#28. Sono 28 le vittime della violenza maschile dall’inizio del 2011. 28 donne, bambini, nuovi partner delle donne oggetto di persecuzione da parte di un ex. 28 persone sterminate da uomini assassini.
L’ultima appena ieri. Di sicuro non ne avete sentito parlare, perchè di queste cose non si parla mai.
Solita prassi. Lui la perseguita. Lei non vuole saperne. Lui l’ammazza. Con nove coltellate. Lei, naturalmente, muore. Sola.
E dato che conosciamo bene quei frangenti che separano una donna perseguitata dalla morte sappiamo che mille volte questa ultima vittima si sarà sentita senza via d’uscita, senza alcuna possibilità di chiedere aiuto. E se sei straniera, come in questo caso, il tuo resta un dolore privato perché l’Italia non è un paese per donne. Figuriamoci se lo è per donne straniere.
Prima di Marcela Iordache ne sono morte altre due. Parlano di una esecuzione per vendetta trasversale. Di quelle fatte per punire un uomo di famiglia che si è macchiato di un delitto e che ha dato vita ad una faida.
Stranamente chi ha compiuto la vendetta ha ammazzato due donne, madre e figlia. Gli uomini di famiglia restano integri, a parte le ferite del figlio. Non hanno finito il lavoro? Volevano ammazzare soltanto le donne?
Provo a raccontarvi quello che so delle vendette trasversali di mafia.
Gli uomini sono più spesso quelli che comandano. Quelli che decidono. Quelli che eseguono un delitto.
Per punire un uomo gli si ammazza la famiglia. Le persone di proprietà. Dunque moglie, figli. E in quel caso conta l’appartenenza. Le donne non sono individue a se stanti ma vengono considerate come semplici oggetti.
Esattamente come quando i criminali scelgono di stuprare la donna di un uomo al quale vogliono dare una lezione. Esattamente come quando gli strozzini pretendono dalla moglie di un creditore un pagamento in natura.
Le donne sono considerate un bene al pari di una macchina. La mafia che vuole punire qualcuno da fuoco ad un’auto, può amputare una mano all’uomo che vogliono punire oppure fanno del male alla donna che sta con lui.
La donna come un arto. Come un pezzo del corpo di un uomo che deve qualcosa a qualcuno.
Le vite delle donne vengono amputate in ogni caso perché possono essere uccise da chi attraverso il loro assassinio compie una vendetta trasversale o dagli uomini con i quali hanno avuto una relazione che non smettono comunque di considerarle come una proprietà.
Per un motivo o per un altro le donne muoiono ammazzate perché vengono considerate un accessorio del benessere maschile. E vengono considerate così anche dalla stampa. Perché definisce il movente e dimentica le vittime.
Interpreta e si rende complice della mentalità mafiosa sottolineando che vittima di quelle vendette è un uomo e dimentica di mettere a fuoco che sono state uccise due donne.
Credo sia necessario crescere in una delle regioni meridionali d’Italia in cui le donne vengono considerate dalla nascita come parte di un clan per capire quello che voglio dire. Mogli, figlie, madri. Non puoi essere altro che questo. Ed è per questo che muori. Ed è per questo che quando un uomo ti ammazza hai poche possibilità di ricevere solidarietà.
#28 sono le vittime della violenza maschile dall’inizio del 2011. E noi continuiamo a contare…
Maralibera, complimenti per l’articolo.
Vorrei aggiungere che non è che a nord sia poi così diverso. Nel senso che magari c’è meno l’idea del clan, però quella della donna come proprietà dell’uomo (come appendice, o come oggetto di lusso da esibire) c’è anche qui ed è ben radicata! Cioé è diverso il contesto, ma la sostanza purtroppo è quella…
Propongo manifestazione con corpi nudi imbrattati di sangue.