Non parliamo di fascismi che sono schierati contro movimenti antagonisti. Stiamo parlando di femminismi italiani radicali abolizionisti (a proposito della prostituzione), il cui livello di fanatismo è tanto e tale da potersi definitivamente chiamare fascismo.

La loro unica arma è la repressione, la criminalizzazione contro il dissenso. E’ la mistificazione, perché perseguire la tratta regolarizzando solo la prostituzione per scelta sarebbe possibile. Ma sono loro che vogliono imporre un dogma stabilendo che la prostituzione TUTTA sia sempre violenza e non sia MAI una scelta. Ed è in questa logica autoritaria che agiscono come agisce il Movimento NoChoice mettendo le donne che abortiscono per scelta contro quelle che invece non volevano abortire.

Quel che sanno fare è macchiare la reputazione della gente divulgando fandonie. Agiscono in branco, da squadristi, tiranneggiano con le loro intimidazioni morali chiunque, agitano simboli femministi come fossero crocifissi in mano a fanatici antiabortisti e hanno toccato punte di livore e autoritarismo che è implicito nelle loro pratiche di azione autoritaria.

La differenza tra loro e i fascisti qual è? Tra loro e quelli che vogliono fare passare i NoTav per terroristi? Nessuna. Non c’è proprio alcuna differenza. Non c’è se vogliono fare passare per terroristi anche i movimenti di sex workers che chiedono la regolarizzazione. E ora aspettiamo che l’infamia continui e – come da prassi di vecchi stalinismi – attuino una bella strategia della tensione alla maniera dei SiTav (evocare anarco-insurrezionalisti e BR no?) e invochino l’intervento della polizia per censurare idee e per denunciare crimini di chissà quale tipo.

Davvero sono quelli i femminismi ai quali volete affidarvi? Noi no. E lo abbiamo sempre saputo. Lo abbiamo capito subito. Felici che ora abbiano buttato la maschera e che si siano svelati per quello che realmente sono.

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#Francia: l’ossessione colonialista del femminismo occidentale per il traffico di donne

indygenderparigiDa Abbatto i Muri:

A proposito di quello che succede in Francia, proposta abolizionista sulla prostituzione e opposizione dei/delle sex workers, a non riconoscere i/le sex workers come soggetti, salvo delegittimarli o continuamente diffamarli, si esercitavano socialismi/stalinismi vari già da tempo.

Vi racconto alcuni aneddoti e una esperienza.

Era l’epoca dei social forum. Sopravvissuti a Genova, 2001, non contenti, in quanto truppa di Indymedia, compagni e compagne di area non di partito, organizzammo nel 2002 un’area critica (Hub) per l’Sfe al Parterre di Firenze dove compagne del SexyShock giocavano a fare streaming video (che meraviglia!) con un programma intitolato “Porka a Porka“. Nel 2003 il social forum europeo si tenne a Parigi.

Organizzazione a cura del partito socialista e dei sindacati maggioritari, con appuntamenti in area centrale che usavano i temi “umanitari” tipici oggetto di quegli appuntamenti per ripassare di novità il neoliberismo formato socialdemocrazie. Tanti appuntamenti tra cui uno, abbastanza centrale, su violenza in cui si finì per parlare di prostituzione e velo. Perché il pallino delle socialiste francesi è in stile razzista, neocolonialista e autoritario. C’erano compagne che si occupavano di quelle vicende e provarono a dire qualcosa di diverso ma la tensione era alle stelle e ci mancava poco che vedevi volare le sedie (della serie: le donne sono tutte sorelle… si si… come no! 😀).

Le compagne di NextGenderation, per esempio, in rete con le Sexyshock in Italia e ovunque, si occupavano di migranti, sex working, in stile antisecuritario, contro i confini della fortezza europa, e l’appuntamento che provarono a promuovere, comunque partecipato, fu ovviamente boicottato dalle organizzatrici del Social Forum Europeo, affinché fosse invisibilizzato non fu citato nella locandina e nel programma generale e fu confinato a margine.

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