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#14° femminicidio: decostruzione di una notizia!

Tra le mille cose accadute in questi giorni sarà sfuggito il fatto che le vittime di femminicidio in Italia, per il 2012, sono arrivate a #14. La quattordicesima vittima è una ragazza della quale lì per lì si dissero cose perfide. Le copio tanto per farvi capire:

Repubblica, che non si smentisce mai, titolava “Ragazza romena morta sulla spiaggia” poi, come si conviene ai peggio sessisti prurigginosi che guardano dal buco della serratura, spiegava che “La giovane lavorava come ballerina in un night. (…) La vittima era conosciuta nel mondo della prostituzione.

E fin qui l’associazione donna+rumena+puttana ci sembra più che chiara. Tanto per ribadire lo stigma della colpa. Spostando poi l’attenzione sul mondo che la tizia frequentava è chiaro che si vuole dare un indizio conclusivo che deresponsabilizzi e discolpi ogni altra categoria umana fuorchè quella dei contesti degradati che la stessa si suppone frequentasse.

Infatti insistono, da professionisti della pornografia softcore necrofila:

Aveva il volto sfigurato tanto da renderla irriconoscibile e un sacchetto che avvolgeva la testa. E’ apparso così agli inquirenti il cadavere di Christina Andrea Marin, (…) era una ballerina di locali night, conosciuta anche nel mondo della prostituzione.Fisico minuto, capelli lisci, la ragazza è stata ritrovata sulla spiaggia riversa a faccia in giù, semicoperta dalla sabbia, con indosso un maglione grigio con un cappuccio, una minigonna, scarpe da ginnastica chiare e calze a rete. (…) La giovane lavorava presso il night club (…). E (…) potrebbe essere stato il raptus omicida di un cliente conosciuto nel night, una vendetta legata al racket che ruota attorno alle entreneuse, un delitto passionale, oppure qualcuno che volesse lanciarle un avvertimento. La ragazza dovrebbe essere stata aggredita dentro l’ascensore (…). Chi l’ha colpita, forse con una pietra o un oggetto contundente, l’ha fatto con estrema violenza e non a mani nude. L’omicida, o forse più, l’ha poi trascinata, agonizzante o già morta, fino in spiaggia, infilandole il sacchetto di cellophane in testa, senza chiuderlo.

Come dire che chi ha scritto questo pezzo ha goduto e si è visto a scrivere la trama di un noir tutto scosciamenti delle vittime, dettagli piccanti e ambienti trasgressivi.

Solo qualche giorno dopo, ovvero oggi, leggo, ancora da Repubblica:

Ballerina uccisa, fermato il compagno: L’ha ammazzata con l’aiuto del figlio

Da precisare che l’avanzamento di carriera da puttana a ballerina è dovuto al fatto che compagno e figlio/complice sono entrambi ITALIANI. Tuttavia lei resta sempre una:

ballerina romena Andrea Christina Marin, 24 anni, trovata morta ieri 1 con il cranio fracassato sulla spiaggia di Porto Potenza Picena (Macerata). Si tratta di un italiano di 57 anni, compagno della vittima, e di altre tre persone. Gli altri fermati sono il figlio del cinquantasettenne, che ha 26 anni, e due loro amici, un ventiseienne e un giovane di 24 anni, figli di genitori di origine polacca e romena, ma in possesso della cittadinanza italiana. I quattro sono indagati per concorso in omicidio volontario. A decidere di uccidere la ragazza sarebbe stato il suo compagno, per motivi passionali: il figlio e gli altri due complici lo avrebbero aiutato.

Risulta chiaro il fatto che mentre sulla vicenda della puttana ammazzata da chissà quale clan legato al traffico dei corpi si era costruito un romanzo lungo tre chilometri, sulla conclusione della vicenda che è tanto più “comune” quanto atroce, ché il pensare ad un commando di uomini che compie una esecuzione e una spedizione punitiva contro una donna per fare un favore all’amico c’è da rabbrividire, pare naturale dedicare solo poche righe.

Da notare come comunque ci tiene il “giornalista” a collocare la questione sempre in termini etnici perché si tratta di italiani, gente italiana, ma loro citano finanche i bisnonni di origine straniera pur di attribuire la faccenda alle cattive “razze” invece che alla cultura patriarcale vigente in Italia.

Da notare anche come si reitera il trucco giustificazionista. Se prima erano motivi legati alle cattive abitudini della donna ora si tratta di “motivi passionali” che poi è la scusa di sempre per rinvigorire il mito del delitto d’onore in una italia che è stata cazziata recentemente perfino dall’Onu per via del fatto che l’attenzione nei confronti delle donne vittime di violenza equivale a zero.

Come si può pensare, mi chiedo, a definire quale “delitto per motivi passionali” perfino una spedizione punitiva contro una donna con tanto di esecuzione da clan a cura del suo compagno? Se questi sono giornalisti e se non sono complici della costruzione fantasiosa di una cultura di legittimazione della violenza maschile contro le donne.

Possiamo certo dire – dunque – che anche in Italia serve una guida per giornalist* che parlano di violenza sulle donne, ma più di tutto serve che si rinnovi una cultura del dissenso alla violenza maschile contro le donne e si smetta di trovare scuse per difendere gli uomini violenti.

E un abbraccio ad Andrea Christina, ovunque ella si trovi, quale ulteriore vittima della violenza maschile e del giornalismo complice che esiste in questa nazione.

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Posted in Critica femminista, Omicidi sociali, Pensatoio, Scritti critici.


One Response

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  1. Sara says

    Non sopporto l’espressione “delitto per motivi passionali”. Per la stessa ragione, non ho mai guardato la trasmissione “Amore criminale”, che romanzava la violenza sulle donne. Non era giornalismo, non era informazione. E che tristezza, poi, il fatto che fosse condotto da una donna! Comunque, è agghiacciante il fatto che in 28 giorni 14 donne abbiano perso la vita in Italia.