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Affido condiviso? No, grazie

E’ un vecchio articolo pubblicato su womenews che però vale la pena di essere letto e di essere riproposto. Se le donne, le madri separate, vogliono sapere a chi devono la legge che impone l’affido "condiviso" dovranno fare riferimento alla prestigiacomo, quando era ministra alle pari opportunità, e alla carfagna. Non hanno indagato, nè hanno consultato i centri antiviolenza, altrimenti avrebbero saputo quanto e quale esercizio di pressione e di violenza i padri separati esercitano prendendo a pretesto i loro figli.

Di fatto dovrebbe essere impedito agli ex mariti violenti di entrare in contatto con la ex moglie, invece attraverso questa legge la ex moglie non può sottrarsi a nulla, se chiede tutela può essere denunciata per sottrazione di minore e persino se per sfuggire alla violenza si rifugia in una casa protetta viene perseguita. La legge ha dato ai padri separati, livorosi e ostili, uno strumento di ricatto e di potere che non è mai stato gradito da chi opera con le donne, con i minori e da chi si occupa di separazioni.

E’ possibile subire violenza da un ex marito, essere perseguitate, quindi essere oggetto di stalking, di violenza, e non potere negarsi all’ex, non poter rifugiarsi in una casa protetta, non poter essere protetta perchè la legge sull’affido condiviso impone alle donne di non allontanarsi, non proteggere se stesse, non recarsi in case protette con i propri figli? Si, è possibile. Tant’è vero che c’è qualche padre separato che ha citato qualche centro antiviolenza addirittura per aver plagiato la ex moglie e per rapimento del minore. Per tutto ciò e per molto altro ancora dobbiamo ringraziare le donne della destra. Sarebbe ottimo capire come mai la ministra carfagna immagina possa funzionare la legge sullo stalking se poi di fatto ha dato agli ex mariti uno strumento di persecuzione in più. Buona lettura.

Affido condiviso? No, grazie!

di Antonia Evangelisti

La Ministra Carfagna nel suo intervento su Repubblica ha affermato che “[…]L’affidamento condiviso può divenire un’occasione in meno di scontro – se non di violenza – tra gli ex partner”, ma questa lettera, che racconta l’esperienza quotidiana di una madre separata conflittualmente dal marito dice invece tutt’altro.

Sono una comune cittadina, le riflessioni qui di seguito riportate sono il frutto del coinvolgimento in prima persona nel disastro quotidiano che sia io, che mio figlio ridotto allo stato ROM (di fatto senza fissa dimora 3 giorni con un genitore e 3 con l’altro), viviamo quotidianamente tra continui sopprusi e violenze celate, che questa legge ha prodotto; del resto i bambini non hanno diritti in questa legge a meno che il padre non sia un abusante o un drogato, per questo noi donne ritorniamo a mediare e soffocare la sofferenza che vediamo negli occhi dei nostri figli.

Pura follia!
Sono profondamente indignata come donna e come madre nel leggere in continuazione le proteste di un piccolo gruppo di padri separati che lamentano l’impossibilita’ di vedere i propri figli e che hanno stravolto l’intera legislatura riguardante il tema dell’affido, e mi meraviglio ancor di piu’ di quanto noi donne ci rassegniamo come al solito a questa situazione quando ci sono applicazioni della legge che dimostra l’ esatto contrario. […]

Rispetto alle leggi precedenti, l’unica novità, peraltro meramente demagogica, apportata dalle proposte di legge attualmente in esame in sede referente è che non vi si parla più di affidamento "congiunto", bensì di affidamento "condiviso", il che, però, nulla cambia nella sostanza.
Si tratta solo di un evidente escamotage per confondere le acque ed evitare l’automatico e corale risorgere delle numerose critiche che già erano state sollevate contro le proposte affacciate nella precedente legislatura dalle varie associazioni di avvocati di diritto di famiglia.

Debbo convenire che l’aggettivo "congiunto", e ancor di più quello "condiviso", dà serenità e piace a chi pensa alla famiglia sempre unita, perché li rassicura sulle loro capacità genitoriali, ai padri – finalmente riconfermati nel ruolo che rivendicano, e persino alle madri, quelle che ancora non hanno sperimentato la separazione e che sperano, attraverso una simile forma di affidamento, di poter condividere il peso dell’educazione e della crescita dei figli.

Sicuramente non piace alle persone che come me vive una situazione di separazione conflittuale, né agli psicologi dell’infanzia che queste situazioni devono curare.

