Ieri raccontavamo come anche a Bologna si sia aperta la caccia alle streghe e come questa cosa alla fine si sia tradotta nella denuncia di diciassette persone partecipanti ad un presidio davanti una farmacia che si rifiuta di vendere la pillola del giorno dopo. La cosa che in questa storia fa veramente specie è il fatto che evidentemente i commercianti di farmaci, così come i medici praticanti obiezione anche per questioni che non sono previste dalla legge 194, ritengono di essere protetti da una veste (talare) di impunità che consente loro di fare come gli pare.
Il punto è che non si può ululare alla "persecuzione cristiana" in un luogo in cui ad essere "perseguitati" sono i laici, soprattutto se ad ululare sono persone che commettono atti persino "illegali" rispetto ai quali c’e’ ben poco da dire. Questi individui guadagnano soldoni e il boicottaggio è il minimo che si meritano. O forse immaginavano che le persone che hanno una coscienza politica non cominciassero mai a chiedersi dove finiscono i propri soldi anche quando si tratta di finanziare attività che legittimano la cultura di aggressione ai valori laici?
Il gruppo di attivist* invita tutt* a parlare di quello che è successo e di molto altro ancora in un incontro pubblico, martedì 18 marzo alle ore 21.00, al centro sociale TPO di Bologna.
Vi copio sotto il documento di invito all’iniziativa:
BOICOTTA CHI DECIDE PER TE
FUORI I NOSTRI CORPI DAL VOSTRO CONTROLLO
Questa mattina abbiamo appreso dai giornali che sono diciassette le denunce arrivate in seguito all’azione pubblica di venerdì pomeriggio 7 marzo. Le accuse che ci vengono mosse sono di interruzione di servizio di pubblica necessità, danneggiamento e imbrattamento, per il semplice fatto di aver denunciato la farmacia S. Antonio di via Massarenti, che si rifiuta di vendere la pillola del giorno dopo, contraccettivo d’emergenza, incorrendo nel reato di rifiuto d’atti d’ufficio (art. 38 del R.D. 30 settembre 1938, n. 1702).
Abbiamo sanzionato – riversando due sacchi di palline di polistirolo all’ingresso dell’esercizio e distribuendo materiale informativo – quella che per noi è una sovradeterminazione che si gioca sulla nostra volontà di decidere sui nostri corpi e sulle nostre forme di vita. Eravamo lì per ribadire che non tolleriamo che medici, preti e politici si arroghino il diritto di decidere per noi. E che non riconosciamo a queste categorie lo status di obiettori, quando il loro vero ruolo è quello di meri controllori di un ordine in cui non ci riconosciamo.
Le reazioni spropositate di curia, media ed esponenti di partiti di centro destra seguite repentinamente all’azione di venerdì rivelano che forse abbiamo toccato un nervo scoperto: la farmacia non è un luogo neutro, bensì un luogo centrale attraverso il quale si esprime sul territorio l’onnipresenza della cura medica nella cultura occidentale, ma è anche un vero e proprio dispositivo di potere con un compito ben preciso: far circolare pratiche di controllo e disciplina attraverso il corpo sociale.
L’accanimento con cui ci perseguono, nonostante l’evidenza dei fatti smentisca le accuse, sta ad indicare che il percorso di disvelamento intrapreso mette in luce che quello in atto non è solo un attacco da parte delle autorità ecclesiastiche, ma anche un preciso tentativo di alcune potenti autorità non elettive di misurare sui nostri corpi il peso della propria influenza su questa campagna elettorale. Così come riconosciamo dietro l’isterica reazione del farmacista una potente comunità epistemica dai toni neoteocons. Non a caso sui giornali del 12 marzo la FOFI (Federazione ordine farmacisti italiani) dichiarava l’intenzione di riscrivere un testo di legge che tuteli il diritto all’obiezione anche per i farmacisti: di fatto le connessioni scienza medica-formazione-dispositivi di potere sono oggi più strette che mai e trovano nel controllo dei corpi e della sessualità un loro prescelto terreno di scontro.
Non si tratta quindi solo di repressione ma anche di normazione. Non saranno infatti le diciassette denunce a fermare la nostra campagna: quello che ci preoccupa è come le pratiche di espressione che vanno al di là dei semplici movimenti di opinione siano immediatamente tacciate di terrorismo attraverso campagne mediatiche e simultaneamente vengano tradotte da parte della procura di Bologna in procedimenti giudiziari. Il fine è di isolare pratiche conflittuali quali la promozione di campagne pubbliche di boicottaggio, capaci di consegnare a tutti la possibilità di riprodurre quotidianamente comportamenti di dissenso.
E tutto questo avviene in uno specifico momento politico sia nazionale che cittadino: un momento caratterizzato da una parte da una campagna elettorale che più farnetica sul diritto alla vita più omette le soggettività e i corpi reali, i quali autonomamente esprimono protagonismo e radicalità; e dalla stigmatizzazione di quelle soggettività che a Bologna esprimono e praticano conflitto su questi terreni.
Per tutte queste ragioni oggi ci vogliono zittire. E per tutte queste ragioni invitiamo tutte e tutti a partecipare ad un incontro pubblico Martedì 18 marzo alle ore 21 al cs Tpo.
Come Alice che inseguiva il bianconiglio noi abbiamo seguito i nostri desideri e ci siamo ritrovate/i in un deserto popolatissimo: da una parte le nostre "macchine" desideranti, dall’altro gli apparati di cattura e di trascrizione di normazione e controllo. Li abbiamo scoperti nel momento stesso in cui provavano a nascondersi.
Di fronte a questo ennesimo tentativo di normarci "adesso ridiamo con la risata di chi gli ordini li ignora".
Guai a chi ci tocca – Tpo
Naturalmente il titolo del comunicato è: “Fuori i NOSTRI corpi dal VOSTRO controllo”… una disattenzione…
Ottimo post e bellissimo striscione.