Per abitudine, per competenza e hobby decostruisco i linguaggi. Non mi piacciono quelli prefabbricati e quelli articolati in modo tale da ottenere la criminalizzazione di un intero genere.
C’è MenoePausa che sta facendo una cosa interessante. E’ stata al solito invasa da commenti di una zona maschile a noi assai nota. Qualcuno l’ha bannato e poi ha lasciato una gran porta aperta. Vuole ascoltare. Ma ascoltare i motivi personali che spingono questi uomini ad avercela con una donna al punto poi da generalizzare a tutte le altre. Sta ricevendo messaggi su messaggi di uomini che raccontano le proprie ferite e che in un modo o nell’altro rivelano un sommerso di difficoltà di narrazione delle proprie emozioni.
C’è chi piuttosto che definirsi fragile esprime tutto in una provocazione e in un insulto. C’è chi ha il timore di rivelare una sconfitta perché in questa società machista un uomo non può perdere, piuttosto dovrà dominare e in più deve sentire censurato il proprio bisogno di manifestare il pianto.
C’è una connotazione culturale che in questo, è vero, favorisce un po’ le donne, ovvero non le favorisce tanto, ma è squilibrata perché a noi concede il lusso di mostrare debolezza anche se poi la colloca in una sfera vittimista ché uscirne fuori con reazioni, rivolta e mosse di autonomia e riscatto parrebbe un’offesa a fronte di un sistema tutelare e istituzionale che vuole darti in pasto sempre e solo un uomo o lo Stato a protezione. Di contro gli uomini non possono lamentare le ferite, quelle relazionali, hanno diritto solo alla rivalsa, alla vendetta, e mai alla riappropriazione di se’, al momento di fragilità, al pianto, alla benevolenza rivolta a se’ stessi, alla richiesta di comprensione. Non c’è una via di mezzo né per le une né per gli altri e questa via di mezzo io credo che si stia cercando da direzioni differenti sebbene con qualche estremizzazione.
Cosa ho imparato io da anni di scontri con quelli che chiamiamo maschilisti? Che tra loro c’è la parte reazionaria che sfrutta una difficoltà emotiva a manifestare il proprio dolore per imporre un lessico laddove ne manca uno che sia vero e sufficientemente autorappresentativo.
Manca un lessico di autonarrazione circa le proprie ferite. Manca l’inclinazione alla descrizione diaristica, al rapporto franco con se stessi, a dirsi fragili senza sentirsi annichiliti. Un lessico sostituito da un linguaggio che indica nemici (maschiopentiti) e nemiche (femministe) contro le quali rivolgere accuse spesso assurde senza tenere conto del fatto che ciascuno ha un percorso personale alle spalle e che il personale/politico non si può risolvere in una rissa costante tra individui.
Allora io ho capito che oltre lo squadrismo di chi intasa i blog per evangelizzare con alcune precise parole d’ordine inibendo la comprensione, la crescita e il dissenso c’è poi anche la reazione di chi pretende di essere ascoltato, sebbene dica cose improprie o le dica male o provi e poi riprovi e infine insista su dettagli che egli stesso non riesce a mettere a fuoco finendo per dirti che quello che tu affermi è si sbagliato ma non riuscendo a dire né il perché né come risolverlo.
Ho capito che esistono taluni cosiddetti padri separati che sono ideologicamente compromessi perché difendono solo la sfera che riguarda quelle che chiamano “false accuse”, perciò pretendono di negare ogni forma di violenza nei confronti delle donne perché loro sarebbero stati vittime di conflitti che hanno finito per ledere il rapporto di fiducia tra i due coniugi. Ma poi esistono quei padri che hanno avuto una relazione con i figli, li hanno curati e amati e io so che se qualcuno mi avesse separato da mi@ figli@ avrei sicuramente dato i numeri. Perché qualcuno dovrebbe togliere loro il diritto di sentire l’odore di quella pelle piccola, di toccare quelle piccole manine, di ascoltare le prime parole o le seconde o poi le terze? E il limite per me è sempre stato e resta il fatto che se un uomo usa un figlio per raggiungere la madre e vendicarsene perché lei l’ha lasciato allora c’è bisogno di un tempo di distacco, per salvare la vita a tutt*, a lei, al figlio, a chi potrebbe commettere un delitto se non gli si dà lo spazio per riprendere fiato e trovare un suo equilibrio. E la cosa grave, spesso, sono certa, non è che le donne neghino un rapporto al padre con il figlio ma è che quell’uomo quando perde l’interesse per la donna poi di quel bambino non voglia saperne nulla. Ma non generalizzo. Sono casi e casi e la verità non sta mai da una parte sola. Neppure dalla mia.
Mentre cercavo e li studiavo, ahimè, perché mi sottoponevano delle cose che non volevo ascoltare, in un modo di merda devo dire, perché se c’è un responsabile della comunicazione di questa gente non sa fare il suo mestiere, ché altrimenti non metterebbero in moto meccanismi per cui io sono costretta ad attivare difese e resistenze alla mia stessa voglia di sapere e di capire che è in me connaturata al di là delle singole differenze, ma mentre li leggevo, tra i deliri e le mille stronzate, qualcosa l’ho capita.
Ora vorrei seguire l’esempio di Antonella MenoePausa e mi piacerebbe conoscere le vicende private di questi uomini arrabbiati in giro per la rete. Vorrei capire da dove viene l’astio e perché poi decidono di prendersela con me, con noi, con chi in fondo neppure li conosce. Perché generalizzano? Perché la mia esistenza dà fastidio? Perché devono sconfiggermi invece che incontrarmi. Perché devono insultarci invece che parlarci? Perché non riescono a trovare altro codice di comunicazione che non sia la denigrazione?Non so se l’ho fatto anch’io. E’ possibile, giocando di difesa, ma le ho sempre considerate persone e le persone hanno dolore e ferite sulle quali non ho mai voluto infierire. Perché ne abbiamo tutt* e non provo alcuna soddisfazione a tormentare l’intimità delle persone. Perché le relazioni sono complesse e ciascun@ dovrebbe sviscerarle senza sentire sulla testa una spada di damocle che costituisce un giudizio supremo, ovvero si dovrebbe – ove possibile e ove non sia compromessa la salute psicofisica dei partecipanti – essere liberi di riconoscere l’errore nell’ambito di una relazione con la persona con la quale si è sbagliato, senza che si reciti il copione richiesto da questa società intrisa di cattolicesimo e schemi punitivi, per dirla alla Foucault, per cui si esige un pentimento pubblico, una espiazione pubblica e una pubblica redenzione.