Non piace neppure agli operatori di diritto, qualcuno dice per la loro tradizionale incapacità a recepire il nuovo, per l’abitudine ad analizzare le parole, a confrontarle tra loro, con il timore che mal si coordinino con le norme del diritto, per la diffidenza nei confronti delle soluzioni "politiche" ed infine, molto meno nobilmente, perché la lite è per gli avvocati fonte di reddito e l’affidamento congiunto/condiviso, eliminando alla radice la conflittualità tra coniugi in ordine ai figli, riduce la lunghezza delle cause e conseguentemente i proventi degli avvocati.

Non condivido queste considerazioni e non credo che l’affidamento condiviso stabilito per legge sia la soluzione di alcun problema, per i seguenti motivi:

Fino al 1987 la questione dell’affidamento non si poneva, in quanto – essendo pacifico che, dopo l’interruzione della convivenza, il figlio non può essere contemporaneamente con il padre e con la madre.
Genitore affidatario diventava colui con il quale di fatto il minore continuava ad abitare; rarissimi erano i casi di affidamento del figlio al padre e la giurisprudenza era chiamata per lo più a risolvere le questioni attinenti alle modalità di frequentazione del genitore non affidatario.
Nella prassi, su accordo dei genitori, l’affidamento congiunto trova applicazione anche nell’ambito della separazione sin dal 1987, e già per questo non si spiega l’esigenza di una nuova legge che lo trasformi da possibile in obbligatorio (o meglio, con ciò si spiega che le finalità perseguite con l’affidamento condiviso obbligatorio sono ben diverse dalla dichiarata volontà di continuare ad essere "padri"! ).
L’affidamento congiunto è reclamato a viva voce dalle associazioni dei padri separati, mentre il mondo femminile sottolinea che tuttora è la madre la figura di riferimento quotidiano dei figli e ritiene che l’affidamento condiviso possa essere disposto nei soli casi in cui entrambi i genitori lo richiedano concordemente e siano già presenti in modo continuativo e parimenti significativo nella vita dei minori.

La mia esperienza dimostra che:

– il coniuge separato pretende l’affidamento congiunto non per far fronte ai suoi doveri genitoriali ma per continuare ad esercitare controlli sulla moglie, con la quale il figlio minore ha l’abitazione preferenziale;

l’affidamento congiunto ha fatto riprodurre le stesse relazioni di potere fra uomo e donna, costringendo la madre a continuare a mediare il rapporto tra padre e figli con la medesima intensità che si aveva in costanza di matrimonio, subendo tra l’altro una maggiore penalizzazione sul piano personale ed economico;

– molti genitori siano convinti che l’affidamento congiunto significhi che ciascuno, senza tener conto dell’altro e tanto meno del figlio, possa decidere in piena autonomia cosa far fare al bambino. Si arriva così al paradosso che, ad esempio, poiché la mamma ha iscritto il figlio a nuoto, il papà si senta leso nel suo diritto di decidere e, autonomamente, lo iscriva a judo: così il figlio farà un’attività quando è con la mamma e un’altra attività quando è con il papà, indipendentemente da ciò che è utile per lui e dalla stanchezza che può accumulare.

– alcuni padri poi chiedono l’affidamento congiunto per poter sostenere che, in questo modo, nulla devono dare all’altro per il mantenimento del figlio.

Se per condiviso si intende una forma di affidamento in base alla quale, anche dopo la separazione, i genitori rimangono entrambi responsabili dei figli, e pertanto le decisioni più importanti che riguardano i minori devono essere adottate di comune accordo, allora si deve rilevare che non ce n’è alcun bisogno, in quanto vi è già l’articolo 155 del Codice civile che lo prevede.

Tale norma infatti precisa e prevede che, in caso di affidamento monogenitoriale, "…le decisioni di maggiore interesse per i figli sono adottate da entrambi i coniugi. Il coniuge cui non sono affidati i figli ha il diritto-dovere di vigilare sulla loro istruzione ed educazione ."

Se affidamento condiviso significa invece che tutte le decisioni, non solo quelle tradizionalmente ritenute più importanti, come le scelte scolastiche, religiose e mediche, ma proprio tutte, comprese le modalità di vita, l’alimentazione, i viaggi, le compagnie da frequentare, le vacanze, le gite scolastiche, debbano essere prese dai genitori insieme, allora è evidente che per realizzarlo i genitori devono concordare precisi modi e limiti anche della propria vita personale: anzi, le loro abitazioni dovranno essere vicine (come non a caso prevedono le proposte di legge in esame) e la comunicazione tra loro dovrà essere quotidiana e di massimo reciproco rispetto.

