Da Abbatto i Muri:
Un fotografo ha documentato una quattro giorni di camp per bambini non conformi al genere assegnato. Assieme a loro i parenti che li hanno accompagnati in questo percorso giocoso di sperimentazione e libera espressione. Così hanno potuto scegliere i look che preferivano e provare a somigliare un po’ di più alla maniera in cui si vedono senza perciò incontrare umori discriminatori, freddezza e colpevolizzazione da parte dei genitori, senza sfottò omofobi e senza disapprovazione normativa da parte degli adulti. QUI trovate parte della storia e alcune belle foto.
Ho ripensato a questo quando si è parlato del nuovo programma tv in cui qualcuno insegnerà, a quanto pare, alle bambine a vestirsi ancora di più da bambine, migliorando il look secondo parametri che immagino somiglino un po’ più a quelli delle bimbe fashion spesso protagoniste di tanti spot pubblicitari. Alcune chiedono che il programma non vada proprio in onda. Io credo che, critica antisessista a parte, quella che decostruisce gli stereotipi di genere e racconta un’altra versione della storia, più che censure e richieste di chiusura di trasmissioni varie però dovremmo avere la forza e la possibilità di mettere in circolo altre idee e altre pratiche antisessiste.
Quello che a me viene in mente è il fatto che i bambini, in generale, giocano e che imporre una scelta in fatto di abbigliamento, a parte essere un invito allo shopping compulsivo è anche uno dei tanti modi in cui ai bambini si toglie la possibilità di giocare.
Sarebbe bello, ecco, che a parte il camp di cui parlavo all’inizio ci fossero più momenti di incontro in luoghi anche autogestiti in cui i bambini possono trovare mille cose con cui acconciarsi e poi lasciarli scegliere e vedere semplicemente cosa ne viene fuori.
Poi, non so chi tra voi osserva i giochini virtuali che sono dedicati online alle bambine, genderizzati e che parlano di trucco e abbigliamento. C’è una pupina in mutande e reggiseno e bisogna scegliere gli abiti a partire da un armadio che però è imposto dai programmatori del gioco, dunque è materiale genderizzato. Ci fosse qualche programmatrice di giochini che mette in circolo un “Vestiti come vuoi tu” non sarebbe male. Materiale virale che diverte e agisce anche come agente culturale. Non so. Queste sono le cose che mi vengono in mente per adesso…