Non siamo così stupide noi femministe, proprio non lo siamo. Ma se una donna subisce una violenza la prima cosa che fai è aiutarla a difendersi e togliersi dalle grinfie di chi finirebbe suo malgrado per ammazzarla. Del resto si ragiona poi. Si va per emergenza. Sapete che abbiamo ragione. Però noi siamo tutto quello che non volete neppure vedere perché conoscerci davvero e indagare oltre i vostri pregiudizi vi farebbe male e perché l’unica clausola da rispettare è che se mi parli mi devi dire cose vere e non parlare per slogan insulsi e insignificanti tra l’altro presi in prestito da una cultura altra, quella statunitense, che non ci rappresenta neppure per un pelo.
Allora diciamo che voglio estendere lo studio che già faccio sulla comunicazione e la violenza. I media e come raccontano la violenza. Già mi occupo di quello che succede quando un media racconta ciò che un uomo infligge ad una donna. Vorrei capire cosa scrivono quando una donna infligge violenza ad un uomo. Dove sta la giustificazione, la legittimazione morale, in che consiste l’avallo, semmai ve ne sia uno, in cosa si possono rintracciare gli elementi per cui un uomo si possa sentire minimamente offeso e ferito. Chiedo a chi già raccoglie notizie sulle violenze perpetrate dalle donne nei confronti degli uomini di raccontarmi e suggerirmi. Creerò una sezione apposita per contenere le decostruzioni e le analisi e se non dovesse andare bene, bhé pazienza. Io sono disposta a rimettermi in discussione. Non da sola, certo. Non da sola.
—>>>L’indirizzo mail è sempre lo stesso: fikasicula[at]grrlz.net
Ps: preciso per quelli che giudicano sospetta ogni possibilità di comunicazione tra le due “fazioni” che ovviamente io non pretendo che chi mi propone dei contenuti sposi le mie idee così come dall’altra parte non si deve pretendere che io sposi un’intera ideologia. Si tratta di mettere a confronto questioni umane tra sensibilità diverse. Solo questo. Ci sono persone che vengono qui frequentemente a imporre commenti incomprensibili. Io sto chiedendo che alcuni siano parte attiva di un progetto. Che si assumano un impegno. Altrimenti, in futuro, su cosa vorranno commentare ancora?
Scusate se intervengo dopo che mi avevate fatto capire che i miei interventi non erano più graditi, dico solo una cosa e poi vado via: riguardo ai video postati da Antifemminista riguardo al cosiddetto male bashing, sono stati postati anche spezzoni da telefilm e film messi fuori dal loro contesto narrativo. Questo è un modo assolutamente sbagliato di procedere, lo dico da studente e appassionato di cinema, perchè così facendo si può dimostrare tutto e il contrario di tutto. Se c’è una realtà della pop culture in cui c’è una pluralità e complessità di storie e di personaggi maschili e femminili è proprio il mondo del cinema, e i serial televisivi oggi sono di un’intelligenza rara che non ha nulla da invidiare al cinema..comprese sit-com come Scrubs e How i met your mother o serial fantasy-horror come Buffy
Sto avendo una certa difficoltà a trovare il tempo per completare la mia risposta ,ma voglio chiarire una cosa a Enrico. Gli uomini che descrivi, sono solo quelli che non hanno amici, e, o, si vergognano della loro natura maschile. Perciò, parla per te, che io ho amici che conoscono anche i miei più intimi sentimenti, da molti anni.
fikasicula says
Claudio mi rendo conto. Allora il punto è una questione di visibilità. Ho capito. Certo. Tu ti inserisci in una discussione che parla di violenza di genere cercando di trovare un traino e la violenza che hai subito tu non viene riconosciuta. e non viene riconosciuta proprio negli ambiti in cui si parla di violenza di genere che dovrebbero essere maggiormente predisposti a questo. Sei stato chiarissimo e molto illuminante per me. Io ti posso dire, come avevo già specificato, che voglio aprire qui una sezione dedicata alle violenze delle donne. e se mi aiuti c’è tutto lo spazio e la visibilità che vuoi.
Cara/e, mi chiamo Enrico Schirò, un ragazzo che ha cominciato un percorso, grazie a donne femministe con cui sono in relazione (e in cerca di altri uomini con cui confrontarmi), sulla differenza maschile e in generale sulla mia esperienza della maschilità.
Non sono dunque l’antifemminista a cui ti sei rivolta, ma sono un maschio e sono in ascolto desiderante del femminismo. Quello che volevo dirti è che l’idea che hai avuta è una gran bella idea; un’idea che credo potenzialmente trasformatrice. Ti/vi ringrazio molto per questo.
Portare alla parola questi uomini – che come hai evidenziato tu sopra partono da un bisogno di riconoscimento che potrebbe non trovare le cornici adatte ad essere soddisfatto (oltre che ovviamente la contrapposizione feroce) – può voler dire molto di più che non semplicemente dare loro visibilità ed eventualmente riconoscimento. Può essere un dispositivo di auto-narrazione con importanti effetti simbolici.
Io credo, e non sono il solo, che noi maschi non parliamo tra noi, non siamo in contatto con noi (stessi), non siamo in relazione tra noi e credo che questa mancanza culturalmente determinata – es. cfr. le amicizie femminili/le amicizie maschili – sia una delle più significative cause dell’incapacità maschile a dare voce alla propria esperienza sessuata, al proprio desiderio, in modo franco e scoperto.
