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Verona: i due latitanti si erano rifugiati a Londra

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Update: si annuncia che per sabato 17 maggio a verona una manifestazione antifascista nazionale. Faranno sapere di più nei prossimi giorni.

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"I due ricercati stanno tornando da Londra dove ci risulta che siano stati in passato altri latitanti di estrema destra e dove esiste una rete che garantisce loro protezione." Questo è quello che ha detto il giornalista in collegamento da Verona per la trasmissione "Chi l’ha visto".


Lo stesso giornalista
ha
raccolto le dichiarazioni di un dirigente della digos il quale ha
precisato che gli assassini di Nicola hanno una provenienza politica
che fa riferimento ad ambienti di destra. Altri giornalisti presenti,
come quella del Corriere (pagina locale) e persino il direttore de L’Arena di Verona (che rappresenta perfettamente la mentalità liberale, cattolica, destrorsa della città che fu la culla di Ludwig e che applaude al finanziamento delle ronde), hanno
affermato la stessa cosa sottolineando però come la questione della
sigaretta fosse un pretesto per aggredire comunque qualcuno che non era
vestito o non era conforme ad un modello preciso.


Nicola
, in particolare, aveva i capelli lunghi. E c’e’ chi
nel corso della riuscitissima manifestazione ha affermato che la
questione è nota a tutti e che va avanti da tempo, diventando
gravissima negli ultimi dieci mesi di amministrazione del sindaco Tosi.


Il sindaco
dal canto suo, in linea con il depistaggio che viene fuori da tutti gli ambienti di destra, 
continua a dire che si tratta di un fatto isolato e nega che a verona
si sia mai creata l’atmosfera di invivibilità e di "insicurezza" per i
cittadini a causa di una motivazione che ha una radice ideologica e
politica precisa. Egli si rimette la coscienza a posto con una specie di veglia organizzata per giovedì prossimo sulla base di un documento contro una "generica" violenza firmato da tutte le componenti del consiglio comunale, compreso il PD. Gli unici a non aver firmato sono stati i cossuttiani. 


L’informazione italiana

comunque non è fatta solo di trasmissioni a raitre, lo sappiamo, e
dunque varrà la pena descrivere il servizio penoso che ha fatto il tg
di canale cinque e quello di rai due. Nel primo si sono affaticati per
definire la radice politica degli ultrà italiani scoprendo addirittura
che ci sarebbero dei gruppi in cui destra e sinistra hanno fatto un
patto esclusivamente teso a realizzare atti di violenza. Su rai due
invece hanno fatto un mega servizio con due parole per dire che
nicola è morto e al presidio organizzato dai centri sociali e da sinistra critica ci sarebbe stato anche il sindaco (chi l’ha organizzato ha ritenuto giustamente di voler fare a meno della sua solidarietà) e poi dieci minuti di umanizzazione degli assassini. Poi c’e’ l’Ansa o il Corriere della Sera che mettono tristemente sullo stesso piano l’omicidio di Nicola con l’atto di bullismo ad un ragazzino di quattordici anni. Vale la pena spiegare che il bullismo non ha una matrice politica e che gli assassini di verona hanno invece agito spinti da convinzioni politiche riferite a "dis-valori" precisi che a loro volta fanno riferimento alla xenofobia, alla superiorità di una razza o di una parte politica sull’altra, alla discriminazione di genere (pensate a cosa avrebbero fatto se avessero incontrato un gay o una lesbica), alla convinzione che chi aderisce ad ogni orientamento politico diverso dal loro merita una punizione. 


