I maschi non hanno grande fantasia e quando si trovano davanti ad una donna perfino quelli che sfuggono alle logiche del consumismo e fanno tanto i compagni di sinistra poi si piegano ai metodi suggeriti dagli spot televisivi.
La comunicazione pubblicitaria pur di vendere un prodotto vende anche modelli di vita. Perchè tu, cuore disperato che tenti di conquistare una lieta fanciulla, vai in gioielleria a spendere un patrimonio per comprarle un anello, la fabbrica di gioielli ti propone uno spot in cui al posto di una donna c’è una bocca larga, sensualona, in stile jukebox, che ingurgita roba che brilla come fossero patatine fritte.
Così tu sei convinto che con quell’anello a lei dovranno necessariamente accendersi i fari di introduzione pene nell’interno cosce e lei viene educata ad essere grata per una cosa della quale le donne del ruanda, per esempio, non saprebbero che farsene.
Il regalo pensato per la conquista è come una monetina che secondo la mentalità di maschi perfettamente educati al consumo, di gudgets e di corpi femminili, non può e non deve fallire.
A nessuno viene in mente che la storia dei fiori serve a incrementare il commercio presso i fiorai, che i cioccolattini arricchiscono i pasticcieri, che i gioielli arricchiscono i gioiellieri, che le pellicce arricchiscono i pellicciai, che le automobili da adescamento, quelle turbo che se ce l’hai lei te la deve dare per forza, arricchiscono i fabbricanti di auto.
Volendo essere buone con l’economia nazionale (opponendoci vivacemente allo sterminio di animali per le pellicce) e immaginando che svelare questi retroscena possa causare cali di vendite e posti di lavoro ci siamo anche informate e abbiamo scoperto in realtà che i nostri gioielli oramai vengono prodotti altrove, le lastre di metallo prezioso vengono acquistate e lavorate all’ingrosso spesso in cina ed è la cina che fornisce gran parte del lavoro di produzione a prescindere dal marchio, il famoso made in italy, che è impresso nel gioiello. Per le pellicce vale lo stesso discorso del tessile. Mercato nero, lavoro nero, delocalizzazione, lavoratori a basso costo e altrove. Le auto, come sapete, vanno un po’ da schifo perchè vengono prodotte altrove mentre si chiude termini imerese. Dunque andiamo tranquille e patriotticamente (stiamo cantando l’inno di mameli, giuro!) continuiamo a sciorinare quello che abbiamo da dire.
La cosa che ci fa abbastanza senso della materia acquisti+seduzione è che i regali non vengono pensati per la persona che dovrà riceverli per cui viene naturale dire che se a me in quel preciso momento serve un asciugacapelli non si capisce che cazzo me ne faccio di un mazzo di fiori che è costato altrettanto e che appassirà nella mia stanza esattamente come i miei capelli se non li asciugo come si deve.
Se a me serve uno zaino per metterci il computer per andare a lavorare non si capisce perchè tu, distratto tesorino, immagini che io debba essere felice se mi regali un ciondolo.
Potrei applicarmelo al culo e a quello attaccare il computer mentre provo a zigzagare in motorino per raggiungere l’ufficio ma temo che non funzionerà perchè quel ciondolo non serve a nulla, sicuramente non a me.
A natale una di noi (grande invidia!), tra le altre cose, ha ricevuto un vibratore e un libro di filosofia. Erano le cose che le servivano, il "superfluo" che faceva bene alla sua vita tra stipendi misurati a pagare le bollette e gli affitti e i soldi che non bastano mai.
Molte invece hanno ricevuto cose assolutamente inutili ovvero cose "da femmine". Stoviglie, cavatappi, frullatore, asse da stiro. Sicuramente più utili di un ciondolo ma comunque nulla che fosse al di fuori dalla "norma".
La pubblicità ti dice che per fare felice una donna servono accessori inutili o cose che la aiutino a fare "la regina del focolare". Nulla per se stessa. Nulla per la sua mente. Nulla che le piaccia davvero.
E invece le donne si sono evolute, pensa un po’, e amano la buona musica, un abbonamento in teatro, un film al cinema. Cose un po’ diverse dall’apparire che arricchiscono un’altra economia che si sponsorizza poco e male nonostante abbia molto a che fare con la "comunicazione".
Non c’è una pubblicità che dica: compra alla tua donna una stilografica e lei cadrà ai tuoi piedi, perchè la stilografica, la penna dal tratto scorrevole, è associata al "maschio", così come tutti gli accessori d’ufficio.
Per le donne al massimo si pensa all’auto che si spacca in tre per farti fare mille cose come fossi la dea kalì. Si pensa al passeggino multiuso che all’occorrenza diventa anche un trasmettitore satellitare e un lancia razzi, una segreteria telefonica che serve a comunicare a tutta la famiglia che non vuoi essere disturbata perchè stai preparando una fottutissima torta.
Per le donne si pensa al forno sfornatutto, alla patatà patatì che ti lascia il culo magro, all’elettrodomestico che ti lascia tempo per andare dalla parrucchiera, al set di creme anticellulite per "farti più bella".
Tutte emerite fesserie. Come dire ad una donna di una zona africana colpita dalla siccità che invece che una bottiglia d’acqua dovrebbe essere felice di ricevere una scarpa decorativa con tacco 12. Potrà marciarci per ore sotto il sole cocente per andare a prendere l’acqua a chilometri di distanza. Potete giurarci che andrà così e non bestemmierà per i dolori ai piedi e neppure per la totale inutilità del prodotto.
L’italia invecchia, nel senso che gli imprenditori sono sempre più vecchi e se quelli più giovani sono come i figli di berlusconi si capisce perchè insistono con il proporre modelli culturali così obsoleti.
Alle donne, quanto meno a quelle che conosciamo noi, servono strumenti di lavoro, roba da sopravvivenza. Alle donne non serve il telefonino e la connessione perchè vanno in spiaggia a godersi le vacanze assieme al marito calciatore.
Non c’è mai una pubblicità in cui una donna regala qualcosa ad un altra donna che non sia un etto di mortadella o un detersivo che smacchia anche la merda secca di un anno.
E l’industria si perde una occasione perchè le donne sono cambiate e purtroppo non comprano più quello che la pubblicità propone ma comprano quello che serve. Continuare ad educare gli uomini a inserire monetine per accendere i juke box femminili fa bene solo alla cultura dello stupro perchè è matematico che per ogni monetina inserita, se la ragazza osa dire di no, lui si sentirà in diritto di prendersela.
Ancora grazie al liberismo selvaggio. E grazie a quelli che pensano che il machismo sia una loro propensione naturale – invece che un sottoprodotto culturale della strategia persuasiva dell’economia di mercato – come pensano che la sottomissione femminile sia una nostra propensione "biologica" (ahahah). L’idiozia ha mercato, un mercato talmente vasto che arricchisce avide e ciniche persone alle quali non frega niente delle vittime delle loro strategie di vendita. L’importante è vendere. A qualunque costo. E le donne? Semplici vittime collaterali. E parlate a bassa voce perchè c’è la crisi e l’imperativo è "comprate, comprate, comprate" per finanziare misogini, sessisti, etc etc etc…