Credo perciò che noi maschi dobbiamo cominciare a confrontarci tra di noi e a narrarci. Ma la nostra culturale non propensione a farlo rischia di trasformare il nostro raccontarci di noi in un semplice accumulare fatti di vita più o meno dolorosi senza sbocco per una comprensione, per un salto, per un guadagno. Credo che accada questo ad esempio tra i maschi antifemministi: il loro parlare è solo un parlare, non c’è risonanza tra loro su chi sono (chi siamo), sul nostro desiderio, sul nostro godimento, su ciò che abbiamo a che spartire – ciascuno di noi, anche il più aperto al femminismo – con il peggio.
Allora accanto all’urgenza politica di una maschilità da risentire dal di dentro, tra noi – ma seguendo il filo del femminismo, per non perdere uno dei grandissimi guadagni (per tutti e tutte) del femminismo, il partire da sé – trovo eccezionale l’idea di far parlare i maschi, anche i maschi antifemministi in questo contesto e trasformare un bisogno di riconoscimento in una chance di auto-narrazione reciproca.
Ancora ti/vi ringrazio
OK, non c’è problema, prendi pure il tempo che ti serve e scrivi quando puoi.
@Claudio e @Antifemminista
non ho interrotto il dialogo. volevo solo dirvi che ho letto i commenti e che risponderò non appena avrò un pochino di tempo per farlo come si deve. Scusatemi tanto ma sono in giro a fare iniziative in questi giorni e non riesco a stare dietro a tutto. A presto.
Nel tuo post hai messo l’accento su quello che può essere un certo malumore da parte nostra, che, a volte, diventa piuttosto “rumoroso” ed intollerante. Io, da parte mia, posso dire che spesso lo comprendo questo stato d’animo, anche perché non di rado è il mio, uno dei casi in cui mi indigno molto è quando trovo gli ennesimi, ripetuti, pressanti, attacchi a tutto (e dico “tutto”, nonostante qualcuna cerca goffamente di negarlo dicendo “con questo non voglio generalizzare” e che si capisce benissimo che è solo un mero formalismo) il mondo maschile, sempre più spesso leggi discorsi del tipo che gli uomini sono violenti, stupratori, assassini, prevaricatori, privilegiati, discriminatori, stalkers, persecutori, immaturi, menefreghisti della propria famiglia e dei propri figli, puttanieri, abbiamo paura delle donne e chi più ne ha più ne metta, tutto questo avviene troppo spesso e da troppo tempo, e io comincio veramente ad essere stufo, e come se non bastasse, se uno prova a dire “a” subito finisce nel mirino: “cogl..ne”, “deficiente”, “non scopi mai”, “le donne non te la danno”, “fatti curare”, “ammàzzati”, “fottiti”, “ma ce l’avrai mai avuto un amico in vita tua?”, “vai a rompere le p..lle da un’altra parte”, “secondo me anche te sei un prepotente dentro casa coi più deboli”, “amico degli stupratori”, etc. sono le belle cose che ci vengono rifilate. Ora ti chiedo: abbiamo diritto ad indignarci? E’ giusto tutto ciò? Secondo me è veramente troppo e qualcuno ora deve cominciare a darsi una bella regolata.
Non è che voglio fare del vittimismo, però anche oggi guardo un blog a caso e ti leggo discorsi del tipo:
“PENSO CHE OGGI PIù CHE MAI ACCADONO QUESTI EVENTI PERCHè LA DONNA IN SE RAPPRESENTA UN PERICOLO PER IL GENERE MASCHILE CHE SI SENTE SEMPRE PIù IN COMPETIZIONE CON LA DONNA CHE DOPO ANNI E ANNI DI LOTTA STA RIUSCENDO A RAGGIUNGERE LIVELLI SEMPRE PIù IMPORTANTI NELLA SOCIETà”
e quì se uno prova a dissentire viene censurato senza tanti complimenti.
Potrei fare altri esempi, ma mi sembra che il concetto sia chiaro, quello che voglio mettere in evidenza è che la nostra indignazione deriva anche da un pesante linciaggio mediatico che da anni è diventato martellante nei nostri confronti, non certo perché “abbiamo paura delle donne”, questi sono solo slogan sbrigativi, che sono molto più consoni ad un derby calcistico o al Palio di Siena che non alla realtà.
Intanto vorrei rettificare il discorso contro la violenza. Esistono uomini che amano farsi prendere a calci nei testicoli, e donne cui piace darli, i suddetti. Benissimo, per me sono liberi di incontrarsi, e vivere insieme felici e contenti. Esistono donne, cui piace, essere umiliate sessualmente e picchiate, come anche uomini cui piace umiliare e picchiare. Ancora benissimo, si incontrino e vivino felici e contenti.
Quello che mi da fastidio, in questo caso, è la mancanza di rispetto. Magari una donna può anche avere il piacere di essere presa con forza, ma magari non da quell’uomo in particolare, che certo, non ha il diritto di violentarla. Allo stesso modo, anche un uomo cui piace ricevere calci nei testicoli, preferisce che non sia quella data donna, che quindi, non si deve permettere. Io, gli schiaffi (come qualsiasi altra forma di violenza), non li voglio proprio da nessuno e non li voglio dare. A me piace un rapporto tendenzialmente dolce e passionale, ma non voglio stare a sindacare sulla vita degli altri, a meno che, in qualche modo, non ci vadano di mezzo terze parti, come i figli, o vi sia mancanza di scelta di uno dei due.
Riguardo le false accuse, ti chiedo di leggere le cose per come le scrivo. Ho detto, che chi riceve delle false accuse di qualsiasi genere, è una vittima. Non ho parlato delle false accuse di stupro, né di quelle sulla violenza. Comunque, con te non voglio parlare di dati. Primo, perché non li conosco con la precisione che mi permetterebbe di parlarne fluentemente. Secondo, perché ci vorrebbe un sacco di tempo che non ho, per poi finire in un nulla di fatto, con te che rimani del tuo parere.
