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Riflessioni a caldo su Torino

Dopo aver ascoltato la testimonianza di Marta, a cui va tutta la mia solidarietà, ho dovuto prendermi una pausa, farmi un giro e riflettere.  La rabbia per quello che sta accadendo è tanta e non la si può contenere. La prima cosa che ho pensato è stata che è ancora necessario dimostrare il reale significato della parola “sicurezza” che ai più piace ma che per me è solo uno specchietto per le allodole. La “sicurezza”, di cui si riempiono la bocca i nostri politici, è ciò che arma i celerini, è quel concetto che gli consente di caricare degli adolescenti che provano a farsi sentire, a reagire allo smantellamento di quello che definiscono diritto allo studio (un diritto che per me fa acqua da tutti le parti, che sia attuato o meno…. e sul come viene attuato, quando viene attuato, ne potremmo parlare per anni). Durante il video Marta racconta che il celerino che entra nel bar, nel provocarle, gli dice che loro erano delle ragazzine, che non dovevano stare lì e che per questo meritavano ciò che gli è successo. Il mio sangue ha iniziato a ribollire. Oltre la violenza la beffa dell’autoassoluzione, del “mi hai costretto, io non volevo” che poi sta per “se foste rimaste al vostro posto non vi sarebbe successo nulla”.

Secondo il celerino Marta, come i suoi compagni e le sue compagne, avrebbe dovuto starsene a casa e accettare che altr@ decidessero sulla sua vita, in fondo sono ragazzin@, quindi come dice bene frantic, considerati stupidi, incapaci di un pensiero critico, bisognosi di un capo perché senza la giusta esperienza della vita o meglio del “come va il mondo”. Dunque quei ragazz@ avrebbe dovuto piegarsi all’autorità che sì, fa quello che fa, ma sempre per il nostro bene. E’ una beffa insopportabile e mi fa pensare ad espressioni come “se non ti fossi messa la minigonna non ti avrebbero stuprata”, “se non avessi urlato non ti avrei picchiata”, “se avessi accettato di fare sesso con me non ti avrei licenziato”, “se non ti fossi trovata in quel corteo non ti avrebbero caricato” ed ecc. Tutte scuse, tutte autoassoluzioni.

Il modo in cui i violenti si giustificano è il medesimo. Non è mai colpa loro, è sempre di chi reagisce. Chi reagisce è violento, chi alza la voce è violento, chi rivendica ascolto è antidemocratico. Ma la violenza per me ha il volto della democrazia e si attua attraverso i suoi tanti organi-istituzioni ed è per questo che non li sosterrò mai. Quello che è accaduto in questi giorni accade ovunque ci sia mobilitazione, resistenza, voglia di cambiamento, dove c’è gente che si è rotta le scatole di limitarsi a chiedere ascolto, di esser rappresentata … queste persone si autorappresentano, si autodeterminano e a queste persone va tutta la mia solidarietà. La resistenza, qualunque forma abbia, per me è legittima e auspicabile. Solo attraverso la decostruzione di tutti quei concetti che ci hanno inculcato nella testa, primo tra tutti la proprietà privata (lunga vita ai luoghi occupati, anzi liberati), possiamo davvero riuscire a cambiare le cose.

Mi piace concludere questo mio, non so come definirlo, fate voi… con una frase che prendo in prestito da un blog che sto seguendo con passione e che anche se riferita ai bambini, penso possa esser valida per tutt@ noi: “ai nostri bambini lo Stato insegna che farsi rubare la vita vuol dire essere responsabili”.

Posted in AntiAutoritarismi, R-esistenze.