Dobbiamo parlare di facebook!
di Nadir.org (traduzione del pezzo pubblicato da Nadir.org e segnalatoci da Ippolita – grazie!)
Per molti anni abbiamo fornito server e infrastrutture di comunicazione a gruppi di sinistra. Abbiamo fatto del nostro meglio per tenere al sicuro i server e abbiamo resistito alle pressioni delle autorità – volte ad ottenere i dati delle/degli utenti – con i più diversi metodi. In breve, tentiamo di offrire una forma di comunicazione libera all’interno del capitalistico internet. Abbiamo sempre concepito internet come una risorsa per le nostre lotte, ma allo stesso tempo lo abbiamo considerato un campo politico controverso e abbiamo agito di conseguenza. Eravamo convinti che la maggioranza degli appartenenti alla sinistra la pensassero allo stesso modo. Ma dal momento che sempre più persone di sinistra ‘usano’ facebook (o vengono usate da facebook), non ne siamo più così cert*. Il nostro lavoro politico è stato percepito invece come carente e sfinente. La comunicazione criptata attraverso server autonomi non viene percepita come emancipante ma piuttosto come una seccatura.
Disneyland.
Semplicemente non avevamo capito che, dopo l’intollerabile stress nelle strade e tutte quelle lunghe discussioni collettive, molt* attivist* sembrano avere questa esigenza di blaterare in lungo e in largo di tutto e tutt* su facebook. Non ci siamo resi conto che, anche per le persone di sinistra, facebook è la più dolce delle tentazioni. Che le persone di sinistra apprezzano, esattamente come tutte le altre, quel sottile flusso di sfruttamento quando non appare pericoloso e, per una volta, non cerchino di resistervi.
La cattiva coscienza che affliggerà molt*, e che avrebbe potuto rendere prevedibili le inevitabili conseguenze che facebook porta con sé, in questo caso non si è tramutata in azione. E’ davvero solo ignoranza?
Breve descrizione del problema: usando facebook, qualsiasi attivista non solo rende trasparenti e perciò elaborabili le proprie comunicazioni, opinioni, i “mi piace”, ecc. , ma – e questo è, a nostro avviso, molto più rilevante – rende vulnerabili organizzazioni e individui che non hanno nulla a che fare con facebook.
La capacità di facebook di cercare relazioni e somiglianze in rete, è difficile da capire per i profani. Le chiacchiere su facebook riproducono le strutture politiche, a tutto vantaggio dell’autorità e delle aziende. Queste possono essere cercate, scelte e aggregate non solo per ottenere informazioni precise riguardanti le relazioni sociali o le persone che ricoprono ruoli chiave ecc., ma anche per fare previsioni, da cui dedurre abitudini. Subito dopo i telefoni cellulari, Facebook è la più sottile, economica e efficace tecnologia di sorveglianza.
Gli utenti di Facebook sono inconsapevoli informatori?
Abbiamo sempre pensato che le/gli attivist* di sinistra volessero qualcos’altro, e cioè proseguire le proprie lotte su internet e usare la rete per le proprie lotte politiche. Questo è ciò che pensiamo ancora oggi. Ed è per questo motivo che gli utenti di facebook rappresentano un reale pericolo per le nostre lotte. Le/ gli attivist* pubblicano su Facebook importanti informazioni (spesso inconsapevoli di ciò che stanno facendo), che vengono sempre più frequentemente utilizzate dalle forze dell’ordine.
Potremmo addirittura accusare quest* utenti di collaborazionismo. Ma non siamo ancora arrivat* a questo punto. Abbiamo la speranza che le persone si rendano conto che Facebook è il nemico politico, e che le/gli utenti di Facebook lo rendono sempre più potente. L’attivista che utilizza facebook lo alimenta e rivela perciò le nostre strutture – senza che ve ne sia bisogno, senza ordini da parte di tribunali e senza essere sottoposto a pressioni.
Il nostro punto di vista
Siamo consapevoli di parlare da privilegiat*. Per noi, che abbiamo lavorato per anni – e a volte ci siamo anche guadagnati da vivere – con la rete, i pc, l’amministrazione di sistemi, la programmazione, la crittografia ecc., facebook è un nemico naturale. E siccome ci consideriamo anche attivist* di sinistra, questo va a sommarsi all’analisi della politica economica di Facebook, dove l’“utente” è trasformat* in un prodotto e allo stesso tempo diventa un consumatore. In gergo si dice “generazione della domanda”. Noi sappiamo che non tutti hanno a che fare con la rete nella stessa nostra maniera entusiastica. Ma che le/gli attivist* permettano a questo cavallo di Troia chiamato Facebook di essere parte del proprio quotidiano, è sintomo di ignoranza a livelli critici. Esortiamo tutt* a chiudere i propri account Facebook! State mettendo altre persone in pericolo! Agite contro questo “mostro di dati”. Lasciate GMX (noto provider di posta Tedesco) e simili. Abbasso google! Contro la conservazione dei dati! Per la neutralità della rete! Libertà per Bradley Manning! Lunga vita alla decentralizzazione! Combattiamo il capitalismo! Anche- e specialmente- nella rete! Contro lo sfruttamento e l’oppressione! Anche – e specialmente – sulla rete!
Fate saltare i nervi alle/i compagn* e fate presente, a coloro che stanno foraggiando facebook, che stanno dalla parte sbagliata!
Nadir, ottobre 2012
Vi segnalo un interessante articolo “in tema” con il post:
Appunti sparsi per una discussione sull’hacktivismo
http://www.umanitanova.org/n-35-anno-92/appunti-sparsi-una-discussione-sull%E2%80%99hacktivismo
La consapevolezza riguardo gli strumenti digitali è importante, non solo perché chi li usa “normalmente” sia in grado di valutarli sia politicamente che tecnicamente (tenendosi quindi ben lontani da facebook, googl, iCosi e affini), ma anche perché chi fà dell’attivismo digitale possa cogliere fino in fondo sia il senso politico che le conseguenze pratiche delle azioni che compie in prima persona e, allo stasso modo, valutare anche ciò che fanno gli altri…
Troppo complicato come discorso da proporre agli utenti. Oltre alla droga giornaliera di “sbirciare” le bacheche dei proprio amici e condividere i fatti altrui senza motivo, Facebook è senz’altro una macchina molto pericolosa dal punto di vista del marketing aziendale, immaginiamo politico!
Le pseudo lotte online come i grandi fans del Movimento 5 Stelle non hanno portato solo buoni frutti, ma senza l’aiuto della rete oggi non potremmo parlare allo stesso modo delle elezioni in Sicilia.
O si parte con un processo di educazione alla rete sin dalle elementari o non troviamo un punto di uscita alla questione. Per la cronaca: non uso Facebook.