di Monica Perugini
Io vado a prendere i giornali e il caffè sempre nello stesso posto, vicino a dove abito praticamente da quando sono nata.
Tutti mi conscono, sanno cosa faccio e come la penso. E io di loro. Quasi sempre mi fermo a parlare con tutti coloro che mi fermano e mi chiedono informazioni sui servizi del comune o della provincia, se ci sono possibilità di fare un corso professionale in attesa che la crisi passi, se so di qualche opportunità di lavoro o di silvio che ne combina di ogni.
Entro a prendere il caffè, non ho bisogno di ordinare, mentre in piedi e sempre di fretta sfoglio il giornale locale.
Il bar è pieno di gente. Molti pensionati e pensionate sono seduti ai tavolini, ci staranno quasi tutta la giornata, li ritrovo lì anche la sera quando magari ci torno per l’aperativo, prima di rincasare o al termine del consiglio.
Sono tutte persone educate e ordinate che mi conoscono da ragazzina ma adesso mi chiamano signora o dottoressa oppure usano l’appellativo della politica: sono simpatici, dalla battuta pronta, sempre in dialetto, come parliamo tutti quì.
Fretta ce l’hanno solo gli operai che bevono alla svelta il caffè o il primo bianco.
Mi si avvicina un giovane di colore, davvero male in arnese, che mi allunga la mano, mi chiede se posso dargli qualcosa. Metto la mano in tasca e trovo gli spiccioli del resto, poco meno di due euro, tutti di moneta, che gli do salutandolo.
Quella mattina al bar gli altri presenti seduti non mi hanno salutato, hanno abbassato lo sguardo e fra loro, prima gli anziani, una signora in visone, hanno commentato con sarcasmo, come se io non fossi stata presente, che è comodo fare così, che la prossima volta passeranno anche loro a chiedere i soldi, che loro quel tipo lo manderebbero a lavorare a calci in culo e che finchè si fa così… chiederanno sempre la carità. Va a lavorar, come faghi mì. L’ è comoda!
Era la prima volta che vedevo un ragazzo chiedere la carità nel bar dove vado a prendere il caffè. Nessuno prima aveva disturbato la placida mattina dei pensionati del quartiere. O in fondo allietata, perchè, in tal modo qualcosa di diverso di cui parlare, con gli immaginabili commenti, ce l’avevano davvero. Di solito sul corso ce la prendiamo con Silvio e col suo governo di puttane (ma non di puttanieri) e leghisti ignoranti: mi chiedo il perchè.
Nessuno mi aveva negato il saluto guardando in terra e da tanto tempo, nonostante la mia sicurezza e la mia faccia tosta, mai mi sono sentita, come in quegli attimi, da sola, fuori posto. Pensavo che da solo si sentisse quel ragazzo di colore.
Se bastano due anni di Silvio con precedenti da centro sinistra che comunque ben poco hanno fatto per aiutare alla costruzione di una convivenza e di una coscienza civile e per spezzare il monopolio della manipolazione (sotto)culturale, per farci tornare simili sciacalli, contenti di ostentare la forza di quella che è una autentica egemonia culturale, mi chiedo a cosa serva propagandare che la nostra è una comunità solidale, accoglienti, zeppa di servizi e proposte per tutti/e, che ricorda di quando eravamo noi quelli messi male.
Se arrivati a poterci godere la pensione o il lavoro che a noi è rimasto, ridiamo delle disgrazie altrui e nemmeno rinunciamo a poche monete che, magari, preferiamo buttare nelle macchinette mangiasoldi del bar vicino, in quale futuro possiamo credere? Certo non nel sol dell’avvenire o nella società di chi lavorava con la falce, il martello e il libro. E’ giusto che siano stati tolti anche dai simboli elettorali, sporcarli non sarebbe giusto.
ho scritto qualcosa in merito qui:
http://www.tracciamenti.net/…010/02/14/genti-le/
un saluto
Non è vero che nel nord la base culturale è razzista o xenofoba, forse in certi posti è al massimo un pò provinciale. Ci sono posti con grandi tradizioni di lotta, di sindacalismo, di contestazione e di antifascismo peccato che 30 anni di televisione hanno mutato antropologicamente (come direbbe Pasolini) la testa degli italiani rendendoli livellati a un infimo livello di consumatori ignoranti e di conseguenza xenofobi e individualisti.
l unica cosa che resta agli italiani dopo una vita di schiavitu e teledipendenza nn è la pensione ……………..è la PAURA …….
strumentalizzata e incoraggiata dall infame casta dei giornalisti e dai politicanti…….
e poi si sa che al nord la base culturale storica e basata sulla diffidenza ,il razzismo la xenophobia…l intolleranza ……..e una cieca e vile obbedienza all autorita costituita..sia essa PAPA….RE…..o quant altro.
resistenza e solidarieta