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Porno e moralismo

Nota segnalata da una amica la quale ci ha prestato una foto presa da facebook (grazie Anarco femminismo) e ci ha segnalato l’ultimo post di Fastidio che merita di essere condiviso. Buona lettura!

Sorrisi verticali

presentazioni

Una sera a cena mi parlano bene di un libro (Sii bella e stai zitta.
Perché l’Italia di oggi offende le donne
) di Michela Marzano,
filosofa. Non la conoscevo. Sfoglio e trovo un capitolo sulla
pornografia e tra il secondo e il dessert mi sono già fatto una pessima
idea. Dopo questo incontro fortuito ho visto la scrittrice-filosofa da
Gad Lerner e in qualche altra trasmissione, all’improvviso i media
italiani scoprono una paladina del femminismo relegata in gallia e che
ora ha attraversato le alpi come una novella Annibale accademica.
A Marzano garba poco il porno ma non è questo ad infastidire, è una
posizione rispettabile; è piuttosto lo sguardo morale che getta su un
mondo che conosce a malapena e che giudica solo per le evidenti ed
innegabili escrescenze purulente presenti sul corpo della macchina
pornografica ad infastidire.
Marzano non distingue gli effetti del sistema produttivo hardcore
dall’attitudine alla sessualità hardcore.

la macchina dello sfruttamento

Per molti aspetti la sua posizione è bizzarra quanto incoerente. Non
prende ad esempio posizione sul difficile problema delle donne col velo
(hijab e niqab) dicendo, vado a memoria, che ci sono casi in cui la
donna sceglie serenamente di portare il velo per proprie convinzioni
cultural-religiose e si sente da esso tutelata, protetta dall’invadente
sguardo maschile però è pronta ad affermare che il mondo dell’hard è
tutto violenza e sottomissione femminile*. Forse perché la sua esperienza pornografica ruota
solamente attorno alla "silicon valley" di Los Angeles e non alle
autoproduzioni dal basso, sovente gestite da donne (vedi seven minutes in heaven,
indieporn etc…) o l’illuminante, recente, esempio di rielaborazione e
riappropriazione del
porno: il laboratorio
di postpornografia multimediale
, tentativo di svincolare la
produzione erotica dalla gogna fascistoide di cui è spesso vittima.

Sarebbe come dire che tutto il mondo della prostituzione è
sfruttamento… per carità, la maggior parte lo è, ma diverse
rappresentanti di gruppi di prostitute sono pronte ad affermare che
esistono
anche donne che scelgono liberamente la professione. Il vero problema è
se da una posizione morale si è disposti ad accettare che esistano donne
che autodeterminano il proprio uso del corpo nelle formulazioni che a
loro più aggradano. Se da un lato l’uomo machista desidera la donna-puttana,
dall’altro, la donna moralista è pronta ad accettare la sconvolgente
realtà che esistano delle donne a cui piace essere puttane?

i corpi perfetti

Marzano parla di corpi pretesi perfetti (certo, basta accendere la tv,
non mettere su un porno), corpi femminili come
territorio di conquista del desiderio maschile. Ha ragione, come darle
torto? Prima ancora di leggere Foucault (di cui forse Marzano ignora le
personali attitudini sm) lo si vede nei media e nelle cronache
quotidiane. Questa violenza, anche estetica, sui corpi è uno dei segni
di dominio capitalistico che si esercita attraverso la mano patriarcale.
E’ la vendita di un prodotto che deve essere lucido, liscio, gonfio,
prestante. L’estetica della perfezione induce il desiderio d’acquisto,
il consumo. Ma questo vale anche nel mondo maschile, vale nel mondo
omosessuale, vale nel mondo, perché l’economia che regge il pianeta è
l’economia di mercato e l’economia di mercato è nata proprio dal
commercio dei corpi utilizzati come merce. Abbiamo fondato le nostre
società sulla schiavitù.
Ne aveva avuto una lungimirante intuizione la nostra Annie Sprinkle che
ha saputo unire il porno all’imperfezione del reale, nanismo, corpi con
handicap… ma il suo rimane un esempio improduttivo – commercialmente
parlando – e di nicchia.

La liberazione sessuale degli anni ’70, Marzano ne riconosce la portata,
è stata una liberazione mancata. Meglio: come tutte le rivoluzioni
portava in sè il germe del suo fallimento. Dice, in un’intervista al
venerdì di Repubblica: «Negli anni Settanta, la pornografia
ha effettivamente potuto contribuire all’emancipazione dalla morale
delle autorità tradizionali. Però a partire dalla metà dei Novanta, e
poi con la diffusione di Internet,
si è avuta un’inversione: il porno è diventato dispositivo di
controllo, codificato e codificante. Foucault l’avrebbe definito una
forma di biopolitica. Perché – in conformità con la religione del
fitness – veicola un’ideologia del corpo come macchina: efficiente,
bella e inalterabile, smaterializzata, immune da invecchiamento e
imperfezioni, priva di soggettività, fantasmatica»