Neanche di fronte
ad un assassinio così terribile
comunque la destra del nostro paese tace, quantomeno per questione di
decenza. La terza carica istituzionale del nostro paese si permette di
fare una sua personalissima graduatoria
dei gesti "cattivi" mettendo al primo posto una manifestazione contro
la politica di Israele e al secondo una aggressione dalla chiara
matrice culturale e politica fascista che ha spezzato la vita di Nicola.
Complimenti al presidente della camera e alla sua scala di valori,
soprattutto perchè non mi è sembrato che egli abbia detto alcunchè
circa il danneggiamento della targa dedicata alle vittime delle fosse
ardeatine con tanto di scritte neofasciste subito dopo l’elezione di
alemanno a sindaco di roma. Usare Israele per minimizzare l’assassinio
di Nicola deve essergli sembrato la realizzazione di un sogno vecchio
almeno sessant’anni.


Quest’ultimo
a sua volta continua nella sua personale opera di revisione
della storia facendo diventare la resistenza e la liberazione dal
fascismo una specie di guerra civile in cui vorrebbe scovare atti
"cattivi" che a suo dire stavano da una parte e dall’altra. E nella sua personale esplorazione degli "estremismi" di sinistra non mi sorprenderebbe se per dare prova di risolutezza contro l’omicidio di Nicola facesse sgomberare i centri sociali.


C’e’ qualcun’altro
che vuole
continuare a legittimare la cultura assassina fascista? Coraggio, è il vostro tempo.
Quello del "fascismo che non esiste" (che a me ricorda tanto il tempo omertoso siciliano de "la mafia non esiste"). Quello della assenza di coraggio e di capacità analitica e militante a sinistra. Ammazzateci tutti, perchè ognuno di noi si chiama Nicola.

Articoli correlati e materiali:

—>>>Una cronaca audio di Radio Onda Rossa con interviste da Verona
[le interviste danno un quadro chiaro di quale sia la realtà di verona e di quali sono le motivazioni anche culturali che spingono alla omertà nei confronti del neonazismo]


—>>>Della sinistra vigliacca e della responsabilità morale 

—>>>Squadrismo e neofascismo in Padania 

—>>>Il fascismo non è una questione di ordine pubblico

Posted in Anticlero/Antifa, Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio.


5 Responses

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  1. claudio. says

    ottime segnalazioni sul veneto e affini che non sapevo, purtroppo se i nostri tg, nazionali, manderebbero in onda, queste notizie, sveglierebbero un sacco di coscienze, che al nord, ormai si son abituate a queste cose.

    io son stato a treviso, nel 2007, non vedevo un cane, girare, un barbone, un marocchino, e altro come si vedono nelle altre citta, o chiesto e mi hanno risposto, che il comune, gli ha cacciati, si ha cacciato, i cani, i barboni, e i chi elemosina, me no male che non mi hanno picchiato dato che ho i capelli lunghi, ma quel aria, non mi piaceva, mi dava una sensazione falsa, si falsa, tranquillità.

    saluti cla.

  2. FikaSicula says

    grazie Gianni, per ogni segnalazione che stai pubblicando. sono utilissime.
    ciao

  3. gianni says

    ti segnalo questo articolo:

    da L’Unità Online
    Quei bravi ragazzi del Veneto Fronte Skinheads
    Marco Filippetti

    inferocito, periodico veneto fronte skinheads
    Un numero de L’Inferocito, periodico del VSF

    Se non è politica sarà questione di musica? sarà per qualche stonatura che quando Andrea Miglioranzi, consigliere comunale veronese della giunta Tosi, nonché ex cantante del gruppo nazi-rock «Gesta Bellica» l’anno scorso, fu incaricato di seguire per il Comune l’amministrazione dell’Istituto storico della Resistenza, ci fu un’indignazione generale. Lui che inneggiava a Salò e ai gerarchi del Terzo Reich.

    Un altro personaggio chiave per capire il complesso ruolo del Veneto Fronte Skinheads nella costellazione dell’estrema destra italiana è Piero Puschiavo, imprenditore, considerato fondatore e leader dell’associazione culturale Veneto Fronte Skinheads, l’organizzazione di «boneheads» più longeva e radicata della penisola, che può contare su alcune centinaia di attivisti disseminati nel bacino compreso tra le città di Verona, Vicenza, Padova e Treviso.