Delle leggi nazionali, non voglio parlarne sempre per gli stessi motivi. Mi interessa parlare di leggi sociali, cioè, di quelle che magari non sono scritte, ma in qualche modo valgono lo stesso nel vivere sociale. Tu sei siciliana come me. Sai bene che dalle nostre parti (e non solo), un uomo che picchia una donna è considerato, “una cosa inutile”, un vigliacco, un quaquaraquà. Anche chi è picchiato da una donna, è, “una cosa inutile”, un vigliacco, un quaquaraquà. Quindi, se un uomo non può né picchiare né essere picchiato, cosa dovrebbe fare quando è aggredito? Dovrebbe disarmare dolcemente la donna, contenerla, senza fargli lividi o ferite. Purtroppo, non sempre ciò è fattibile. Un mio cugino, per esempio, nel cercare di disarmare la ormai sua ex moglie, dal piatto che voleva sbattergli in faccia le ha dovuto fare dei lividi. Naturalmente, lei ha sfruttato la cosa per continuare a vendicarsi. Oggi, nel loro piccolo paese di provincia, quasi nessuno lo difende, lo criminalizzano a priori. Sai perché? Perché offendere fisicamente una donna, è inammissibile in quasi qualsiasi caso. Questo significa che si sarebbe dovuto prendere il piatto in faccia, e comunque, gli insulti di cui ho già scritto. Significa, che un uomo in queste situazioni sbaglia comunque. Dice bene Claudio: “Come ti muovi sbagli”. Ciò è una discriminazione inaccettabile. Non ho più tempo. La parte che più mi interessa, la scrivero appena ne avrò.
Non so se sono fuori tema, ma vorrei raccontarti due aneddoti:
Tempo fa fui lasciato da una ragazza, e ne soffrii molto, però non l’ho più cercata, e sapete che mi fu detto da alcune mie amiche? “Ma non lo capisci che il fatto che ti ha lasciato è perché ti sta mettendo alla prova per vedere se sei veramente interessato a lei, vai e riconquistala!” e “Non hai gli attributi perché non hai fatto niente per riprendertela, ormai gli uomini veri di una volta non ci sono più”. Capito? Se uno insiste è uno stalker che non accetta la libertà delle donne, se non insiste non è un vero uomo e non sa capire che le donne “lo mettono alla prova”, a questo punto veramente non ci sto capendo più niente, è una delle classiche situazioni dove “come ti muovi sbagli”, che fare?
Quando lavoravo in albergo c’era una che lavorava in lavanderia che aveva dei modi a dir poco prepotenti, e ho notato che se la pigliava regolarmente con un ragazzetto di 18 anni che era la timidezza in persona, non so se hai presente, e ogni volta che aveva la luna storta le trovava tutte per sfogarsi con lui (con me ha smesso dopo che le lo lasciato andare un urlata spaventosa). La mia idea è che questa tizia cerca l'”uomo forte” in grado di darle sicurezza e di levarle molte castagne dal fuoco, e, non solo non avendolo, ma trovandosi di fronte un ragazzetto spaurito si trova ad odiarlo inconsciamente perché non può darle quello che lei cerca.
Sia chiaro, la mia è solo un’impressione, non sono uno psicologo, ma solo un cittadino mediamente ignorante, quindi non ho la presunzione di spacciare per verità assoluta le mie opinioni.
Tu che ne pensi? Qual’è la tua opinione su questi due episodi?
Ti ringrazio ancora della tua disponibilità ad ascoltare le nostre ragioni, è molto bello da parte tua e ne sono felice. Appena posso (sono appena tornato dall’ufficio ed ho la testa come un pallone preso a calci) proverò a scrivere alcuni spunti di riflessione.
Quello che ci tengo a sottolineare è che non è mia intenzione dimostrare che “gli uomini sono le vere vittime” e “le donne sono le vere colpevoli”, anche perché NON lo penso affatto, non è mia intenzione cercare contrapposizioni in stile derby Roma-Lazio, ma vorrei solamente porre all’attenzione delle questioni che sono, purtroppo, troppo spesso ignorate (e di questo non me la prendo con voi, ma con i media e con “certi” partiti, di cui mi vergogno di avere fatto parte).
Ho fatto questa precisazione perché ciò che viene scritto rischia più facilmente di essere frainteso, e se quello che scriverò urterà la sensibilità di qualcuna di voi chiedo scusa sin da ora.
Concordo in linea di massima. Ma non mi piacciono come sempre le generalizzazioni come non piacciono a te (e comunque scusami ancora ma non sono riuscita a vedere i video. provvedo quando torno). Hai ragione. Ma io non volevo dire che i soggetti “non reattivi” sono tali per debolezza. Volevo dire che non lo sono anche per scelta. Perché non si identificano con quel modello maschile che risponde con un pugno ad un altro pugno. Disertare non è un segno di debolezza. Io lo reputo un segno di forza. Tu mi stai mostrando la diserzione come una scelta obbligata dovuta al fatto che se tu reagisci faresti più male (ed è vero) e che subiresti conseguenze più gravi (me lo stai dicendo tu) non dico che non è vero, spiegami. Spiegami perché secondo te le leggi sarebbero più propense a punire un uomo che fa violenza e non una donna. mi parli del fatto che in questi casi esisterebbe un condizionamento che vorrebbe le donne fragili e dunque per ciò stesso sempre e solo vittime. e questo è un condizionamento culturale. condivido. è più che possibile. ma allora perché – non so tu ma nel tuo movimento c’è chi lo fa di sicuro – perchè, dicevo, si censura una donna che lotta, grintosa, anche aggressiva, con tutto il carico di potenza e anche di aggressività che non ha paura di mostrare come avviene nei movimenti femministi e dall’altro lato si dipingono le donne che lottano come tutte brutte e cattive affinchè riprendano a vivere ruoli di sottomissione e cura nelle case? voglio dire: mi sembra una contraddizione. Da un lato dici che le donne sembrano vittime e non lo sono e dall’altro lato culturalmente, secondo le idee di persone che praticano l’antifemminismo, le donne dovrebbero naturalmente tornare ad essere mansuete e sottomesse e dunque in poche parole vittime. (non so se sono stata chiara, spero di si).
