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Il senso dell’umorismo di Bruno Vespa

http://4.bp.blogspot.com/_QFM_21juXpg/S_kAnJFoEtI/AAAAAAAABYc/sCWQa1mHa08/s400/accabadora.pngSomiglia tanto al senso dell’umorismo di quelli che fanno una battuta sessista e poi ci ridono su. Devi gradirla, ti deve piacere, la devi apprezzare, altrimenti TU non hai senso dell’umorismo.

Deve essere stata una serata difficile quella vissuta da una persona come Michela Murgia, della quale ho potuto apprezzare il libro “Accabadora”, la complessità e l’intelligenza. Deve essere stato difficile immaginare che perfino nel contesto di un premio letterario le donne perdono di valore  per ciò che fanno e ne acquistano esclusivamente per il decollete che hanno.

Non un apprezzamento per le scrittrici, per i libri, per l’intelligenza, la testa, le idee, la creatività, il contributo alla cultura di questo paese che piange miseria da ogni parte. Ci ritroviamo invece ancora ad avere a che fare con il vecchio modello anni cinquanta, il presentatore cascamorto, il cameramen cecchino alla ricerca di pezzi di carne da favorire al pubblico arrapato.

http://www.liberolibro.it/wp-content/uploads/acciaio-1.jpgSe quello premiato al Campiello fosse stato un uomo il presentatore quale parte del corpo avrebbe chiesto di inquadrare? Sono davvero molto curiosa.

Deve essere stata davvero una serata difficile per Michela Murgia, con la sua ironia sferzante, la sua penna brillante, la fantasia proiettata verso il futuro. Niente a che fare con il vecchiume che si sarà vista davanti, neanche si fosse trattato di una festa paesana, una sagra con il presentatore dal capello unto e la dizione dialettale.

Fosse stata la serata dei premi alle scienziate, le fisiche nucleari, le specialiste in ingegneria, astrofisica, chissà che altro, Bruno Vespa avrebbe cercato molecole nelle scollature?

Leggiamo i bei libri scritti dalle donne, c’è tutto da guadagnare. Ancora una volta, invece, gli uomini fanno veramente piangere.

Posted in Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali.


4 Responses

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  1. anto says

    Come commentare invece la risposta della Avallone?
    non ha avuto il coraggio di dire quello che pensa? da vincitrice del premio ha voluto tenere i toni bassi?

    oppure forse non e’ interessata? forse quel “complimento” non le ha dato fastidio?

    mi sarebbe piaciuto sentirle dare qualche parola, anche ironica..ma contro quell’ignorante di vespa

  2. Masako says

    Giusto fikesicule, leggiamo e facciamo leggere ai nostri figli e alle nostre figlie libri scritti dalle donne.
    Nei programmi ministeriali c’è una misoginia che fa spavento.
    Se è vero che alle donne è stato impedito per troppo tempo di esprimersi, anche attraverso la scrittura, è pure vero che coloro che sono riuscite a sfuggire a restrizioni e stereotipi ci hanno lasciato un contributo di valore inestimabile.
    Quindi si alle autrici contemporanee ma anche a coloro che fanno parte di una splendida eredità culturale spesso trascurata e lasciata in ombra da penne maschili e maschiliste. Io ultimamento ho avuto modo di fare un felicissimo incontro letterario con un’autrice che non conoscevo: Irène Némirovsky. Ne sono entusiasta.

  3. Natla says

    E’ che bisognerebbe imparare a reagire a caldo alle molestie…
    Invece come al solito ci paralizzano l’imbarazzo – perché sai che dopo quella frase tutti ti stanno guardando le tette (come ha spiegato Murgia sul Fatto di oggi) – e il senso di colpa. Perché ci scommetto che in quegli interminabili istanti, Avallone si sarà sentita in colpa per essersi messa un abito scollato.
    E’ così i sessisti vincono.
    Chissà di cosa avrebbero parlato i giornali se la scrittrice avesse schiaffeggiato la mano sudaticcia del vespone dicendo “oh… ma che insetto molesto…”

  4. Arguzia says

    Ecco!
    Ora si che ho capito quale sia il mio vero problema! Mi manca il senso dell’umorismo. Finalmente qualcuno me lo fa notare.
    No, davvero, non ne potevo più di incazzarmi come una biscia ad ogni battuta sessista, ad ogni immagine svilente, alla pubblicità al limite del porno.
    Sono contenta, adesso so che se penso che il mio corpo non sia merce da mettere in mostra è solo perché non ho senso dell’umorismo.
    Ah, che bella cosa la consapevolezza.