    Il VFS è collegato al network neonazista internazionale “Blood & Honour”, sangue e onore, attraverso l’etichetta discografica vicentina War Sound, già Tuono Records, di Andrea Bellini, un altro leader storico dell’organizzazione, e costituisce l’anima del circuito White Power Rock del nord-est, aderente già dalla fine degli anno ‘80 a White Noise e in grado di organizzare il suo primo raduno internazionale nazi-rock nel 1988.

    Il Veneto Fronte Skinheads giunge agli onori della cronaca il 29 gennaio 1993, quando la Magistratura emette quindici avvisi di garanzia per ricostituzione del partito fascista nei confronti di altrettanti esponenti dell’organizzazione, nell’ambito della «Operazione Runa», volta a colpire il network nazionale di «Base Autonoma». Dopo questa operazione di Polizia il VFS è l’unica formazione del network a mantenere in vita il proprio tessuto organizzativo, ma i guai giudiziari sono appena cominciati.

    Il 4 ottobre 1994 lo stesso Puschiavo, insieme ad altri sei aderenti all’organizzazione (tra cui Alessandro Castorina, componente della band nazi-rock Gesta Bellica, la stessa di Miglioranzi), vengono arrestati con l’accusa di violazione della Legge Mancino. Tra gli episodi contestati l’esposizione di striscioni di stampo nazista allo stadio Bentegodi di Verona in occasione della partita Italia–Uruguay del 22 aprile 1989, l’organizzazione di una cena conviviale avvenuta il 18 aprile dello stesso anno in occasione del centenario della nascita di Adolf Hitler e, tra gli altri, l’affissione in piazza Bra a Verona di un manifesto che recitava: «Siamo un gruppo di giustizieri nazifascisti. Rivendichiamo la nostra territorialità messa a dura prova con l’arrivo di questi cani negri che contaminano la nostra terra e che portano la loro droga nel sangue italiano».

    La vicenda giudiziaria volgerà alla conclusione solo il 22 ottobre del 2004 con l’assoluzione di tutti gli imputati, attraverso una sentenza del Tribunale di Vicenza, presieduto da Giuseppe Perillo. Il Collegio, pur riconoscendo la natura dell’ideologia politica, economica e sociale del VFS, «che accoglie integralmente le note dottrine del totalitarismo nazista e fascista», ha ritenuto che i fatti oggetto del capo di imputazione, cioè l’enunciazione dei principi dell’associazione attraverso la diffusione della rivista “l’Inferocito” (bollettino ufficiale dell’organizzazione) e di altri volantini e manifesti per sostenere una visione storico-ideologica che accredita la superiorità della razza bianca, vanno analizzati e confrontati con l’articolo 18 e 21 della Costituzione: rispettivamente, il diritto dei cittadini di associarsi liberamente e la possibilità di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

    In virtù di questi dettami costituzionali, secondo Perillo, può essere punito «non il contenuto del pensiero istigatore, ma l’azione pratica di questo, diretta ad influire sulla psiche della persona incitata, spinta ad operare, nella propria sfera di attività concreta, nel senso voluto (e frequentemente attuato come esempio da seguire) dall’agente».

    Secondo la sentenza del Tribunale di Vicenza, la propaganda razzista del Veneto Fronte Skinheads non costituirebbe perciò una violazione della Legge Mancino, in quanto si sarebbe avvalsa «soltanto dell’efficacia persuasiva dell’argomentazione e della comunicazione, senza l’apporto di azioni concrete ed effettive di incitamento».

    In realtà le «argomentazioni persuasive» del Veneto Fronte Skinheads si manifestano spesso attraverso forme che travalicano decisamente lo strumento della mera comunicazione ed è lo stesso Puschiavo a confermarlo nell’intervista concessa a Il Giornale di Vicenza di martedì 28 dicembre 2004. Alla giornalista che gli domanda se oggi sarebbe disposto a ripetere tutto ciò che ha fatto in passato «compresi gli errori, le pestate e gli slogan sui muri», Puschiavo replica: «Senta, credo sia chiaro a tutti che noi non siamo certo per la filosofia del «porgi l’altra guancia». Detto questo preciso anche che siamo sempre stati militanti di piazza e in piazza lo scontro può essere sempre imminente. E comunque ricordo che ogni nostra azione “pesante” era di riposta ad una precedente provocazione pesante».

