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Il governo italiano si trascina stancamente di emergenza in emergenza. Quest’estate dominava i palinsesti quella “migranti” a Lampedusa, che tante lacrime di coccodrillo ha fatto versare ai rappresentanti dello Stato, Presidente della Repubblica in testa, lo stesso Napolitano che ha firmato la prima legge per imprigionare i sopravvissuti al viaggio nel Mediterraneo negli allora C.P.T., oggi ribattezzati C.I.E. Con l’unica differenza che la permanenza massima è aumentata a 18 mesi, e oggi essere clandestini è un reato penale. Prima andava in onda l’emergenza “femminicidio”, affrontata con lo stesso criterio inadeguato: quello securitario.
L’unica risposta che lo Stato sa dare è la militarizzazione. Una “emergenza culturale”( e uso questo termine controvoglia) non deve e non può essere affrontata con questi strumenti: non è promettendo pene draconiane per gli stalker o l’aggravante “femminicidio” all’omicidio premeditato che si può cambiare alcunché. È questo lo spirito che sta dietro alle ipocrite celebrazioni del 25 Novembre, Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne. Prova ne sia che tra gli articoli del cosiddetto DDL Femminicidio è stato inserita la possibilità di schierare dei militari a difesa dei siti di rilevanza strategica nazionale, come ad esempio il cantiere del TAV di Chiomonte. E lo sanno quelle militanti NO TAV che sono state arrestate e palpeggiate in caserma.
A dare sponda a questa versione sono i/le alfier* del Donnismo, variante italiana del più famoso femminismo, che parlano di differenze naturali tra uomo e donna, per cui la Donna è un essere angelico e superiore, materno per vocazione, che deve salvare gli uomini da loro stessi e soprattutto le altre donne che non condividono questa visione. Sono figl* del movimento organico al PD SNOQ (Se Non Ora Quando), che nel 2012 manifestava contro Berlusconi e la sua corte perché “offendevano la dignità delle Donne”.