Mazzola. Non c’è limite al fatto che ciò che scrive sia proprio ispirato da una cultura patriarcale che più patriarcale non si può. Perché io non merito considerazione in quanto vittima di violenza perché sono “l’essere più delicato” (rifiuto questa definizione), ma perché sono semplicemente una persona. Citando Mazzola: “Ciò mi fa orrore poiché la donna rimane sempre l’essere più delicato.”
Scrive Mazzola che le sue riflessioni sul femminicidio hanno scatenato una tempesta. E non gli viene in mente che sparare bordate di quel tipo mentre c’è un corpo ancora caldo che attende un funerale non è esattamente una azione comprensibile. Lo fai per provocare e per attivare meccanismi di difesa. Lo fai per inserirti in un discorso pubblico in totale contrapposizione così da attirare l’attenzione e farti condannare.
La tua modalità non è dialettica e interlocutoria. Tu emetti una sentenza, esprimi una condanna per il lavoro fatto contro la violenza sulle donne, contro il femminismo di cui dimostri di sapere assolutamente poco e non è perché hai messo il dito sulla piaga che la gente si è incazzata ma perché semplicemente hai prodotto un meccanismo sterile che non è teso a risolvere e capire ma solo a distruggere e a far metabilizzare accuse contro chi si spende per tentare di trovare soluzioni per arginare un fenomeno grave come quello della violenza sulle donne.
Esiste un femminismo autoritario e lo sappiamo anche noi, lo so io, lo sa lei, ma analizzi la questione in senso veramente sessista perché quel femminismo non è teso, come dici, ad egemonizzare la libertà maschile ma pure la mia perché mi obbliga a mantenere ruoli che non mi piacciono, perché mi dice che devo vendicarmi di te “per anni di retaggio avvilente” invece che guardare alla Fornero che fa riforme che massacrano tutti.
Ma non si chiama femminismo quello. Il femminismo è un’altra cosa. Quello è uno dei femminismi, forse, o è semplicemente quello che autorizza alcune donne di potere a fare scempio della mia e della tua vita. Il femminismo, quello vero, viene criminalizzato da loro e anche da te che non guardi a fondo e non capisci. Non capisci che in atto c’è una guerra tra persone, uomini e donne, contro altri uomini e donne e trans, e gay, e lesbiche e tutti i generi di questo mondo, mentre c’è chi come te si muove ancora in una dimensione binaria del mondo e ritiene che ciò che faccio io renda meno uguale te.
Hai una vaga idea di quanto danno ci possa fare quel femminismo quando ci condanna ad essere solo utero, natura, cura con tanto di preteso valore della differenza? Hai una vaga idea di quanto male ci possa fare tu quando parli di “essere più delicato” mentre ci sono io qui che provo disperatamente a dire che non sono delicata e fragile e che voglio essere autorizzata a dire che non sono santa ma semplicemente persona con tutti i limiti e i difetti e i pregi che una qualunque persona ha?
Tu sei esattamente speculare a quella cultura che dici di condannare. Sei opposto e uguale a quel femminismo e perciò quando tu parli schiacci me e tante persone come me che in quel ragionamento non c’entrano proprio niente. Perché la tua visione delle cose è vecchia. Perché parte da un negazionismo diffuso che collabora, è connivente, ad una invisibilizzazione dei femminismi come il nostro e fa un favore alle politicanti urlate, alle potenti che amministrano la cosa pubblica come fosse un bene privato, a quelle che ancora ci vogliono a casa a fare la calza e le balie invece che dirci con chiarezza che, tanto per dire, l’affido condiviso è un progresso che fa bene anche a noi.