Ed è allora evidente che tali presupposti sono realizzabili soltanto laddove c’è un consapevole e libero accordo dei coniugi: se tali scelte fossero invece imposte, verrebbe svuotato di contenuto il diritto alla separazione personale, da oltre mezzo secolo riconosciuto e garantito dal nostro ordinamento e da oltre venticinque anni concepito come mezzo di gestione autonoma della crisi coniugale attraverso la formula della separazione consensuale.
Nel caso di contrasti tra i genitori l’affidamento congiunto è fonte di problemi e nessun vantaggio porta ai figli.

Spesso la separazione si determina per mancanza di comunicazione tra i coniugi ed a volte forti sono proprio i contrasti in ordine all’educazione dei figli. In questi casi l’affidamento congiunto/condiviso è solo fonte di ulteriori problemi, nessun accordo sarà possibile, ed inevitabile sarà il ricorso al giudice per ogni piccola decisione, senza tener conto poi delle ulteriori difficoltà che si pongono per far eseguire i provvedimenti che riguardano i figli affidati ad entrambi i genitori.

La stessa giurisprudenza ha osservato che “l’affidamento congiunto dei figli presuppone il massimo spirito collaborativo dei coniugi e pertanto deve escludersi la sua applicazione allorquando persistano contrasti tra i medesimi”.
L’intesa genitoriale è talmente importante che il venir meno della volontà di uno dei coniugi di continuare nell’affido congiunto è stata ritenuta una circostanza sufficiente a giustificare il mutamento dell’affido da congiunto in esclusivo!

Per quella che è la mia esperienza, ma anche in base ai dati che emergono dalle ricerche, laddove c’è stata nel corso del matrimonio la partecipazione del padre alla cura ed alla educazione dei figli, tale ruolo non viene negato dalle madri, le quali anzi accettano con tranquillità, o esse stesse propongono, un affidamento congiunto ed una condivisione di tempi e responsabilità.
Non si può pensare (e non si possono illudere i cittadini) che sia la legge a trasformare un genitore biologico in un genitore responsabile!

L’affidamento congiunto rimane una scelta da compiere con autonomia ed autodeterminazione in quanto esige grande maturità e capacità dei coniugi di gestire i conflitti.
Essendo fondato sulla piena disponibilità dei genitori, deve essere adottato solo su accordo delle parti e non può essere imposto né dal giudice né dalla legge!

Posted in Corpi, Misoginie, Omicidi sociali, Pensatoio.


11 Responses

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  1. fikasicula says

    @jason

    crederò al suo interesse per le donne che subiscono violenza quando nei siti e nei forum che sono frequentati da “padri separati” quando si parla di un arresto per stupro leggerò parole diverse da “le donne bisogna lasciarle perdere. sono meglio le trans”.

    vi crederò quando in quei luoghi sarà dato spazio ai casi in cui sono le donne a rivendicare il diritto di maternità che viene negato da “padri separati” (forse sostenuti da talune associazioni?), nonostante pendano sul loro capo accuse di violenza nei confronti delle ex mogli o dei bambini.

    vi crederò quando sosterranno la soppressione di quella legge che tra le altre cose istituisce la mediazione familiare, grande business per chi fa i corsi di formazione, o ne sosterranno quanto meno la modifica definendo con chiarezza che gli uomini accusati di violenza NON DEVONO poter esigere nessuna forma di affido e NON DEVONO poter avvicinarsi alle donne e ai bambini.

    A noi interessa la vita di donne e bambini. Solo di quell*, che per noi non sono merce di scambio e non sono il mezzo per ritagliarci professioni.

    in quanto a chi nega la paternità agli uomini “non violenti”, ridiscutiamo sul senso del concetto di “violenza psicologica” e poi ne riparliamo. un individuo privo di equilibrio che perseguita l’ex moglie e impone al figlio una sovraesposizione mediatica e in tribunale per ottenere la sua “vittoria” personale non ha interesse verso altri che per se stesso. e per noi quella è già violenza psicologica.

    pensateci un attimo. pensateci di più.

    come già scritto se l’approccio cambia e se i “padri separati” smettono di raccogliere gentaglia misogina, squadrista e maschilista nei giri virtuali (e reali?). se prendono le distanze da una certa cultura. se dicono CON CHIAREZZA, nei fatti e non in modo ipocrita e formale, per raccogliere gente in forum finti in cui la violenza contro le donne diventa pretesto per istigare odio verso le donne. se ne vogliono parlare in modo serio con una attenzione reale per la salute psicofisica di donne e bambini, troveranno in noi le migliori alleate.

    altrimenti continueremo a lottare per difendere le donne e i bambini contro tutti quelli che vogliono fare loro (e a noi) del male.

