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2011: l’anno in cui vogliamo volare!

Il 2011 non sarà diverso dall’anno appena trascorso. Non illudiamoci. Non illudetevi.

Vivremo le stesse identiche emergenze sociali, la stessa discriminazione sessista, misogina, violenta contro le donne. Vedremo morire le donne per mano degli uomini in numeri sempre più alti perché la cultura di questo paese volge all’istigazione allo sterminio di tutte quelle persone non allineate e conformi. Donne, stranieri, gay, lesbiche, trans.

Sarà un anno di linciaggi pubblici contro prostitute, gay, neri, rom, donne, gente di religioni diverse da quella cattolica, ancora all’insegna della paura, dell’odio, dell’egoismo.

Perché il fascismo non scivola mai via da solo. Bisogna combattere per ottenere un cambiamento e forse non saremo noi a goderne i benefici ma le prossime generazioni. Quel che conta, però, è che possiamo scegliere di subire tacendo o di vivere lottando.

In questi anni di presenza virtuale e reale abbiamo visto di tutto, abbiamo letto rispettabili opinioni, ciascuna diversa dall’altra. Mai come quest’ultimo anno abbiamo osservato come molte e molti siano più consapevoli che per lottare bisogna stare insieme, recuperare sorellanze a partire da presupposti chiari. I nostri li conoscete. Antisessismo, antirazzismo, antifascismo innanzitutto. Superare anche quell’anacronistica dimensione del separatismo che ci impedirebbe di lottare a fianco di compagni disertori per gli stessi obiettivi, per inventarcene di nuovi, per guardare alle lotte ciascuno dal proprio importante punto di vista di genere e ridisegnare strategie collettive che saranno utili a recuperare ossigeno per tutt* noi.

Comunicare, riflettere, osservare e capire è servito e serve a restituire lucidità, capacità d’analisi, una visione chiara di quello che succede, a noi stesse e a tante altre persone.

Se avete dimenticato come stanno le cose noi ve lo raccontiamo ancora e lo racconteremo finchè avrete ben chiaro che chi resta in silenzio rispetto a quello che avviene diventa in qualche modo complice ed è una complicità che possiamo scegliere di non regalare alle ragioni oppressive di chi vuole riportarci indietro di cinquanta anni.

Di donne ne sono morte tante, moltissime uccise dagli uomini. In varie regioni d’italia, dove governa il centro destra, ci stanno derubando dei consultori per sostituirli con strutture confessionali in cui le donne potranno essere torturate psicologicamente e tenute all’oscuro delle possibilità di scelta di cui dispongono per vivere la propria sessualità e la maternità responsabile. In molte regioni le armate neomaschiliste stanno aggredendo in più modi le donne derubandole di servizi che servono a salvare loro la vita. Governo e varie amministrazioni di centro destra non finanziano i centri antiviolenza e l’effetto è quello che ne determina la chiusura.

Le donne sono sempre più povere, perdono per prime il lavoro e vengono destinate a fare le mogli e le madri. Se non svolgono questi compiti sono da rottamare. Non servono. Il welfare modello Sacconi e Roccella le butta via.

Di contro l’unica cosa che viene sollecitata, spacciata, svenduta nel mercato della carne è il corpo delle donne, in tutte le forme e in tutte le salse, per qualunque ragione, in qualunque circostanza.

Le donne migranti vengono sottoposte a ricatti di una violenza inaudita. Costrette alla clandestinità da una legge razzista, vengono usate, sfruttate, violentate da qualunque uomo di passaggio che promette permessi di soggiorno, un lavoro mal pagato, una scappatoia, una alternativa al Cie, il lager italiano. Promesse mai mantenute.

Le donne di ben due, forse tre, generazioni, sono condannate alla precarietà, alla schiavitù, e vedono sparire all’orizzonte uno a uno i diritti che sembravano acquisiti. Lo studio, un reddito, una vita autonoma, una indipendenza economica a prescindere da qualunque scelta di relazione.

Quante tra voi vivono assieme a un uomo perché da sole non potete pagare l’affitto?

Quante tra voi hanno mollato gli studi e hanno investito le proprie energie per aiutare il compagno perché lui avrebbe avuto certamente più occasioni di lavoro?

