Il 4 marzo c’e’ un presidio sotto il tribunale di Bologna, Piazza Trento Trieste alle 9.30, in solidarietà a Mara, violentata al Parco Nord il 26 agosto 2006. Le donne del Collettivo "Quelle che non ci stanno" il 1° marzo stavano volantinando per promuovere il presidio e sono state fermate dalla polizia e portate in questura per l’identificazione. Sotto riporto il comunicato che spiega come è andata. A me non resta che sperare che in futuro noi si possa fare a meno di tanta "sicurezza"!
COMUNICATO di QUELLE CHE NON CI STANNO
sulla repressione poliziesca a Bologna
Alle
ore 17 del 1 marzo 2008, in via delle Belle Arti tre compagne del
coordinamento Quelle che non ci stanno, che denuncia da anni la
violenza maschile sulle donne, promuovevano un presidio per il 4 marzo,
sotto il tribunale, in solidarietà ad una donna che denunciò nel
settembre del 2006 colui che aveva cercato di stuprarla, tre uomini in
borghese senza qualificarsi come forze dell’ordine le avvicinavano
chiedendo loro di mostrare i documenti d’identità.
La
digos solo in un secondo momento si qualificava, a seguito di
molteplici richieste delle compagne che nel frattempo stavano cercando
di contattare un’avvocata.
L’avvocata
contattata consigliava loro di dare le generalità, ma la
comunicazione veniva interrotta bruscamente dal sequestro del telefono
cellulare da parte di un poliziotto.
Nel
frattempo erano già arrivate sul posto 4 volanti della polizia. Alle
compagne, circondate dalla polizia, veniva impedito di dare le
generalità e intimato con violenza e prepotenza di salire in macchina.
Circondate
da più di 15 poliziotti e digossini venivano quindi introdotte
forzatamente sulla volante della polizia e condotte in questura con
sirene spiegate. Giunte in questura venivano tutte e tre identificate
con foto segnaletiche e impronte digitali di entrambe le mani e dei
palmi, quindi intimidite e minacciate in svariati modi, trattenute per
tre ore, alla fine delle quali, denunciate per rifiuto di dare le
generalità e resistenza a pubblico ufficiale.
Durante
questo fermo è stato loro impedito di comunicare all’esterno quanto
stava accadendo, lasciandole in uno stato di totale isolamento.
Nel frattempo donne e lesbiche del coordinamento giungevano in solidarietà alle compagne in questura.
Denunciamo
la violenza verbale tenuta da subito, le minacce continue, la volontà
di impedire di comunicare sia all’esterno che tra loro, la violenza
attuata con la presenza di più di quindici poliziotti che le
accerchiava e le spingeva di forza in macchina, la scelta di un luogo
isolato per effettuare il fermo che ancor di più impediva la
visibilità di quanto stava avvenendo.
Denunciamo
le minacce di perquisizione personale in questura, le modalità di
identificazione avvenute attraverso foto segnaletiche e impronte
digitali, l’arroganza, prepotenza, derisione tenuta.
Denunciamo la repressione che colpisce 3 compagne del nostro Coordinamento contro la violenza maschile.
Tutto questo per noi non è solo abuso di potere, ma intimidazione mirata all’attività politica delle donne e lesbiche.
Ricordiamo
che questa repressione non ci è nuova: a novembre 2006 a Crevalcore,
durante una manifestazione di denuncia di uno stupratore, la polizia
teneva un comportamento fortemente intimidatorio e minaccioso nei
confronti delle manifestanti, identificandole e cercando di impedire
lo svolgimento stesso della manifestazione. IL 20 aprile 2007, durante
una manifestazione in Cirenaica, in solidarietà ad una donna che aveva
denunciato i suoi due stupratori, ancora una volta la digos minacciava
Quelle che non ci stanno.
In questo caso unico neo della nostra presenza pubblica che ci teniamo a
comunicare è stato l’ostruzionismo delle forze dell’ordine, 4 uomini in
borghese, che non si sono mai identificati come tali ed una donna che
da un certo punto in avanti ha filmato e ripreso ogni nostro movimento.
In
fase di conclusione della manifestazione mentre le donne che avevano
partecipato scioglievano il corteo, per prendere ognuna la propria
direzione, in forma subdola e senza che sussistesse nessun motivo
specifico, la polizia provava a fermare ed identificare singole donne.
Allora
noi ci chiediamo se il compito di questi operatori delle forze
dell’ordine retribuiti anche da noi sia quello di impiegare numerose
ore del proprio lavoro a controllare, identificare, provocare e magari
denunciare le donne che provano a porre fine e a arginare le atrocità
che nei loro confronti vengono agite.
Coloro
che hanno come dovere la sicurezza non solo non ce la danno, non
riuscendo ad impedire che avvengano gli stupri nè a perseguirne i
colpevoli, ma aprono spazi ad atteggiamenti sessisti ostacolando e
perseguendo noi .
Il paradosso è evidente e vogliamo che tutte ne siano al corrente.
Bologna, 2 marzo 2008
Quelle che non ci stanno
…la solita DIGOS.
Viva le donne e le reti solidali.
Bà
Le solite femministe
Bimbovic 🙂
esatto!
evidentemente alla polizia devono essere sembrate enormi. 15 poliziotti per 3 femministe è una bella gara 😛
Ma le compagne di bologna sicuramente sono grandi e grosse come Xena, altrimenti che cazzo so arrivati a fa’ con quattro volanti in quindici?
La conosco la cucina emiliana-romagnola, ho un terreno (matrilineare) vicino Forlì. Lo so come magnano! Sicuramente i poliziotti erano del sud, e noi al sud siamo magri, dovevano essere per lo meno il triplo di numero per potersi difendere…
Come disse PierPaolo nel lontano ’68? Sul casino di valle giulia?
Tutto il mio sostegno morale e il mio peso fisico in sostegno delle compagne che domane andranno al presidio bolognese.