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Hysteria – Il film

Hysteria è un film di Tanya Wexler che mette giù in versione romanzata quella che fu la nascita del vibratore. Ovvero lo strumento che pose fine, senza ipocrisie, al business gestito da medici che sostenevano l’esistenza dell’isteria.

Per isteria si intendeva, come da origine del termine, una malattia di tipo psichiatrico legata all’utero. Si curava nei casi più gravi o per le donne di ceti meno abbienti con il ricovero nei manicomi e l’isterectomia, con matrimoni forzati e perfino con stupri “terapeutici”. Le donne ricche, le suore, le mogli dei professionisti e degli aristocratici invece godevano di trattamenti mirati alla soddisfazione del proprio piacere. Getti d’acqua direzionali a massaggio della vulva, massaggi pelvici che i medici lasciavano svolgere alle infermiere giacché toccare le donne era ritenuto un abominio, per arrivare ai professionisti che usavano le proprie mani e ad ogni “trattamento” si facevano pagare fior di denari. Il trattamento era ben riuscito se la donna raggiungeva quello che allora veniva comunemente chiamato “parossismo” (l’attuale orgasmo).

Il film descrive il tempo in cui tromboni sedicenti medici curavano le persone, anzi non le curavano, lasciando che esse venissero infettate dai germi, dissanguandole con salassi e sanguisughe, riconoscendo in loro sintomi sulla base dei comportamenti.

L’isteria – come la ninfomania, il lesbismo, l’omosessualità – era una falsa malattia riconosciuta solo per le donne, censurandone i comportamenti, le rivendicazioni, le esigenze sessuali, le insoddisfazioni, i diritti. Una donna che non era sottomessa e che si ribellava al padre, al marito, allo stato, veniva tacciata di isteria e chiusa in manicomio. E di malattie legate ai “comportamenti” ne sono state inventate purtroppo molte e tuttora continuano a propinarcene altre che pure la comunità scientifica internazionale non riconosce come tali: un esempio tra tutte la presunta Sindrome di Alienazione Parentale (Pas) detta anche Sindrome della madre malevola. Nulla di più anacronistico e misogino.

Nel film lo sfondo di una società in cui le donne lottano per i propri diritti, in cui cominciano ad acquisire consapevolezza, in cui la complicità tra gay, lesbiche, prostitute, ovvero donne disinibite e consce del proprio piacere, e uomini intelligenti, crea i presupposti per una società progredita in cui i diritti civili delle donne trovassero posto nella società. Fondamentale il fatto che riconoscere una sessualità indipendente per le donne toglie qualunque appiglio ai misogini e ai lesbofobi di opposizione all’amore tra persone dello stesso sesso.

Nella trama il vibratore è una scoperta che viene fuori data l’esigenza del medico di non adoperare la mano oramai affetta da crampi per l’eccessivo uso. Giacché troppe donne immaginavano di poter rivendicare il proprio piacere solo patologizzandone l’origine. La storia del vibratore è simile, molto simile nella sostanza ma potete leggerne di più e meglio nel libro edito Marsilio di Rachel P. Maines “Tecnologia dell’orgasmo – Isteria, vibratori e soddisfazione sessuale delle donne” dal quale alcune donne volevano trarre un documentario.

Il film è carino, si ride molto, compie una buona sintesi ed è godibile.

Traggo dal post in cui si parlava del libro sulla Tecnologia dell’orgasmo qualche passaggio:

NOTA

L’isteria è una patologia inventata da illustri medici tanti secoli fa e ovviamente sostenuta da tante culture conservatrici, patriarcali e sessiste, per definire sintomi che si potrebbero sintetizzare con poche parole: le donne erano emotivamente, personalmente, professionalmente, sessualmente insoddisfatte. Per più di duemila anni vergini, sposate, suore, vedove sono state curate del male de “l’utero” attraverso massaggi pelvici. I medici più eccelsi prescrivevano, quando possibile, matrimoni e rapporti sessuali con poderose prestazioni dei mariti che dovevano prendere le donne con la forza e lasciarle gravide. Si trattava di “stupri” terapeutici con prole successiva. L’utero era per Platone una cosa che si spostava nel corpo della donna e che causava tantissimi problemi sino a quell’ansimare tipico della donna che sta per avere un orgasmo.


La sessualità
 è sempre stata di tipo androcentrico. Tutto doveva ruotare attorno alla penetrazione e al coito. Una donna che osava non godere con la penetrazione e non gioire nell’essere abbondantemente innaffiata – come una pianta – durante l’eiaculazione era immediatamente giudicata una malata. Il vibratore fu inventato proprio per realizzare il necessario massaggio pelvico senza l’uso delle mani e in minor tempo. Medici e levatrici guadagnavano cifre immense per masturbare le donne. Dopo Freud la questione assunse un altro aspetto più consapevole anche se per certi versi ancora più pernicioso: l’isteria delle donne derivava da insoddisfazione sessuale ma questa a sua volta dipendeva da traumi infantili.


