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A che serve la memoria?

A CHE SERVE LA
MEMORIA?

Giustamente si  ricorda l’orrore dei lager nazisti, ma
si  continua a tacere sull’orrore
dei Centri di identificazione ed espulsione

joy ed helen non devono tornare
nelle mani degli aguzzini!

Nei giorni della memoria in Lombardia si sono moltiplicate
le iniziative per ricordare gli atroci lager che il nazismo costruì per
annientare e cancellare dal mondo gli ebrei, i rom, gli omosessuali, i
dissidenti politici, considerati alla stregua di “nonpersone”.

In Italia e in Europa vi fu complicità e indifferenza di
fronte alla deportazione di uomini, donne e bambini, sospinti a pugni e
schiaffi verso i treni che li avrebbero condotti allo sterminio. Oggi si
condanna quell’indifferenza che giustamente appare come una barbarie peggiore dell’odio,
qualcosa di impensabile, impossibile da replicare.

Ma tale barbarie si sta
ripetendo: la detenzione nei lager chiamati Cie (Centri di identificazione ed
espulsione), la deportazione nei paesi di origine, il respingimento di massa e
la reclusione nei campi di concentramento in Libia come in Marocco, sono la
risposta che l’Europa di Schengen ha scelto di dare alla questione della
migrazione.

In Italia il pacchetto sicurezza ha sancito la clandestinità
come reato. Oggi esistono  lager dove donne e uomini, costretti a emigrare dal proprio
Paese per sfuggire alla fame o alle guerre, e spesso anche a persecuzioni
politiche, vengono detenuti e privati dei diritti umani fondamentali.

Nei Cie, di cui Milano finge di ignorare l’esistenza
nonostante i ripetuti suicidi e i frequentissimi atti di autolesionismo
provocati dalla disperazione di chi si trova ingiustamente chiuso in trappola,
soprusi e violenze sono all’ordine del giorno. Ma alle donne, spesso giovanissime vittime di racket internazionali
specializzati nella tratta di esseri umani, tocca subire in più l’odioso
crimine della violenza sessuale.

Quarant’anni fa le femministe riuscirono a smascherare e
rovesciare l’ipocrisia di una società maschilista che considerava gli stupri
“atti contro la morale” invece che delitti contro la persona. Oggi, a distanza
di tanti anni, si deve riprendere la lotta non soltanto contro il persistere di
una cultura ancora profondamente maschilista cui si devono ripetuti casi di
violenza e femminicidio, ma anche in difesa delle migranti rinchiuse nei Cie,
considerate come “nonpersone” senza diritti e sottoposte a continui ricatti
sessuali.

Joy ed Helen, due delle cinque donne arrestate insieme
ad altri migranti in seguito alla rivolta di quest’estate in via Corelli, hanno
avuto il coraggio di denunciare in Tribunale l’ispettore-capo per un tentativo
di stupro. In attesa di processo, saranno scarcerate il 12 febbraio, ma rischiano
di essere nuovamente deportate nei Cie, in mano agli stessi aguzzini da cui si
sono dovute difendere, con gravissimo rischio per la loro incolumità fisica e
psichica, oppure rimandate tutte 
nei loro Paesi d’origine e ricacciate in quelle gravissime situazioni di
pericolo a cui hanno cercato di sottrarsi.

Non si può fingere di non sapere, non si può essere
complici. Il patriarcato ha sempre
diviso le donne tra buone e cattive, tra puttane e madonne: non accettiamo che
oggi cerchi di dividerci tra “legali” e “illegali”. La violenza contro le donne
è sempre e comunque un crimine inaccettabile.

Scendiamo dunque in campo contro i nuovi lager e i
meccanismi di potere che li legittimano nell’indifferenza generale. Dopo il
nazismo è stato detto: mai più! Eppure oggi in Italia e in Europa abbiamo leggi
che privano altri esseri umani dei diritti fondamentali. A cosa serve allora la
memoria?

Facciamo sentire a chi è prigionier* dietro quelle sbarre la
solidarietà di tutt* coloro che non sono più dispost* a tollerare l’esistenza
di questi lager, né le torture e gli omicidi di stato che si vorrebbero occultare
al loro interno.

Le donne che si sono incontrate al presidio del 25 novembre in piazza
Cadorna e che vogliono rompere il silenzio di Milano sulle violenze nei Cie

Per contatti: consultoria@autistiche.org

Alcuni link utili per documentarsi

noinonsiamocomplici.noblogs.org/gallery/5927/dossier_definitivo.pdf
www.womenews.net/spip3/spip.php?article5266
www.womenews.net/spip3/spip.php?page=recherche&recherche=migranti
http://madrixromacittaperta.noblogs.org/post/2010/01/26/ricordando-e-costruendo-il-futuro
http://marginaliavincenzaperilli.blogspot.com
http://radiocane.info/cronache-dal-fronte/773-un-estate-di-rivolte-speciale-cie.html
www.radiocane.info/cronache-dal-fronte/893-sebben-che-siamo-donne-speciale-donne-e-cie-.html
www.radiocane.info/cronache-dal-fronte/913-tendenze-milano-autunno-2009.html
www.terrelibere.org/terrediconfine/cie-i-nuovi-centri-di-identificazione-ed-espulsione
insorgenze.wordpress.com/2009/12/26/nasce-losservatorio-sulle-morti-e-le-violenze-nei-cie-nelle-questure-le-stazioni-dei-carabinieri-e-i-reparti-per-i-trattamenti-sanitari-obbligatori/
www.insutv.it/blog/2010/01/19/rosarnoil-tempo-delle-arance/

INVIAMO TELEGRAMMI E
CARTOLINE A JOY, HELEN E ALLE ALTRE  PER NON FARLE SENTIRE SOLE. ECCO GLI INDIRIZZI CHE ABBIAMO
ATTUALMENTE:

Joy Omorui, Casa circondariale di Como, via Bassone 11, Como

tel. 031/590914

Helen Erauyi, Casa di reclusione di Brescia, via Furo157,
Verziano (Bs)

yel. 030 3580386 – fax 030 3680958

Priscilla Lorence, Casa circondariale di Mantova, via Carlo
Poma 3, Mantova

tel. 0376 328829, fax: 0376 323430

cc.mantova@giustizia.it

Posted in Fem/Activism, Iniziative, Omicidi sociali, Precarietà.