    Nel 2004 Puschiavo entra in Fiamma Tricolore e nell’ambito della stessa intervista concessa a Il Giornale di Vicenza, fa chiarezza sulla natura del legame che intercorre tra il Veneto Fronte Skinheads e la Fiamma Tricolore. Puschiavo motiva la sua decisione di entrare nel comitato centrale del partito di Romagnoli spiegando come fino a quel momento il Veneto Fronte Skinheads abbia agito «da una posizione rigorosamente extraparlamentare, sostenendo “collaborazioni” trasversali con i partiti che riteneva in sintonia con il proprio pensiero» e, con essi, portando avanti diverse iniziative con successo ma senza riscontri in termini politici. Da ciò, spiega, è emerso «il bisogno di raccogliere ciò che si semina e poi di quantificarlo». Quella di Puschiavo è una scelta individuale ma, come segue nell’intervista, riconosce che «il dialogo con la Fiamma, soprattutto a livello locale, c’è sempre stato ».

    In un’altra intervista piu recente al sito la destra.info alla domanda «Quali sono i personaggi e i miti di riferimento del tuo movimento?», Piero Puschiavo risponde «La lista sarebbe lunga, ma per rimanere alla storia più recente direi Benito Mussolini, Alessandro Pavolini, Ettore Muti, gli Eroi della RSI, del Piave, gli Arditi, i Corpi Franchi tedeschi dal 1919/21, Rossbach, e poi meglio che mi fermi…». Altri aspetti preoccupanti emergono dalla rivista Gnosis organo dell’Aisi (ex Sismi), che disegna il panorama «boneheads» o testerasate del Nordest come un «laboratorio politico dell’estrema destra italiana» , punto d’incontro tra gruppi politici, gruppi musicali e ultras.

    Quanto ai fatti di Verona, il Veneto Fronte Skinheads in un comunicato «prende categoricamente le distanze dall’aggressione: il fatto che questo squilibrato mentale – scrivono riferendosi a Raffaele Delle Donne, il primo a confessare – dichiari di essere vicino al nostro ambiente e che indossasse un giubbetto tipo “bomber” la sera dell’aggressione o che abbia anche ipoteticamente assistito ad un concerto organizzato dalla nostra associazione, non significa assolutamente che abbia a che fare con noi». Poi , i cordiali saluti: «Feroci più che mai».

  4. FikaSicula says

    mah… chi lo sa… qualunque cosa sia non si può dire perchè sssssssssshhhhhhhhh ti diffidano. non si possono fare neppure associazioni analitiche e culturali. in sicilia la mafia ti condannava al silenzio e all’omertà minacciando di ammazzarti. eppure in tanti abbiamo parlato e più ne ammazzavano più gente si è esposta e tu pensa siamo ancora vivi. non è stato semplice ma siamo ancora vivi.
    ora vorrebbero farci stare zitti con questa nuova formula dell’azzittimento. anche questa cosa della denuncia per diffamazione l’hanno cominciata in sicilia. il primo che io ricordo condannato ad un risarcimento assurdo fu un docente antimafioso che nel forum sociale antimafia del 2002 ci spiegava qual’era il nuovo strumento di intimidazione: la querela per diffamazione. perchè ci vuole un avvocato, soldi e loro ne hanno tanti e noi invece no. ma sempre di minaccia si chiama. è un omicidio sociale, come quello dei mafiosi era un omicidio fisico.
    :||||||

  5. babi says

    cosi’ a naso mi viene da dire che l’organizzazione a londra magari si chiama easy london..
    sicuro mi sbaglio ma mi viene da pendarlo