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Una mattina mi son svegliata, ed ero stanca di morir

http://www.bandite.org/foto/partigiane_modena_02.jpg

Qualche giorno fa ho scoperto il mio compagno che mi osservava, muto, attento. “Che vuoi?” gli chiedo ridendo. “Niente…” mi dice lui. Poi mi distoglie dalle cose che stavo facendo e mi dice che si è reso conto di una cosa che ho tentato di dirgli mille volte.

Ha incontrato una sua vecchia amica. E’ sopravvissuta ad un tentato omicidio. Un uomo, dopo numerosi episodi di stalking ha tentato di ucciderla. Lei è sopravvissuta. Gli ha detto che per molta gente sarebbe stato meglio che lei fosse morta, perchè una sopravvissuta è una testimone troppo scomoda di tutto quello che nessuno fa per tutelare davvero la vita delle donne che subiscono violenza maschile. Gli ha detto che il suo aggressore abita a due passi da lei e che per vari motivi gli hanno dato gli arresti domiciliari.

Lei è guardata a vista da lui e dalla sua famiglia. Come se dovesse vergognarsi di essere sopravvissuta perchè per “colpa” sua lui non può dare una versione inventata della storia e per “colpa” sua lui è comunque agli arresti domiciliari e ha stampato in faccia il marchio dell’assassino. E’ lei che biasimano, non lui.

A lei nessuno ha dato una cazzo di medaglia, neanche una pacca sulla spalla come si fa con gli eroi di guerra che tornano a casa sani e salvi. Eppure lei quella guerra l’ha affrontata e l’ha in qualche modo vinta. E’ sopravvissuta. Dovrebbero stenderle un tappeto rosso. Trattarla con rispetto. Invitarla in giro per convegni per fare spiegare dalla sua viva voce agli studenti e alle studentesse di che parliamo quando parliamo di violenza maschile contro le donne. Dovrebbero dedicarle almeno qualche parola di gentile bentornata in vita, dato che è uscita dal coma, ha toccato la morte con mano, e di sicuro non è tornata a respirare per fare sentire a disagio quelli che se lei fosse stata morta, dopo un fiore e una frase di commiato, non l’avrebbero neppure pensata più.

“Ma ci pensi?” diceva il mio compagno, “ci pensi a quello che questa donna ha dovuto passare? come fanno a trattarla con tanta indifferenza…” e si riferiva al fatto che nessuno le ha riconosciuto neanche un risarcimento sociale. Come se le vittime di questa guerra non avessero importanza. Come se queste piccole e grandi eroine che sopravvivono nonostante tutto fossero semplicemente passate per caso dall’inferno e per loro fosse stato “normale” uscirne indenni e passare tutto il resto della vita a fare i conti con quella esperienza.

“Mi ha detto che certe volte si vergogna… non vuole neanche dirlo…” e io la conosco bene quella sensazione perchè mi sono vergognata anch’io e ho rimosso quel capitolo della mia vita per tanto tempo fino a quando non l’ho ritirato fuori con orgoglio per dire a me stessa che se ero sopravvissuta ad una simile guerra sarei riuscita a superare qualunque cosa. Così è stato, in effetti.

“Io non avevo idea…” e mi guardava con gli occhi lucidi. E lo so che in parte ha già capito perchè è sempre lui che ha voluto parlarne per sapere da me come mai l’ho scelto. Perchè mi conosce e sa che non mi sarei accontentata per niente al mondo. Piuttosto sarebbe stato meglio stare da sola.

Mi ha abbracciato forte e mi ha rassicurata. Perchè quello che ho vissuto fa di me una persona di valore mentre là fuori tutti fanno in modo di far credere che le donne come me non abbiano valore di nessun genere. Ne attribuiscono invece agli assassini dei quali noi portiamo le ferite.

Perciò è particolarmente adatto il testo che Lilia ha postato in mailing list. Si tratta di una versione differente di Bella Ciao, che mi è piaciuta molto. Non perchè voglio scipparla alle partigiane e ai partigiani antifascisti, ma perchè anche la violenza maschile è una forma di fascismo e quel fascismo io l’ho combattuto, affrontato, e tante lo combattono, affrontano tutti i giorni, e fanno la resistenza, tra le mura delle proprie case, senza che nessuno dica mai a queste donne che è straordinario che loro siano sopravvissute, anche se questo rappresenta un problema per chi ha tentato di ucciderle.

Bella Ciao

Una mattina mi son svegliata
o bella ciao,bella ciao,bella ciao ciao ciao
una mattina mi son svegliata
ed ero stanca di morir.
Morir per caso,per falso amore
salvar l’onore o per fame di libertà
sempre un motivo me lo trovate
ma io non ci credo più.
Io muoio perché son donna
o bella ciao,bella ciao,bella ciao,ciao,ciao
so che muoio perché son donna
e non mi voglio rassegnar.
Alle sorelle,alle compagne
o bella ciao,bella ciao,bella ciao,ciao,ciao
alle compagne,sorelle e figlie
questa canzone porterò.
E nelle strade e sulle piazze
o bella ciao,bella ciao,bella ciao,ciao,ciao
ascolterete la nostra voce
che non vogliamo più morir
ascolterete la nostra voce
che siamo stanche di morir.

—>>>Foto da Bandite

—>>>Bollettino di Guerra

Posted in Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio, Personale/Politico, Storie violente.


4 Responses

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  1. lucy says

    resistenza. ora e sempre

  2. mela says

    Bella! Me la imparo 😛

    Mi chiedevo se qualcun* di voi conosce il fumetto “NEMI” della svedese Lise Myhre e come l’ha trovato… e se si può comprare online… 🙂

  3. mirco says

    Bella, giusta e purtroppo vera!!!

  4. black says

    Bellissimo 🙂