Dove sta il punto se insisti nel dire che tutto il problema sia togliere la specificità di genere ad una violenza che una specificità di genere ce l’ha? Perché tanta insistenza? Non riesco davvero a capire. Le violenze sono tante e diverse al mondo e ciascuna violenza ha una propria specificità. Il femminicidio è specificamente riferito ad una modalità, un senso, un luogo, una dinamica che è sempre la stessa da quando è in vita il delitto d’onore. Che poi vi siano delle complessità lascialo dire a noi ma non ci dire che non esiste perchè i cadaveri esistono e noi che li guardiamo e lottiamo affinchè non ci siano siamo lì allo stesso modo.
L’accostamento al diritto di famiglia non è pertinente affatto e lo dico da persona che quel diritto di famiglia lo studia e lo ristudia anche perché approfondisce i temi di cui parli e lì il tuo ragionamento si fa condito di pregiudizi immensi perchè stai addebitando a me il mantenimento di un ruolo sociale sancito da chi gestisce il welfare che certamente femminista non è.
Che cosa c’entro io con il fatto che le donne sono condannate ad un ruolo di cura e gli uomini a quello di mantenimento? Le femministe lottano contro questo e non posso credere che tu non lo sappia. Di chi parli quando dici che il femminismo vuole mantenere quello status quo? Della Mussolini? Lei ti sembra una femminista? Quali donne, che ministre, voglio i nomi per favore perché ne ho abbastanza di leggere di femminismi che dominano il mondo quando in realtà vi riferite a donne di potere che schiacciano e massacrano anche noi.
Il femminismo vuole che il ruolo di cura sia condiviso. Vuole che i padri si occupino dei figli. Le femministe vogliono lavorare, vogliono un reddito indipendente e se vogliamo guardare al passato le femministe, quelle di allora, non volevano neppure la legge sul divorzio perché non erano disposte a scendere a compromessi e non volevano tantomeno prolungare la dipendenza economica da un uomo perfino dopo la separazione. Tu certamente sai da dove viene la legge sul divorzio, da compromessi tra socialisti e democristiani e dunque quello che fai è disinformare. E’ spargere fango contro il femminismo per un motivo che a me pare a questo punto puramente ideologico.
Noi non siamo quello di cui parli. Il femminismo non lo è. E in quanto alla mentalità che la donna sia fragile e gli uomini cattivi sei, tra gli altri e le altre, proprio tu a diffonderla mentre ci dici che “la donna rimane sempre l’essere più delicato“. Dunque se devi puntare il dito contro qualcuno comincia da te stesso perché è la cultura patriarcale che ci definisce in quanto deboli e sante per poi relegarci in casa destinate a fare le madri e le mogli come ammortizzatrici sociali di un sistema statale ed economico che non va.
Esci tu da questo sessismo e smetti di considerarci fragili salvo poi dire che esistono anche le demoni, quelle cattive e violente, sai che scoperta, perché se ci chiudi in quella dicotomia tra sante e demoni, sante e puttane, tu non ne esci e culturalmente ciò che illustri è solo la dinamica viziata di un cane che si morde la coda.
L’ho scritto la scorsa volta e avevo ragione. Chi tiene in vita e rafforza il femminismo autoritario sono quelli come te. Volevi dare una mano e legittimare quelle persone e quei metodi? L’hai fatto, complimenti. E sai perché? Perché se non esistono più loro non esisti più neppure tu con la convinzione sessista che le donne siano esseri delicati da assistere e tutelare e tutto il resto. Ecco tutto.
Posso fare una domanda?Tra l’articolo di Mazzola ed il commiato di fikasicula,di fondo,nell’opinione espressa,che differenza passa?Anche Mazzola descrive “un” femminismo,lo stesso che la nostra descrive in una serie di punti che non sto qui a ripetere e che ha creato disagi a più di qualcun*.P.S. Spererei mi rispondesse proprio Fikasicula,persona di cui mi fido quanto a coerenza e disinteresse,chè altre vostre firme,per come la vedo io,hanno già la forte attitudine a saltar di albero in albero come scimmie urlatrici.Grazie.
qua ad essere fragili non sono più le donne, sono gli uomini. Gli levi l’universalità del potere e loro non sanno più chi sono…