sulle cattiverie e le false accuse bisogna aprire un altro capitolo perché la mistificazione secondo la quale le accuse sarebbero tutte false favorisce la negazione delle violenze che le donne subiscono tutti i giorni. lo stesso vale per gli uomini immagino perchè quando voi dite che una donna vi ha fatto una tal cosa e vi guardano con compassione dicendo che non è possibile perchè lei pesa la metà di voi siamo sullo stesso piano. però ho capito quello che mi vuoi dire e vorrei mi aiutassi a sciogliere la contraddizione. per dire. io sono forte, dritta, sicura, forse anche aggressiva nel senso che so difendermi. mi prendo il carico di ciò che sono e mi assumo la responsabilità delle mie azioni. perchè un modello femminile come quello che rivesto io viene demonizzato e viene definito come “nazi” e non viene invece agevolato affinchè non sia più diffusa l’immagine di donna “vittima” piagnona, succube, sottomessa, non reattiva? perché il modello femminile che rivesto io ai vostri occhi perde di appeal se poi volete contribuire a realizzare una rivoluzione culturale che vi vede come pari? funziona ancora in questo scambio il gioco secondo cui l’unica donna buona è quella da dominare? confusamente, scusa, ma rifletto a voce alta…
Scusa fikasicula, ma perché non vuoi dare il diritto di riconoscimento anche ai forti, di poter essere vittime? Non capisco. Se un uomo perde la possibilità di stare con la sua famiglia dentro la stessa casa, solo perché lei ha deciso di divorziare visto che non si sentiva più felice, non è una vittima o non e forte? Considera che lei, poi, può togliere anche le mutande al’ex marito, senza essergli superiore in nulla. A me è capitato di dovermi prendere uno schiaffo da una ragazza, senza poter reagire, davanti ai miei amici, perché intanto proprio non mi va di picchiare le donne, ma se lo facessi, rischierei molto di più. Quella volta ho dovuto subire una violenza da parte di una ragazza che avrei potuto disintegrare con uno starnuto. Non sono stato vittima, o in realtà se fossi stato veramente forte, non sarebbe successo? Sono i doppiopesismi insensati, che attraverso leggi del cavolo, sia sociali sia statali, creano le vittime. Io desidero, che una donna che alza le mani ad un uomo, sia considerata una nullità, allo stesso modo di un uomo che alza le mani ad una donna. L’ uomo perché si nasconde vigliaccamente dietro la sua superiorità fisica. La donna perché si nasconde altrettanto vigliaccamente dietro le sua debolezza fisica. Non concordi? Stessa cosa, se si parla di cattiverie, come false accuse di qualsiasi tipo, rivolte verso donne o uomini. Non concordi?
Claudio mi rendo conto. Allora il punto è una questione di visibilità. Ho capito. Certo. Tu ti inserisci in una discussione che parla di violenza di genere cercando di trovare un traino e la violenza che hai subito tu non viene riconosciuta. e non viene riconosciuta proprio negli ambiti in cui si parla di violenza di genere che dovrebbero essere maggiormente predisposti a questo. Sei stato chiarissimo e molto illuminante per me. Io ti posso dire, come avevo già specificato, che voglio aprire qui una sezione dedicata alle violenze delle donne. e se mi aiuti c’è tutto lo spazio e la visibilità che vuoi. non serve metterla in contrapposizione, la violenza delle donne, perchè sia riconosciuta. va solo raccontata esattamente come me la stai raccontando tu per come l’hai percepita e vissuta. grazie a te per la disponibilità. domani è l’otto marzo e probabilmente sarò parecchio in giro ma tu commenta pure e io appena ho un attimo ti rispondo e continuiamo questa discussione. a presto
Il punto della questione è: ma quando e come ne parlo? Se scrivo mail quasi sempre non ricevo risposta, se apro un blog, ma chi vuoi che lo visiti in mezzo ad una miriade di blog, siti etc? Non sono un VIP, e allora l’unica strada è intervenire nelle discussioni dicendo “signori, guardate che ci sono anch’io eh!” e sentirsi insultare, provocare, bannare, censurare, sentire sarcasmo etc. non è per niente bello, soprattutto se a farlo è gente che si propone come “contro la violenza e gli stereotipi di genere”.
Credimi, ma quando sento slogan di quel tipo beh provo un grandissimo fastidio per le ragioni che ti ho espresso.
Per questa sera debbo chiudere, si è fatto tardi, ci sentiamo, in caso, domani, ti ringrazio per lo spazio e per la comprensione e spero che questo sia un inizio per un confronto costruttivo e possa servire anche a dimostrare che chi è antifemminista non è necessariamente contro le donne o a favore della violenza nei loro confronti, né uno che vuole sottometterle, ma è un essere umano con le sue argomentazioni, i suoi pregi e i suoi difetti.
certo che no. hai ragione. la mentalità che non ti riconosce il diritto di sentirti vittima di una violenza inflitta da una donna da quello che mi dici è più quella che ti vorrebbe macho. ed è una cosa trasversale che viene rivendicata da uomini e da donne. per gli uomini se non reagisci e se ti succedonoq ueste cose sei un cog..ne e e per le donne sei un bugiardo perchè – già – agli uomini non potrebbe mai succedere di subire cose del genere. mi sembra miopia in generale. e in quanto alle donne che si fanno scudo del branco personalmente non le tollero.
più che altro mi chiedo e ti chiedo: se pensi che sia giusto denunciare queste cose – e lo è – a te capita di contrapporle a denunce di donne che subiscono violenza per far capire che non sono solo gli uomini i violenti?
perchè se ti poni in termini di contrapposizione diventa più difficile, probabilmente, per te ottenere un riconoscimento perchè finisci nel tritacarne difensivo di chi oppone e contrappone violenze solo per usarle da tramite e veicolare una ideologia. cosa che reputo sbagliata sia che la facciano le donne o che la facciano gli uomini.
le violenze, tutte, esigono riconoscimento e non serve che tu ti dia voce per rabbia di mortificazioni viste o subite che ti viene quando vedi forse più facilmente riconosciuta la fragilità di una vittima di sesso femminile.
sei un uomo, ti porti dietro la bugia che tutti gli uomini sarebbero machi, grandi e forti e che chi non lo è allora non è abbastanza uomo. invece lo sei e se subisci violenza – cosa più che plausibile – lo devi dire ma non stare ad aspettare di opporre cifra su cifra e colpo su colpo. secondo me. dimmi se sbaglio.