  2. Jason says

    Fikasicula si figuri , non sostengo gli uomini violenti (non se lo meritano) , ma sostengo quelli onesti che si ritrovano ingarbugliati nella legge, perchè come dicevo le donne possono fare violenza psicologica molto grave (esistono, non lo può negare) . E fa bene a pretendere che i padri facciano i padri , perchè poi non c’è nulla di male anzi un vero uomo accetta la paternità come un dono ( come lo è del resto la maternità) . Io contesto chi nega la paternità agli uomini non violenti.
    Non credo che le associazioni dei padri separati sostengano gli uomini violenti, il buon senso per fortuna non manca mai.
    PS non faccio parte di quelle associazioni, però conosco una persona membra della GESEF, che raccoglia sia madri sia padri vittime di privazione dei loro figli. Non neghiamo che anche le madri soffrano se togli loro i figli.

  3. victoria says

    Giusto! ma affidamento esclusivo al padre nel 50% dei casi (sorta di quota rosa), SEMPRECCHE’ non sia dimostrata la loro incapacità di crescere i figli altrettanto bene che le mamme.
    (altrimenti dicono che vogliamo la parità solo quando ci fa comodo).

  4. fikasicula says

    jason (& company di forum vari), vi consiglio vari libri. li trovate tutti alla voce “violenza maschile contro le donne” e non sono scritti da donne. riportano storie ed esperienze largamente documentate spesso avvenute in famiglia grazie alla gentile concessione di ex mariti e padri separati assassini.

    i “presunti” colpevoli di cui parla lei sono soggetti che arrivano all’omicidio piano piano. non si è mai trattato di raptus perchè le violenze sono quotidiane e intollerabili. una donna che denuncia un uomo per violenza generalmente prima subisce una serie di torture inimmaginabili che la legge non si cura di perseguire. la presunzione di “innocenza” in quel caso sta solo nel fatto che chi commette violenza usa la legge a suo vantaggio per continuare a torturare la ex moglie.

    Nessuna associazione viene criminalizzata. ci limitiamo a commentare gli argomenti usati a firma di persone che fanno capo a talune organizzazioni. cose documentate, che stanno su facebook, sul web. argomenti triti e ritriti di criminalizzazione delle donne, di storie giustificazioniste degli atti definiti “esasperati” di uomini violenti ai danni delle ex mogli e dei propri figli. scritti negazionisti che contestano cifre, delitti che stanno sotto gli occhi di tutti.

    la campagna di criminalizzazione viene piuttosto da altre parti giacchè tali associazioni evidentemente non sanno rivendicare diritti senza inventarsi carnefici.

    si può certo parlare della condizione disagiata di chiunque ma addebitarlo alle parti deboli delle separazioni, ovvero alle donne, è cosa disonesta, crudele, che istiga alla violenza e al femminicidio.

    io, o noi, non partiamo da nessun presupposto. questa è una sua illazione. le donne possono certo fare del male ma non perseguitano nè ammazzano gli ex mariti, questo sta scritto ovunque, non fosse altro per il fatto che spesso tentano di fuggire da loro per salvarsi la vita. le donne possono fare del male ma sono personalmente, fisicamente economicamente dipendenti dagli uomini perciò ricattabili e perennemente soggette a torture di qualunque genere. le donne possono avere, e per fortuna, tanti difetti ma poi non stanno a pietire favori. si sbracciano e vanno avanti senza piagnucolare neanche quando fanno tre lavori per mantenere se stesse e i figli spessissimo, per la maggior parte, mantenuti solo dalle madri.

    avviene da secoli. avviene da sempre. da sempre gli uomini descrivono le donne come diaboliche, cattive, etc etc e sono gli stessi argomenti usati dai padri domenicani per bruciare al rogo centinaia di migliaia di donne. stessa misoginia, stesso odio, stesse scuse idiote.