Quante tra voi non riescono a mollare un rapporto violento perché non sanno dove andare?

Questo blog ha sempre parlato alle donne come voi.

A quelle che stanno ancora a testa bassa, immaginando che quello che vivono sia colpa loro. A quelle che si beccano le sberle perché si sentono delle nullità. A quelle che attribuiscono alla propria incapacità il fatto di non trovare lavoro. A quelle che stanno ore e ore ad analizzarsi sfrantumandosi le ovaie per allinearsi alle risposte patologizzanti che la società maschilista ci impone per dare una spiegazione alla nostra rabbia. A quelle che vengono rinchiuse in una gabbia mentale dove l’aggressività non ha diritto di esprimersi.

A quelle che vengono mutilate tutti i giorni perché l’unica cosa che si vuole da loro è che siano desiderabili, che piacciano. A quelle che sono costrette a vivere per compiacere quello stronzo del capo ufficio. A quelle che ce l’hanno a morte con quella merda del docente universitario che non gli molla la materia perché non sono abbastanza disponibili e però finiscono per odiare la collega che arriva in minigonna e che a cosce accavallate evita così di pagare un’altra rata di tasse.

A quelle che stanno a contare le calorie perché in televisione perfino le femmine in fase di suicidio si lanciano dal terzo piano e riescono a planare sul terreno assumendo pose strafighe. A quelle che non riescono a dire a nessuno che vivono un rapporto di merda perché non sanno mostrare la parte fragile di se’. A quelle che hanno visto la morte con gli occhi perché uno stronzo le ha pestate a sangue e si sentono tanto vulnerabili da essersi nascoste dentro situazioni o relazioni senza rischi e senza amore.

A quelle che hanno rinunciato ai sogni perché pensano che di quei sogni abbiano diritto solo altri. A quelle che passano i mesi, gli anni, nascondendosi e scappando da un uomo che vuole ammazzarle, che le perseguita, da un esattore che vuole privarle di tutto a risarcimento di fatti e cose che non hanno alcun senso. A quelle che vogliono poter dire di aver bisogno di aiuto mentre crescono un figlio perché la maternità non è un cazzo di istinto ma è un compito che ti hanno affibiato e che qualcuno deve aiutarti a gestire.

A quelle che non riescono a chiamare per nome i propri disagi perché ogni volta che sono disposte a farlo c’è sempre qualcuno che descrive quei disagi con i nomi che piacciono tanto agli uomini. A quelle che si vergognano di dire che si masturbano. A quelle che non si masturbano e che guardano male le donne che dicono di averlo fatto. A quelle che immaginano di guadagnarsi l’amore di un uomo con performance sessuali prive di piacere per se’. A quelle che esigono di godere.

A quelle che vogliono lottare e vincere sapendo che viviamo tra gente di poco valore che non ama le donne vittoriose. A quelle che non vogliono piacere e compiacere, che scelgono il proprio desiderio all’essere desiderabili per gli altri. A quelle che amano le donne. A quelle che non riescono a dire che hanno tutto il diritto di urlare quanto odiano i maschi violenti perché non c’è nessuna discriminazione in questo. C’è solo una scelta di sopravvivenza dato che non vogliono adottarli ne vogliono diventare il loro psicofarmaco per farli stare meglio con se stessi.

A quelle che non sanno cucinare, lavare, stirare, e non si sentono in colpa per questo. A quelle che vestono acquistando direttamente al mercatino pezzi usati a 5 euro l’uno. A quelle che preferiscono passare una giornata a leggere un libro invece che a passare la cera sui pavimenti.

A quelle che stanno bene nei loro corpi. A quelle che rischiano la vita facendosi liposungere la cellulite da macellai che guadagnano decine di migliaia di euro sulla base di bisogni indotti dalle esigenze “estetiche” di certe categorie maschili. A quelle che trovano più semplice e comodo odiare altre donne invece che lottare contro i loro reali nemici. Alle invidiose, le antipatiche, le sguaiate. A quelle che non riescono ad accavallare le gambe come la Santanchè. A quelle che non vogliono accavallare le gambe come la Santanchè.

A quelle che combattono tutti i giorni senza rendersi conto che altre donne stanno compiendo le stesse lotte in mille altri posti.