Per il linguaggio stai tranquilla, io, quando mi si rispetta, non offendo nessuno e rispetto tutti.
Ti racconto alcune cose che mi sono successe, o sono successe a persone a me vicine:
– A scuola più di una volta alcune tipe, che stavano c..o e camicia con i bulletti della scuola, mi rispondevano con frasi del tipo “stai zitto o ti faccio menare dagli amici miei”
– Sempre a scuola un ragazzo molto timido è stato spesso preso di mira da alcune ragazze, e una volta hanno avuto anche la bella idea di mettergli della colla sulla sedia, col risultato che alzandosi gli si sono strappati i pantaloni ed è dovuto andare in giro con un bello squarcio didietro, tra le risate, le battute, e gli oggetti che gli arrivavano addosso da tutta la scuola
– Una volta quando lavoravo in albergo beccai sul fatto una cameriera che si intascava le mance che erano, invece, da dividere (e i giorni precedenti diceva che “i clienti non le lasciano mai”), vistosi beccata sul fatto non ha avuto di meglio da fare che minacciarmi di farmi pestare da suo marito
– Una volta una ragazza con cui dovevo incontrarmi (con i miei e i suoi amici) mi cambiava appuntamento ogni 10 minuti (con risatine di sottofondo) e mi faceva spostare i miei amici, alla settima volta mi sono spazientito e ho spento il telefono, non ti sto a raccontare come mi ha aggredito e quello che mi ha detto i giorni successivi (“str…zo” era la parola più gentile), e anche lì ho ricevuto più di una minaccia di farmi aspettare sotto casa dai suoi amici
– Qualche anno fa ad una festa una tipa, circondata da gente poco socievole, durante un normale scambio di opinioni (niente di che), ha avuto la bella idea di tirarmi un bicchiere di vetro in faccia (anche perché si sentiva “scortata” dai suoi amici), per fortuna ho avuto buoni riflessi sennò potevo anche rimetterci un occhio
Quando provo a parlare di queste cose, su forum, blog etc. dove si parla di “violenza di genere” le reazioni che ricevo sono spesso:
– sarcasmo
– apprezzamenti del tipo “sei un cog..one”
– frasi del tipo “sicuramente te le sei cercate” oppure “secondo me te le stai inventando”
– discorsi del tipo che sarei un caso patologico che vuole sfogarsi con le donne
e via discorrendo, ti risparmio il resto.
Io dico che semplicemente non è giusto, chiedo troppo?
“impotente” noi non l’abbiamo mai detto. ma ti preciso che questo confronto lo sto facendo io. se altr* di fem a sud o altre persone che commentano vogliono esprimere un’opinione in merito io non posso censurare neppure loro.
da parte mia ti posso garantire che non ti appellerò in alcun modo salvo come tu preferisci essere chiamato e mi aspetto altrettanto ovvero che non si usino appellativi come “misandrica”, “nazifemminista”, “acida”, eccetera eccetera. stabilito un linguaggio non ho alcun problema ad adottarlo in ogni circostanza. se vuoi che il confronto sia pubblico, appunto, come te, anch’io voglio la garanzia di non essere insultata come mi è capitato altre volte. io non mi sentirei a mio agio in uno spazio antifemminista e capisco che per te possa essere lo stesso. posso dirti “proviamo” o, appunto, sono disponibile via mail o su skype. dimmi tu.
Semplicemente per “luogo neutro” intendo un luogo dove non c’è chi ha potere di ultima parola o di censura, in altri termini non c’è chi è il padrone di casa.
Io posso anche provare a confrontarmi, a patto di non ricevere insulti e offese (come spesso mi è accaduto in altre circostanze) e bolli vari (“maschilista”, “misogino”, “impotente” e via discorrendo), se questo non mi è garantito ditemelo subito e tolgo il disturbo.
Intanto volevo dire all’antifemminista che non appena ho un attimo per guardare i video gli rispondo. per ora dico grazie per gli ulteriori spunti.
per Claudio: problema è che io non sono a Roma altrimenti non avrei problemi. non so che intendi per campo neutro. questo per me non è un luogo di guerra. non siamo in trincea. se non ti senti a tuo agio qui puoi scrivermi via mail. se non mi crasha prima cerchi fikasicula su skype. non so. sono precaria e proprio non ho le finanze per affrontare un viaggio e venire a roma per incontrare te. 🙂
Io il confronto se volete posso farlo, a patto che sia in un “territorio” neutro dove non c’è “chi comanda”, e a patto che siate VERAMENTE disposte ad ascoltare un punto di vista diverso dal vostro, e magari lasciate da parte le facili provocazioni.
Meglio sarebbe se l’incontro fosse fatto dal vivo, magari a Roma, dove risiedo.
Primo Erin Pizzey non è americana, ma inglese. Secondo non è una “tipa” qualunque, ma la creatrice dei centri antiviolenza. Terzo ha sempre combattuto la violenza domestica, di lui o di lei che fosse, e continua a farlo ancora oggi, scrivendo libri e dando interviste, e, se non sbaglio, formato una associazione contro la violenza domestica. Io l’ho fatta presente perché le disriminazioni e le mistificazioni di cui parla lei (che non sono solo inerenti la gestione dei centri antiviolenza) sono le cose che mi offendono. In generale ciò che mi offende può essere riasunto in due parole: mistificazione e doppiopesismo. Il male lo sento nel mio senso morale, che puoi ubicare nel mio cuore, o nella mia testa, o nelle mie budella, o dove ti pare. Il perché è semplice: tutte le nefandezze umane, sono doppiopesismi irrazionali (esistono anche quelli giusti e razionali), nati dalle menzogne.
http://www.youtube.com/watch?v=V4lvIi4Ulb4
http://www.youtube.com/watch?v=rXrofoCUh2s&feature=related
http://www.youtube.com/watch?v=hUB2S9L7hSI&feature=related
Quello che mi da fastidio di questi tre video caricati da Anti-femminist Online Journal, sta in primo luogo, appunto, nella costatazione che in TV si può parlare male degli uomini molto facilmente, senza rischiare troppo, mentre se si provasse a dire male delle donne con la stessa forza ci sarebbe una forte reazione (=doppiopesismo). In secondo luogo, nella *mistificazione* che certi atteggiamenti riprorevoli siano solo o soprattutto maschili.