    molti maschi, padri separati, stanno solo continuando a perpetrare una mentalità sciocca, criminale, che non porta da nessuna parte. non c’è alcun interesse a esplorare la complessità dei rapporti. lo si vede dalla semplificazione banale degli argomenti che propongono.

    io pretendo che le donne possano manifestare aggressività, che possano difendersi dai carnefici senza essere tacciate di “distruzione del valore della famiglia” trappola per noi mortale. senza essere massacrate dalla pretesa di applicazione di “leggi” volute per impedirci di salvarci la vita.

    come è possibile chiedere ad una ex moglie che denuncia un ex marito violento di restare per forza in rapporto con lui e di non chiedere rifugio ad un centro antiviolenza? come è possibile dare a qualcuno gli strumenti per ricattare la ex moglie che prova a salvarsi la vita? cos’è questo se non un modo per facilitare i maschi che vogliono essere legittimati e agevolati a compiere femminicidii morali, sociali e fisici?

    pretendo certo che i padri abbiano rapporti con i figli perchè il ruolo di cura non spetta esclusivamente a noi, così come la responsabilità per i figli.

    ma quando i figli vengono usati da uomini violenti per arrivare alle ex mogli e torturarle, ucciderle persino? in quel caso le associazioni cosa fanno?
    sono sufficientemente obiettive da verificare che gli uomini che supportano sono patologicamente squilibrati? che hanno motivi di astio che non li pongono in posizione di serenità tale da consentire un accordo che sia sereno anche per i figli?

    ci si accerta che i maschi che “sono aiutati” a sottrarre i figli alle madri, e uso il verbo sottrarre perchè spesso è solo questo che alcuni padri vogliono fare, ci si accerta dunque del fatto che questi padri separati siano realmente interessati alla vita dei figli?

    per ciò che ci riguarda fintanto che le associazioni dei padri separati daranno spago o saranno usate come alibi da uomini che diffondono odio contro le donne noi non potremo che manifestare la nostra legittima opinione.

    la richiesta resta intatta: gli ex mariti e padri separati su cui pende una denuncia per violenza alla moglie o ai figli NON DEVONO avere accesso all’affido condiviso.

    è una richiesta LEGITTIMA sulla quale non potete disquisire, distorcere, scherzare perchè di mezzo c’è la vita di donne e bambini che potrebbero MORIRE.

    se lei, voi, ritenete il contrario confermo che non ve ne frega nulla della salute psicofisica di donne e bambini.

    a noi interessa di questo “dettaglio”. di tutti gli altri bla bla bla ce ne freghiamo.

    dateci dimostrazione che vi sta a cuore la vita di donne e bambini e troverete in noi le vostre più grandi alleate.

    (figuratevi se a noi interessa averci i figli a carico senza dividere la responsabilità con i padri… )

  5. Jason says

    fikasicula, ti consiglio un libro , Presunto colpevole (non è maschilista poichè parla anche di donne vittime del sistema), capirai molte cose. Nessuno dice che i padri separati sono tutti santi, però non accettiamo la criminalizzazione di quell’associazione. Tu parti dal presupposto che le donne non possono far mai del male. Errore gravissimo, perchè le donne, essendo persone, sono capaci quanto gli uomini (esistono molte forme di violenza) . Che mi dici di quegli uomini normali a cui viene negato il diritto alla paternità? Sono tutti pazzi? Se un uomo vuole vedere suo figlio è un irresponsabile ? Stessa cosa vale a sessi opposti . La mia non è criminalizzazione contro le donne, perchè anche gli uomini possono far del male, la mia è pretesa di diritto alla paternità. Se una donna pretende che l’ex marito veda e educhi suo figlio, fa bene.

  6. fikasicula says

    emanuele, non si tratta di un diritto del padre. è un diritto del figlio, di cui ci si dimentica sempre, avere a che fare con un genitore equilibrato e non essere strappato dal luogo in cui si sente più sicuro.

    nessuno nega comunque al padre il diritto ad assumersi le proprie responsabilità, e figuriamoci, e a costruire un rapporto con il proprio figlio. qui si sta dicendo che un uomo violento, accusato di violenza, coinvolto in un procedimento penale per violenza, NON DEVE avere gli strumenti per fare del male alla ex moglie e anche al figlio.

    tutto qui.