Così 
ancora una volta gli uomini venivano deresponsabilizzati ed evitarono di interrogarsi e rimettersi in discussione e continuarono ad imporre il proprio modello sessuale alle donne. Si deve a lui – Freud – peraltro la geniale separazione dell’orgasmo clitorideo e di quello vaginale. Per anni si è pensato che il fine necessario dovesse essere l’orgasmo “vaginale” e che l’orgasmo “clitorideo” fosse solo un contentino, una roba di riserva di minore valore che stava a definire un difetto, una incapacità della donna. Le ricerche di kinsey e il rapporto hite però hanno ampiamente dimostrato che la maggior parte delle donne ha orgasmi clitoridei. Non si tratta dunque di una cosa secondaria ma indispensabile nel copione del “dar piacere alle donne”.


Cosa
 si intende per modello sessuale androcentrico? Vuol dire che gli uomini hanno continuato a pensare che le donne che non avessero l’orgasmo a seguito di una penetrante penetrevole penetrazione – lunga, dura, rotonda, massiccia, modello trapano black&decker – fossero necessariamente “frigide” e che quelle che volevano continuare a fare sesso dopo la fine del coito dell’uomo – probabilmente perchè esigevano di arrivare anch’esse all’orgasmo – fossero delle “ninfomani“. La sessualità delle donne veniva vissuta, e spesso funziona così ancora adesso, solo come scia dipendente dalla eiaculazione maschile. Per alcuni uomini ammettere che le donne hanno soprattutto orgasmi indotti dalla stimolazione della clitoride è come subire un fallimento. Ad oggi siamo passati dalla patologizzazione della sessualità femminile a quella maschile se non affine al modello androcentrico. Se la donna non viene, non gode, non ha l’orgasmo i medici fanno a gara per definire ricette curative della eiaculazione precoce dell’uomo e della sua piccolezza del pene, alimentando così un’ansia da prestazione che di certo non gioca a favore di una buona relazione sessuale.


Da lì 
derivano i viagra e tutta un’altra serie di interventi che ora prevedono persino la possibilità di far diventare il pene come la versione cilindrica della tour eiffel. Per gli uomini resta ancora indispensabile dimostrare che comunque il piacere delle donne deve dipendere dalla loro capacità, bravura, magnificenza, eccellenza. Per le industrie farmaceutiche è indispensabile sollecitare negli uomini insicurezze di ogni genere attribuendo loro “patologie” altrettanto inesistenti. Come ai tempi del massaggio pelvico terapeutico oggi qualche volta capita di trovare quello che censura la voglia delle donne di masturbarsi. Tanti secoli fa era vietato da tutta una serie di norme restrittive. Oggi parrebbe essere offensivo per il partner che ancora esige di non essere ferito nell’orgoglio. Il partner spesso ha persino difficoltà a immaginare un rapporto sessuale dove l’uso di “attrezzi” del piacere siano compresi nel gioco. L’uomo deve fare da solo, attraverso il suo pene deve essere l’unico fautore del piacere femminile, se non riesce non accetta che possano essere utilizzate altre strategie. Molte donne donne rinunciano a viversi, cercare, esigere una sessualità soddisfacente per se’ perchè devono continuare a sostenere l’autostima maschile. Per non offenderli, non sfidarli o non ferirli. E in realtà li feriscono molto di più perché identificare gli uomini nei loro peni non è un complimento.

Posted in Corpi, Sensi, Vedere.


3 Responses

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  1. Vincenzo Puppo says

    “La sessualità è sempre stata di tipo androcentrico. Tutto doveva ruotare attorno alla penetrazione e al coito”: sì e per i sessuologi di tutto il mondo purtroppo è ancora così!
    Per combattere questa mentalità maschilista che NON ha niente di scientifico, la base è la definizione: Rapporto sessuale completo / fare l’Amore /fare sesso = orgasmo per entrambi i partner, sempre (anche la prima volta e dopo la menopausa), con o senza rapporto vaginale (definizione per tutti gli esseri umani)!
    Una vera educazione sessuale deve insegnare ai ragazzi/e a dare e ricevere piacere: perché i sessuologi/esperti non spiegano ai ragazzi come stimolare il clitoride?… per approfondire (e passa parola) clicca sul mio nome (video youtube su anatomia vulva ecc)…

  2. Grazia says

    Che bell’articolo! Grazie

  3. Giovanni says

    Visto e lo consiglio
    Film dolce e simpatico ma che nel contempo racconta di un Inghilterra Vittoriana intrisa di esasperato moralismo, che però ancora nega diritti sacrosanti alle donne tra le quali il voto, l’istruzione etc.
    E forse la vera isteria era quella di chi voleva continuare a tenere le donne in una condizione di subalternità e anche subcultura da cui alcune donne non erano disposte a subire.