Non ho nient’altro da dire, perciò mi fermo qui. Spero di non aver perso tempo innutilmente.
Scusa eventuali refusi.
Ciao.
ciao 🙂
la storia della tipa, il falso mito americano che risale a non so quando, per denigrare l’operato dei centri antiviolenza non lo veicolo a meno che tu non me lo contestualizzi in quella realtà e in quell’epoca. sulle voci di wikipedia che sono senza fonte o che costituiscono di per se’ una fonte creata ad arte da chi vuole veicolare certe notizie non temere ma non mi fido. trovami una testimonianza o esperienza di donne che parlano dei nostri centri antiviolenza nel 2012 e in quei termini e poi ne riparliamo.
per il resto si, certo, il sito lo conoscevo ma mi pare un archivio orientato a mostrare le violenze delle donne senza analisi critica. e l’analisi serve (grazie per il paragone sul calcio eccetera) perché io non sono un uomo, non posso immedesimarmi e per vedere con i tuoi occhi ho bisogno che tu mi illumini su cose che io non mi porrei proprio mai. questa cosa del calcio etc per esempio per me è illuminante perchè hai ragione. effettivamente è così. ma se non me l’avessi detto tu io non avrei capito.
quello che ti sto dicendo è che io apro qui uno spazio per analizzare, decostruire e contestualizzare quelle violenze delle donne comprendendo anche le possibili critiche al mio/nostro atteggiamento giustificazionista qualora sia visto in quanto tale ma sei tu o altri come te che dovete dirmi dove vi fa male e perchè.
se non hai tempo o voglia mi dispiace. ma io non voglio fare una analisi facendo finta di immedesimarmi correndo il rischio di strumentalizzare o comunque interpretare sempre le cose dal mio punto di vista. senza il vostro apporto diventa difficile.
non so. come dicevo non sposo ideologie o tesi preconcette. ma voglio capire. non ho bisogno di fonti vere o false, di personaggi piovuti dal niente che recitano un mantra che ripetete sempre. io do valore a quello che senti tu. dimmelo e io capisco.
e se no indicami dei link utili se ne conosci in cui queste analisi sono fatte. grazie mille.
Vuoi anche un’analisi di come le notizie vengono riportate.
Io non ho questo tempo da dedicarti.
Ti do un suggerimento: frai finta che le cose degli uomini siano tue. Credo che potrai arrivare da sola a capire. Ti faccio solo un esempio: fai finta che i testicoli siano parte di te, poi leggi o ascolta di quando si parla di pedate nei tesicoli o di tagliare le “palle”. Noterai che la cosa non è drammatizzata quanto lo è nella realtà uno schiaffo a una donna, ma molto spesso suscita ilarità. Eppure, a parte il dolore, si parla della capacità di riproduzione, oltre che della produzione di gran parte del testosterone.
Salve, sono un atifemminista.
http://violenza-donne.blogspot.com/
Trovo strano che voi non abbiate notato che esiste questo sito.
I gestori, non fanno altro che segnalare i trafiletti sui giornali o i brevi servizi TG, con qualche studio sulla violenza delle donne.
Quello che si nota, è che se un programma televisivo o un giornale, vuol fare un approfondimento sulla violenza, non lo fa mai su queste notizie, ma su quelle che ritraggono gli uomini violenti. Come dire che le donne sono sempre o quasi le vittime, mentre gli uomini sempre o quasi i violenti. Personalmente, è soprattutto la mistificazione che mi da fastidio.
Suggerisco di cercare notizie anche su Erin Pizzey la fondatrice dei centri anti violenza.
Non limitarti, però, alla sola Wikipedia.
Ripeto, tanto per tornare in topic: segnalatemi per favore articoli in cui si parla di violenza di donne sugli uomini e definite in cosa consiste la banalizzazione, l’offesa, se c’è sessismo. aiutatemi a capire come la comunicazione discriminerebbe gli uomini parlando della violenza che subiscono. offritemi spunti, ragionamenti, analisi, tutto ciò che vi sembra pertinente in questo senso. e se avete voglia di parlare di ferite subite dagli uomini potete scrivermi su fikasicula[at]grrlz.net. grazie mille. 🙂
ah sangu’, se pensi di poter approfittare dell’opportunità per buttare giù qualche insulto aggratis le regole sono sempre le stesse. se intervieni nel merito è ok. su quello che pensi di me ho già solidi appunti.
resta rigidamente ancorato al tuo ruolo di oppositore che se lo perdi ti manca una certezza, mi raccomando 😛
saluti!
🙂
potrei oppormi dicendo che si potrebbe trattare di un appello fatto da un immigrato e rivolto ad un leghista. ma queste forme di comunicazione da riserva indiana della padania invasa dai migranti le lascio a te. va bene così. ora sei più tranquillo. hai consolidato la certezza che ci sono due barricate e temi fuggano i tuoi seguaci essendo venuto qui a dimostrare la nostra presunta cattiva fede. come dicevo se vuoi costruire fai un intervento costruttivo. se non ti interessa opponi provocazioni solo per mantenere intatto un ruolo poiché non sai forse contemplarne un altro. se sai gestire la tua militanza solo in termini di contrapposizione è ovvio che se ti dico che non voglio farti guerra tu continuerai a tenere le armi in mano e continuerai a immaginare che io ti dia battaglia. come vuoi tu. vorrei solo capire. tu mi stai dicendo che non ti interessa. peace & love 🙂
io non parlo per gli altri ma per quanto mi riguarda il vostro “appello” ha lo stesso tenore di quello che farebbe un fascista o un leghista verso gli immigrati.
la segnalazione che ho fatto è appunto funzionale a questo: chiariamo chi c’è da un lato e chi c’è dall’altro.
e dalla reazione mi sembra che abbia messo il dito nella piaga.