Il blog ha sempre parlato agli uomini che disertano, che sono orgogliosi della propria diversità, di affermare una differente mascolinità, di reinventare una identità nuova che non è basata sull’oppressione di altri generi.

Abbiamo tentato di raccontare la vita delle donne con le parole delle donne e la vita degli uomini con le parole degli uomini.
Entrambi censurati perché non conformi alla cultura dominante. Perché si toglie il diritto di parola alle donne che smentiscono i tanti maschi che per secoli hanno descritto protagoniste femminili ridisegnandole secondo il proprio punto di vista. Quello maschile. E si toglie il diritto di parola agli uomini che non concordano con le tesi di chi li vorrebbe oppressori, machisti, violenti, aguzzini alla guardia di prigioni dove le donne dovrebbero essere chiamate solo a partorire e a svolgere i lavori di cura.

Uomini che non vogliono opprimere ed essere oppressi. Che si riconoscono in una categoria di persone che lottano insieme per il diritto a non essere sfruttati, umiliati, perseguitati. Mortificati giorno per giorno. Uomini che disertano i ruoli di “stato” che li vorrebbero massacratori di uomini, donne e bambini di altri paesi per arricchire multinazionali senza scrupoli. Uomini che appartengono a se stessi e che non hanno patria e bandiera perché sono cittadini del mondo e in qualunque parte del mondo esigono di non essere mai usati per derubare altra gente della propria libertà.

Uomini che hanno chiara la distinzione tra se e i padroni, gli sfruttatori, quelli che li vogliono in fabbrica per 12 ore di seguito senza pause ne diritto a giorni di malattia. Uomini che vogliono guardare al futuro e in quel futuro immaginano una società diversa nella quale possono studiare, progredire e amare senza essere obbligati a sostenere da soli il dovere/potere della responsabilità economica di un intero nucleo familiare.

Uomini che lottano a fianco delle donne perché sanno che le conquiste delle donne equivalgono a conquiste per tutti. Uomini che nelle loro lotte hanno le donne a fianco perché non usano l’oppressione di persone più deboli per ottenere l’illusione di essere vincitori di qualcosa. Sanno di essere vinti tra i vinti. Sanno di essere poveri tra i poveri. Sanno che i loro nemici stanno altrove. Perché non sono spinti dall’odio e dall’egoismo. Perché non sono vigliacchi e non tentano di guadagnare briciole di elemosina discriminando e rubando risorse a donne e persone che ne hanno bisogno tanto quanto loro.

Ci siete tutti. Siete tutte qui. Nella nostra memoria. Di anni di mail, messaggi. Commenti, segnalazioni, scambi di opinioni, regali di consapevolezza fatti e ricevuti che ci hanno in qualche modo reso sicuramente più ricch*. Siete parte di questa comunità di persone che lottano ogni giorno della propria esistenza perché nessuno ci ha regalato mai niente, vita inclusa.

Non è di sicuro questo il momento di mollare. Non è questo il momento di nascondere la testa sotto la sabbia perché la tempesta non passerà se voi non fate qualcosa affinchè passi.

Tirate su la testa, prendete il diritto di arrabbiarvi, smettete di immaginare che i nostri problemi si risolveranno scrivendo letterine a non meglio precisate entità superiori.

Riappropriatevi della vostra vita e usate il calendario dell’anno appena iniziato per descrivere obiettivi, mete, lotte.

Nessuno vi tirerà fuori dallo schifo in cui vivete. Bisogna che decidiate di autorappresentarvi. Perché siete tant*, siete fort*, siete arrabbiat* e avete voglia di volare.

Ed è una voglia che abbiamo anche noi. Perciò ci troverete a combattere con voi.

Prontissime a indossare le ali. Siamo già in fase di decollo.

Buon 2011 a tutt*!

Posted in Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali, Pensatoio, Precarietà, R-esistenze, Scritti critici.


5 Responses

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  1. Daria says

    31 dicembre tanta gente non puo mangiare e vive in condizioni precarie.
    1 gennaio tanto gente ipocriticamente dice buon anno ecc de che!!

    e illusione non realta e matrix, da circa 40 anni non festeggio e non ne sento lamancaza,
    e ogni anno c è chi dice hai fatto l albero questo quest altro che mo chi dice anche hai facebook, prima non esisteva nuovo giocattolo per potere, fatto per noi?? non credo…

    http://cellulare-magazine.it/site/news/13096/Facebook_sempre_pi%F9_ricco.php
    saluti dalla sempre piu sola.