Il porno ha smesso di veicolare l’idea di liberazione perché non è stata
svincolata dal guadagno commerciale. Dove c’è guadagno c’è
sfruttamento. Lo sfruttamento vede come attore principale il maschio. Il
porno mainstream rappresenta e induce il desiderio maschile, lo afferma
e lo provoca, ma è un desiderio autoindotto e imbrigliato in una
visione non liberata della sessualità. E’ tutto ridotto ad una
subliminale pubblicità del potere. Sei importante, forte? Allora oltre
alla bella macchina devi avere una figa perfetta che gode a comando. C’è
poco da stupirsi dal momento in cui abbiamo eletto al governo un uomo
che incarna tutte queste caratteristice di potere machista edonismo e
terrore di invecchiare. Questo fa parte della nostra società totale,
dove qualsiasi "rivoluzione", qualsiasi alternativa, viene sussunta,
fagocitata e risputata come pacata espressione di governo. Tutto viene
normalizzato… vedere anche i centri "sociali" dei vari fascistelli
pound. Una società amministrata.

Da pornoconsumatore maschio mi chiedo: qual è il desiderio della donna?
E’ questa la risposta da dare. La donna-puttana, ma quella a casa
dev’essere santa, è una proiezione patriarcale maschile. Non esiste la
donna santa o puttana. Questi sono desideri machisti. Il porno anni ’70
ha lasciato la consolle della regia in mano ai produttori di vhs che
hanno fatto il mercato, hanno generato a tavolino il desiderio maschile,
ignorando quello femminile che non poteva essere realizzato proprio
perché non c’è mai stata una vera liberazione e le donne non sono mai
state ritenute capaci di consumare merce sessuale, perché si sarebbe
realizzato l’incubo, il fantasma, di aver sposato una puttana e non una
santa. Il moralismo ha solo cambiato faccia, la sessualità rappresentata
nei media rimane appannaggio maschile.

La risposta all’imposizione di un corpo perfetto, non è a tutti i costi
il corpo imperfetto. E’ il corpo autodeterminato, svincolato dalle
regole che dominano il mercato della merce. E’ il corpo che sceglie per
sè.

le passioni tristi

Marzano, questo mi ha colpito molto, parla di tristezza, di pianti
dietro alle quinte, di visi sofferenti. Le passioni tristi sono proprio
la conseguenza del lavoro salariato e dello sfruttamento, ingranaggi del
porno di massa. Forse Marzano non ha mai visto i sorrisi, la gioia, il
divertimento che si vedono nelle immagini veramente amatoriali o nei
flash in public.
Andare in un luogo pubblico e improvvisamente mostrare il corpo nudo è
sovvertire le normali regole di costume (si vedano anche gli streakers sebbene subiscano il
fascino capitalistico di diventare celebri per quindici warholiani
minuti). Lo stesso flash in public ha subito la triste deriva
commerciale del Public Disgrace, obbligare una donna al
sesso in pubblico o metterla in una situazione di vergogna sessuale, di
umiliazione.
Si prenda un bellissmo sito come snusk, ad esempio. Solo foto
amatoriali raggruppate per tema che il fruitor* riconosce. Anzi è
proprio il fatto che il tema sia altro rispetto al porno (esempio: solo
rapporti orali con la tv accesa sullo sfondo) ad alleggerire le immagini
dalla pesantezza masturbatoria che caratterizza ogni rappresentazione
di nudità su internet. In snusk lo sguardo viene deviato dal sesso
eiaculatorio e dalla copula finalizzata al godimento individuale. 

Riassumendo:

– Marzano ci capisce poco di porno ed è una moralista

– ricitando il povero Sanguineti: va bene la pornografia, va bene il
femminismo, ma torniamo alla lotta di classe

– la costrizione genera tristezza, la libertà risate, che dovrebbero
seppellire… 

* «L’hard è un arretramento:
torna ad incapsulare la sessualità nei
moduli regressivi della sottomissione, d’un rapporto tra chi asservisce e
chi è asservito. E incide sul desiderio, specie maschile, usurandolo e
facendolo crollare. In Francia aprono centri per aiutare la gente a
liberarsi dalla pornodipendenza. Nell’uomo resta radicata la scissione
tra donna-santa e donna-puttana. Per quella che stima e, diciamo, “ama”
finisce col non provare attrazione; l’altra la trova su Internet». 

(Michela Marzano, estratto da “Porno.
La finta liberazione è una vera
truffa. E serve a controllarci”; intervista di Marco Cicala, “Il
Venerdì di Repubblica”, 14 novembre 2008)

–> intervista su repubblica tv
 

–> perché le post femministe
rivendicano il diritto al porno
(articolo di Michela
Marzano)

–> un’altra opinione su Marzano 

Posted in Corpi, Pensatoio, Scritti critici.


2 Responses

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  1. meli says

    complimenti a fastidio 🙂 anche per il suo blog che è molto fuori dalle righe, ci piace

  2. Silent says

    Bell’articolo, complimenti.