ma poi… “destrutturare” , “pagina di lavoro”… e perchè no qualche collettivo e un fiorir di riunioni su riunioni per decidere anche solo una virgola, con tanto di discussioni referenziali sul sesso degli angeli finchè tutta l’energia vitale è dispersa in futilità.
riuscireste a rendere burocratico anche il web.
no, grazie, io non sono interessato .
presunti? no. sono dimostrati. squadrismi, persecuzioni, clonazioni, offese, insulti, intimidazioni. non te ne sto chiedendo conto ma riferisco semmai fosse necessario tenere il conto di ciò che abbiamo subìto da parte di chi vede la democrazia e la libera espressione altrui come un intoppo alla diffusione della propria ideologia.
noi non sappiamo della vostra pagina hackerata ma da ciò che ho letto sul forum maschile alcuni tra voi attribuiscono varie mosse in modo trasversale. non so, lui ha avuto un brutto scambio di opinione con tizio e poi decide che si vendica su caio, e caio saremmo noi. e tu ora esigi non so, riconoscimento?, da noi per una cosa che altri avrebbero fatto?
comunque per intenderci questo appello è destinato a raccogliere contributi di lavoro così come descritto nel post e non a saldare i conti in nome e per conto del mondo intero. sia chiaro: le differenze restano. decidete se volete contribuire in modo costruttivo. costruttivo significa costruttivo. il post mi sembra chiaro. intervieni nel merito se ti interessa discutere.
mentre sul versante femminista si denunciano presunti squadrismi … la pagina faceboo del movimento maschile “uomini beta” è stata hackerata:
http://www.uominibeta.org/2012/02/20/provocazione-nei-confronti-del-movimento-degli-uomini-beta/
saluti
@achab:
A primo acchitto avevo letto “a voi le contusioni” 😀
Sto seguendo la vostra discussione sul forum e devo dire che c’è un bel po’ di dietrologia e un po’ di difficoltà ad accettare di ragionarne senza usare lo schema della contrapposizione. non ho capito in cosa appunto consisterebbero gli insulti in una riflessione che è personale per quanto sia condivisa pubblicamente e rivolta anche a voi. non mi pare vi sia alcun atteggiamento di superiorità e se così vi pare, non so, rifletterò, ma certo non siete voi quelli da decostruire. il vostro linguaggio l’ho già decostruito ed è da lì che ho tratto, filtrando ciò che mi pare ideologico e inutilmente ridondante, stimoli che mi interessa e forse possiamo condividere. e circa le vostre dinamiche comportamentali non c’è alcun proposito di mettervi sottovetrino per scovare geni malefici. semmai – forse- dove ritenete sia umanamente plausibile, la voglia di parlarsi avendo ben presente che siamo tutt* persone e che il dolore fa male uguale.
l’invito riguarda la decostruzione delle notizie che i media diffondono quando si tratta di violenze di donne sugli uomini. chiedevo collaborazione in questo senso perchè mi pare voi siate più avvezzi a fare questo lavoro e dunque vorrei capire quali sono i dettagli che vi fanno intendere discriminatorio un articolo o in cosa voi supponete sia descritta una palese giustificazione ai gesti che compie una donna. dopodichè lo so che è difficile parlarci perchè tu sostieni che io sia donnacentrica (ma sono donna e se non parlo con chi ha un punto di vista diverso dal mio non posso riconoscere altro da me) e io penso tu sia androcentrico. detto questo però ti vedo. ti ascolto. quindi parlami se ne hai voglia.
ps: fikasicula è un nick collettivo che si riappropria di un organo sessuale perennemente vilipeso o comunque usato come insulto sessista o chiave di intrattenimento. Invece è roba mia/nostra, ci riguarda, riguarda la nostra sessualità attiva, il nostro diritto a conoscerla senza subire alcunché da parte di nessuno. e in ogni caso la tua valutazione è soggettiva. sei qui per discutere su cose che possiamo condividere o sei qui a farci la morale? 🙂
Trovo che sia un’ottima idea. Spero che i neomaschilisti abbiano voglia di aprirsi un po’.
Qualcuno ha segnalato questo “appello” e vi giro quello che ho pensato al riguardo. Temo non sia un aiuto a “decostruire” il nostro linguaggio ma forse come invito (veramente senza rancore) a riflettere sul nostro sentire può essere valido. A voi le conlusioni naturalmente:
Ho letto l'”articolo”. Scritto bene, quasi convincente, insulti non ne ho trovati (espliciti) anche se si legge fra le righe un certo atteggiamento di superiorità del tipo “cerchiamo di capire le dinamiche comportamentali di questi criminali per studiarli” che è piuttosto irritante e, nella sostanza anche se non nella forma, insultante. Comunque varrebbe la pena forse di rispondere, cercare di spiegare qualcosa, perchè no. Il più è averne la voglia e la pazienza, io di discutere con le donne onestamente non ne ho più, è una mancanza e mi dispiace perchè forse con molta perseveranza si potrebbe ottenere qualche progresso (minimo), ma ho già dato nella vita a questo riguardo. Il problema è che loro, pur non essendo, spesso, affatto stupide, vedono e percepiscono il mondo e le questioni morali o di giustizia in un modo profondamente diverso dal nostro, un modo che per postulato mette la donna e il suo benessere al centro, un modo che nel metodo di ricerca della verità non prevede principi astratti e rigidi, un modo in cui tutto è flessibile, i ragionamenti si stemperano in frasi letterarie, i sillogismi si trasformano in metafore, i dati e i numeri ballano, appaiono, scompaiono tra mille suggestioni, l’onesta intellettuale è un concetto incomprensibile, se dici 2+2=4 ti dicono “vigliacco”, se dici “mostratemi dove ho sbagliato” ti dicono 2+2=5, se allora insisti a rifare il conto sei un pedante molesto… ed è sempre così, non c’entra il femminismo c’entrano i geni. Sì sono un po’ misogino, lo ammetto, lo sono diventato, una volta non lo ero per niente…
PS perchè il nome “fikasicula”? ci accusate di essere strani e deliranti ma io non sceglierei mai “cazzolombardo” come nickname in un forum… mi sembrerebbe orrendo