  2. francesca says

    Auguri a tutte, libere di scegliere, di vivere felici, di non essere giudicate auguri a questo grande grandissimo blog.

  3. XYZ says

    Vorrei scrivere due righe che spero siano IT. Auguro a tutte le persone di valutare bene cosa significhi sposarsi. E le dinamiche che coinvolgono chi si trova coinvolto in questo tipo di contratto. Quasi tutte le famiglie che conosco sono malate. Continui litigi e frustrazioni.
    Auguri per un anno di consapevolezza sul ruolo che ognuno ha in questa società e che non corrisponde a quello di moglie/marito/madre/padre/figlio/figlia. Siamo prima di tutto esseri umani.

  4. Mary says

    Dobbiamo svegliarci. Imputerei anche un pò di colpa alle donne stesse. Perchè hanno lasciato che il femminismo divenisse qualcosa di negativo e si sono lasciate sfruttare dal sessismo dilagante?
    perchè le donne non recuperano questa sorellanza anzichè prendersi dai capelli tra loro?
    Proprio ieri ho visto due ragazze picchiarsi per un uomo….
    Non sapete cosa ho provato..una scena patetica ma comunque tipica di una società dove le donne si vedono come oggetti, dove lo sguardo maschile è importante e crea competizione tra femmine.

    Le madri poi, educano i figli maschi come fossero dei re: li servono e si comportano da chiocce e da schiave. Per non parlare delle mogli che stirano le camice al proprio uomo senza nemmeno azzardarsi di dire “non lo puoi fare tu?” perchè sembra che x loro sia scontato farlo.
    Poi li abituano pure male…perchè il giorno che magari non cucinano e non stirano lui si lamenta. Io pochi giorni fa ero a casa di parenti e mi hanno chiesto di sparecchiare. Io gli ho detto “perchè dovrei?” perchè le ragazze devono aiutare in casa mi dissero..Io gli ho detto “ma chi lo dice” e loro “rimarrai zitella e non ti sposerai mai se continui così” e infine gli risposi “preferisco rimanere zitella che sposarmi con un uomo che mi tratta da schiava” e infine mi hanno dato dell’acida e maleducata, ma almeno ho mostrato che sono una donna. E indovinate chi mi disse quelle cose? Le mie zie (femmine).

    La colpa purtroppo è anche di noi donne, abbiamo smesso di lottare e ora ne abbiamo viste le conseguenze. Siamo tornate ad essere il sesso debole.
    Mi spiegate perchè negli altri Paesi come la Svezia dove il femminismo è + forte le donne se la cavano meglio?
    Non è una coincidenza.
    Scusatemi per questa critica.
    Ok gli uomini italiani sono diversi dagli svedesi, sono più sessisti è vero..ma appunto per questo dovremmo essere + unite no?
    la colpa è degli uomini certo, che picchiano stuprano e ci uccidono, che sono violenti e ci discriminano…ma in altre cose è colpa nostra cioè che educhiamo gli uomini sin da bambini a fare i padroni.
    Per farvi un esempio: Berlusconi penserebbe meno che le donne fossero a sua disposizione se noi gli dessimo meno l’impressione di esserlo.
    Perchè B. è circondato sempre da escort, donne che per successo sono disposte a vendersi, ministre che pur di andare in parlamento sono pronte a tutto, ministre che si fanno sfruttare senza rendersene conto.
    Buon anno a tutt*
    per la lotta mi unisco a voi! grazie di esserci:)

  5. Rachel says

    tanti auguri!!!!
    sarà la decima volta che lo ripeto ma siete le migliori :D:D vi stimo per davvero e siete un esempio per me, per chi scrive in questo blog e per chiunque io conosca!! parlo di voi anche con alcune mie amiche e spero che un giorno anche loro leggeranno le vostre sagge parole!
    ancora auguri e felice anno nuovo!
    pensiamo in positivo e, speriamo che quest’anno qualcosa cambierà=)