Oggi leggo dell’approvazione di una legge regionale che istituisce l’insegnamento nelle scuole sicule della materia di storia e lingua siciliana. Non so perchè e percome ma a me pare una buona cosa. Come se si istituisse l’ora di storie di tutte le religioni invece che imporne solo una negando culture a chi ce le ha.
L’altra notizia meno gradevole invece consiste in quello che hanno fatto in una scuola gestita da suore, dove hanno preparato i bambini di cinque anni a cantare faccetta nera in nome di una celebrazione commemorativa per l’unità d’italia. Insegnare il fascismo ai bambini a scuola è un atto gravissimo. Quello che mi chiedo è: in tutto ciò dove stanno i genitori e perchè mai non hanno chiesto alle suore che cosa intendevano fare con quella canzone.
Parlando sempre di bambini, che vengono derubati della propria storia o che vengono indottrinati in senso autarchico, c’è poi la storia di questo padre che ha dimenticato il figlio in macchina e che viene descritto come un uomo disperato. Il bambino poteva morire ma è sopravvissuto.
Qualche tempo fa accadde lo stesso ad una donna, una madre, che fece lo stesso errore, solo che in quel caso la figlia morì. A parte il tragico epilogo ricordo perfettamente come la stampa non ebbe alcuna pietà per la disperazione della donna che pure era una persona come tante, che faticava dalla mattina alla sera, e che non aveva alcuna intenzione di fare del male a sua figlia.
Perchè in Italia l’interpretazione dei fatti cambia a seconda del genere di appartenenza dei soggetti coinvolti.
Se è una madre a fare un errore allora è una volgare assassina. Se è un padre è un uomo disperato. L’invito di sempre è quello a identificarsi con la disperazione dell’uomo. Nel caso in cui si parla di donne i riflettori invece si spostano sulle vittime o sul dolore del marito. Sull’inaffidabilità del genere femminile.
Ed eccoli questi uomini affidabili, confusi e fragili come tutti, che vengono descritti come super uomini ma che super uomini non sono.
Di quello che ne penso io di queste faccende vi dico in breve perchè purtroppo in due casi ho visto uomini fragili commettere questi errori.
In una occasione lui sta sistemando due bambini piccoli in macchina. Prende un bambino, lo lega al seggiolino, sistema il seggiolino in macchina. Prende l’altro bambino, lo lega al seggiolino, lo poggia sul tetto dell’auto, si dimentica di lui. Chiude la portiera e parte. Pochi metri dopo il bambino che era rimasto sul tetto fa un incredibile volo, rimbalza sull’asfalto, viene evitato per miracolo da un tot di altre macchine e , incredibile ma vero, il bambino non si fa niente. Il padre invece, che si rende conto di tutto guardando la scena dallo specchietto retrovisore, scende dalla macchina e prima ancora di sapere se suo figlio era vivo o morto, sviene.
In un’altra occasione, al mare, un luogo in cui non sono mai riuscita a staccare gli occhi di dosso a mi@ figli@, per permettergli di giocare e divertirsi ma subito pronta a scattare per qualunque evenienza, c’era una coppia giovanissima. Lei poteva avere quindici anni e lui una ventina.
Arrivano in cinquecento. Lasciano la macchina al sole, perchè in quel tratto di strada non c’è ombra. Armeggiano con un finestrino e ne lasciano un minimo aperto. Quel tanto che basta per far respirare la macchina e impedire comunque che qualcuno infili una mano.
Non so da cosa abbiano tratto insegnamento o se hanno preso esempio da quei pessimi padroni che lasciano i cani al sole senza curarsi di loro. Fatto sta che si muovono attorno alla macchina e da lontano non si capisce il perchè. Si vede solo l’essenziale.
Il tempo passa. Tante persone sono in acqua, concentrate sui figli, leggono un libro, si rilassano. E’ vacanza. E’ anche la giovane coppia si diverte. Fa il bagno, prende il sole, amoreggiano.
Dopo un po’ di tempo sento venire dal posto in cui hanno parcheggiato delle urla sovrumane. Lei, dopo un tot di ore, forse era andata a controllare questa bambina piccola, che stava in una cesta e che forse doveva fare la poppata. Rimasta in macchina perchè chissà i due ragazzi pensavano di proteggerla dal sole e morta invece perchè in macchina a cinquanta gradi, nelle ore più calde della giornata, non sarebbe sopravvissuto neppure un adulto.
La madre sviene, lui comincia a dare di matto e stacca dalla scaletta un pezzo di ringhiera in legno.
La cosa più violenta che ho visto erano le urla della gente che era accorsa e che inveiva contro la madre (non contro il padre). Perchè in questi casi nessuno concede sconti o comprensione. Perchè è tanto più semplice spostare la critica in direzione delle disattenzioni altrui invece che notare le proprie.
Io ricordo soltanto di essermi avvicinata un minimo perchè mi@ figli@ correva in quella direzione e quando lei mi ha chiesto cosa era accaduto ho tentato di spiegarle.
“Tu non mi scordi dentro una macchina, vero?” – mi chiese mi@ figli@.
L’ho abbracciat@ forte ripensando a quelle rare volte che l’avevo lasciat@ in macchina mentre rapidamente compravo il pane.
Però io non sono nessuno per giudicare e mi chiedo davvero chi può mai dire di non aver commesso un atto di disattenzione che è costato qualche problema ad un figlio.
Per esempio, a proposito di chi causa danni volontari: quanti sono i padri che non dimenticano i figli in macchina ma che li picchiano e li intimidiscono tutti i giorni?
Perchè ci si indigna solo in queste occasioni e si nega costantemente che i padri facciano violenza in famiglia? Quanto e come si può difendere un bambino se il padre che abusa di lui è protetto dall’impunità, dalle false sindromi (la Pas) che tutelano i carnefici, da chi classifica i bambini che denunciano un abuso o le madri che tentano di proteggerli come fossero bugiardi?
In questo momento, per esempio, è in discussione al senato il ddl 957 in cui si stravolge nella disattenzione generale il diritto di famiglia e si rende impossibile a donne e bambini di difendersi da un padre o un ex marito violento.
In quel caso possiamo dire che l’abbandono di minore nei confronti di un bambino al quale viene reso impossibile difendersi, viene esercitato dallo Stato?