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#NoViolenza: ritratto di famiglia

Oggi è il Blogging Day lanciato dall’Aied contro la violenza sulle donne. Ne parlano tante nostre sorelle. Ne voglio parlare un poco anch’io.

Conoscevo una signora, abitava nei pressi di casa mia, aveva bisogno di parlare ogni tanto e si affacciava al suo balcone. Casa sua era popolata da un marito, una suocera, due figli. I bimbi la seguivano in quel balcone e le impedivano di fare un discorso tutto intero, dopo un po’ la chiamava la suocera e poi rientrava il marito. Quartiere pessimo, città del sud. Balconi in cui le donne spazzano i tappeti, c’è quella che mette ad asciugare al sole il materasso per la piscia del bambino la sera prima, c’è l’altra che insegue la figliola che ha una bambola appesa al filo che pare un’impiccata al primo piano, l’altra che strizza il mocho e senti da lontano l’odore di un buon sugo, e pare di essere tornate ai tempi di mia madre, quelli in cui le donne stavano per la maggior parte a casa a lavorare, preparare, sistemare, organizzare. Molte donne non sono italiane, da un paio di case arriva profumo di cibi esotici, le urla le distingui dal tono perché ciò che dicono lo dicono in un’altra lingua, e quel profumo di curry che sale dal primo piano.

La signora che voleva parlare dal balcone avrei voluto invitarla a salire da me, per conoscersi, la domenica, perché gli altri giorni difficilmente c’ero. Non usciva. Non serve dire se è italiana o straniera perché non importa. La violenza è tutta uguale. Dico solo che una notte sento urla a più non posso. Ho paura e non capisco. Porte che sbattono, qualcuno urla dalla strada. Mi affaccio per vedere che succede e c’è il marito della tipa e al balcone la madre di lui che gli dice di andarsene.

E’ strano, penso, la mamma dice al figlio di andare via e protegge la nuora, ché è un luogo comune forse immaginare che la suocera difenda sempre il figlio.

Lui non si arrende, si arrampica lungo il tubo di scarico delle acque piovane, il tubo si rompe, il tizio è ubriaco. Guardo meglio la donna anziana e ha qualcosa sulla faccia. Esce la moglie sul balcone e dice che ha chiamato la polizia. Un bambino piange. La moglie ha gli occhi gonfi. Forse per il pianto. La polizia arriva, lui è ancora lì che sbraita, vuole rientrare in quello stato e minaccia di uccidere le due donne che l’hanno sbattuto fuori. Stanze in affitto, roba precaria per gente precaria. La polizia dice che deve calmarsi, che può andare a dormire altrove. Lui dice “dove”? E in effetti, dove? Allora lo sistemano nella volante, per un po’ gli parlano. Uno sale a parlare con le donne. La signora piange e l’altra urla “mandatelo via…”.

Arriva un’autoambulanza, caricano la moglie che pareva intera, la suocera ha sempre quella cosa strana in faccia e il bambino ancora si lamenta. Portano via anche lui ma non gli vedo il volto e non capisco.

L’uomo resta in quella macchina, poi si calma, pare, e lo portano non so dove. Mi bussano alla porta. La suocera ha mezza faccia ustionata, è una ferita profonda, mi dice che deve andare a vedere come stanno nuora e nipote e se posso tenere l’altro bambino più piccolo. Metto una maglia e scendo e resto lì con lui.

La casa è devastata, una parete ha macchie di bruciato, fumo, c’è un odore pungente, forte, di un liquido infiammabile, non so cosa. Arriva dal lettino del bambino che avevano portato via e dalla cucina. L’uomo, ubriaco, aveva tentato di dare fuoco a moglie e figlio e la suocera, per spegnere le fiamme, si era ustionata pure lei. Infine erano riusciti a sbatterlo fuori.

Il giorno dopo torna la suocera, la donna e il bambino. Io e l’altro stiamo giocando a casa mia. Vengono a prenderlo, arrivederci e grazie. Lui torna poco dopo. Entra in casa. Tutto uguale. Silenzio per giorni. Non l’hanno denunciato. E’ stato un incidente, non l’ha fatto apposta, era solo ubriaco. La vita continua, dopotutto, e quell’uomo porta il pane a casa, lavora per ore e ore in un ristorante e mantiene due donne e due figli.

Quella famiglia si è trasferita un anno fa e non so che fine abbiano fatto. Spero siano tutti vivi. Compreso lui.

Posted in Omicidi sociali, Pensatoio, Storie violente.