  7. Emanuele says

    Quoto appieno che un uomo su cui pesino denunce per stalking, stupro o aggressioni non dovrebbe mai avere in affido il proprio figlio, nemmeno part-time.
    A dirla tutta un uomo con tali condanne starebbe assai meglio in carcere, purtroppo per legge di solito si aspetta che prima abbia ammazzato la ex moglie.
    Nonostante ciò, e salvo i casi di violenza, che mi auguro siano una minoranza, bisogna tener presente che un padre pur separato ha pur sempre diritto di vedere crescere il proprio figlio/a.
    Non ha molto senso effettivamente far stare un bambino 3 giorni in una casa e 3 in un’altra, così lo si disorienta, ma ci sono sempre altre occasioni per vedersi..

  8. fikasicula says

    esatto elisabetta è proprio così. se denunci un ex per violenza quello ti fa togliere il figlio. se provi a salvarti la vita ti denuncia per sottrazione di minore. se parli di casi di violenza ti dicono che la tua denuncia è falsa e che sei una bugiarda. etc etc etc. la manfrina piena di menzogne la conosciamo tutta.

    il punto è che la conoscono anche loro. non possono continuare a mentire ancora e quando saranno messi a confronto i dati di violenza procurata da ex mariti con le motivazioni da affido condiviso quella legge sarà demolita senza tanti sforzi.

    oltretutto, la domanda resta: quanto e come conviene alle associazioni padri separati di supportare branchi di misogini aggressivi che vogliono solo sfuggire alle proprie responsabilità?

    perchè mai non assumono una posizione chiara contro la violenza maschile?
    se non lo fanno possiamo solo dire che le associazioni di padri separate legittimano la violenza maschile e la favoriscono attraverso leggi improprie.

    sono complici. e quelli che si riferiscono ad esse istigano alla violenza offrendo sponde culturali a maschi che covano solo odio.

    ps: se i padri separati alias ex mariti sono così sicuri che la violenza non sia solo maschile allora perchè non agevolare una tutela nei confronti del coniuge maltrattato, chiunque esso sia?

  9. Elisabetta says

    Se denunci oggi un ex per violenza, stalking, molestie ecc. La potestà genitoriale viene immediatamente sospesa a tutti e due i genitori e i bambini vengono collocati dai servizi sociali in una comunità a causa del disagio familiare dovuto a “forte conflittualità” , che crea un ambiente inadatto per la crescita del bambino! Le donne passano per madri malevole che provocano PAS ai bambini. Diciamo che sono riusciti a costruirsi molto bene la difesa e a passarla liscia!

  10. fikasicula says

    te lo dice l’articolo della evangelisti. non si può rendere l’affido condiviso obbligatorio rendendo le donne sovraesposte sul piano della propria sicurezza personale.

    nella legge non c’è un solo passaggio in cui si dica che un uomo denunciato per violenza e maltrattamenti non può e non deve essere messo in condizione di ricattare la ex moglie tramite la richiesta di affido condiviso.

    non si può mettere in condizione un ex marito, che vi piace chiamare “padre separato”, di perseguitare la ex moglie e addirittura di pretendere che lei non si rivolga ad un centro antiviolenza quando è il caso che venga ospitata in una casa protetta.

    il centro antiviolenza non è un hotel. è un luogo che ospita donne in grave difficoltà pultualmente verificate. se un ex marito può permettersi di esercitare una pressione legale su un centro antiviolenza e sulla ex in nome del “dovere” di affido condiviso lo si deve a questa legge.

    tutto ciò è inaccettabile e dunque non può che essere oggetto della nostra attenzione. a nostro parere dovrebbe esserlo anche della vostra. Dovreste essere i primi a disinnescare queste situazioni e le associazioni dei padri separati dovrebbero essere le prime a prendere le distanze da un certo tipo di atteggiamenti e a chiedere quantomeno un aggiustamento della legge.

    mai e poi mai va concesso l’affido condiviso e mai la legge deve essere strumento di ricatto in presenza di un soggetto violento che ha nei confronti della ex moglie un comportamento inequivocabile. mai e poi mai l’equilibrio del figlio deve essere messo a rischio dai dispetti dell’ex coniuge che pensa solo al punto che segnerà per ferire la ex moglie.

    se su un ex marito pesa una denuncia per violenza, stalking, stupro, molestia su minori, a prescindere dalla presunzione di innocenza, il procedimento di affido dovrà comunque essere sospeso fino alla conclusione dei tre gradi di giudizio.

    e questa non è certo una richiesta irragionevole.

    altrimenti dite che delle donne e dei bambini sottoposti a violenza non ve ne frega niente.

  11. Jason says

    …le vostre proposte ?