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La “disciplina” machista

La corsa dell’homo sapiens (‘nsomma) alla sconfitta della madre continua oggi con un articolo sul corriere.

Oggi condividiamo con voi la passione per analisi dei contenuti autoritari e sessisti di un testo.

Titolo: la madre da sola non ce la fa. Per educare il figlio deve ricorrere all’uomo forte, alla divisa, all’autorità.

Fatto: la signora provava a fare ragionare il figliolo che pare avesse la pessima abitudine di rispondere con violenza. Perchè la violenza maschile, come possiamo vedere da esempi di bullismo o da episodi gravissimi di violenza sessuale commessi da ragazzini, non ha età.

Commento: il giornalista è troppo preso dal dettaglio della tecnologia e dall’induzione alla fobia finanche delle prese elettriche (che con quelle c’è da restarci secchi). Evoca il mostro giapponese e si sperimenta nell’esercizio che al momento appassiona in tanti: la ricerca di sindromi da importazione che possano spiegare la necessità di psichiatrizzazione e di uso di metodi autoritari.

Immaginiamo che se il ragazzino avesse avuto anche i capelli verdi o fosse vestito come un emo la tiritera sulla gioventù perduta sarebbe stata lunga almeno tre paginone.

Non dice nulla sul capitalismo, sulla spinta economica a comprare qualunque cosa, sui ragazzi che sono intrappolati nella società dei consumi e che la scuola formato gelmini non riesce ad appassionare più di tanto. Come bombardare un ragazzo di pubblicità che esaltano l’appeal dei personaggi che si fanno un drink e poi rimproverare alla madre il fatto che non è stata così brava da vietargli di comprare venti birre al supermercato.

Il giornalista è infervorato dall’azione temeraria delle forze dell’ordine le quali hanno sequestrato nientemeno che una pericolosissima console per video giochi.

Poi, ad un certo punto, l’insinuazione: "dov’era il padre"?

E qui c’è tutta una letteratura pedagogica alla quale potremmo fare riferimento. Letteratura datata che immagina la presenza di un maschio/padre come di un buttafuori, stesse capacità propedeutiche e stesso piglio rozzo. Se parli sbatte il pugno sulla tavola, se pensi ti minaccia con lo sguardo e se poi osi alzare un pochino la voce per dirgli che è un pochino stronzo allora apriti cielo, ma non ti rendi conto? Quello lì è TUO PADRE e dunque ogni diritto di critica e di dissenso ti è negato.

L’insinuazione rimanda ad una serie di convinzioni: ci fosse stato il padre non sarebbe successo… un padre muscoloso lo avrebbe messo a posto… ed è in questo caso che si ritiene la genitorialità come la quintessenza delle capacità muscolari. Il padre autoritario, quello di definizione patriarcale e fascista, servirebbe a tenere in ordine la casa, meglio del mocho vileda, meglio dell’omino bianco, meglio del pulisci tutto che toglie le incrostazioni perfino dentro il water.

Si rimanda anche ad una visione nostalgica del "pater familias" che in tanti vorrebbero ripristinare e che tra le altre possibilità, per eredità del codice rocco (di fascista e mussoliniana memoria) aveva quella di usare lo ius corrigendi (che andava di pari passo al delitto d’onore), ovvero il potere di correzione che diventata il diritto di picchiare chiunque abitasse sotto quello stesso tetto.

In quella allusione il giornalista evoca il fantasma del macho casalingo che dopo averti picchiato però ti fa sentire tanto sicura perchè ammazza lo scarafaggio che è appena entrato dalla finestra. Quello stesso macho che bisogna tenersi in casa come accessorio per risolvere situazioni "critiche" come quando compri il detersivo per rimuovere le "macchie più ostinate".

Ed è ovvio che da questa storia quello che si vuole fare emergere è che la donna senza un maschione forte accanto proprio non ce la fa. E questo prescinde dalla considerazione che le donne di fronte alla violenza maschile non ce la fanno proprio mai a meno che non prendono lezioni di autodifesa e non cambia l’atteggiamento culturale. Quello stesso atteggiamento che dice che una donna che fisicamente soccombe ad un maschio dovrebbe affidarsi ad un altro maschio che la fa soccombere a sua volta e via così.

Da una analisi come quella del giornalista, se spostata a certi soggetti tutt’altro che capaci che lavorano ai servizi sociali, chi volesse speculare potrebbe trarre indizi per sottrarre la custodia del minore alla madre perchè se tu MADRE non sei abbastanza UOMO/VIRILE (e con i peli in faccia) da rimettere in riga il tuo soldatino/figlio in attesa di restituirlo allo Stato ben addestrato, represso, privo di senso critico, già predisposto alla rimozione di qualunque conflitto e obbediente, allora è chiaro che non sei adatta a fare il sergente casalingo per incarico dato direttamente dal governo di Sparta. In questi casi la società ti toglie le stellette e se tu dici che obietti e che non te ne frega niente di quei metodi educativi allora sei punita due volte: la prima perchè non hai i muscoli e la seconda perchè hai osato rimettere in discussione il regime patriarcale.

Il punto è che un bambino non si maltratta, non si può fare a braccio di ferro con lui e non esiste la minaccia o le punizioni machiste come metodo educativo. Queste cose bisognerebbe spiegarle ai bambini sin da piccoli e appendere nella loro cameretta il numero del telefono azzurro perchè siano in grado di difendersi e perchè sappiano di essere "persone" e non la giustificazione sociale o lo strumento di restaurazione di vecchi modelli patriarcali.

A questo proposito vi consigliamo di leggere i libri di Alice Miller. Li troverete sicuramente illuminanti. Tra tutti: "La persecuzione del bambini. Le radici della violenza". Vi consigliamo anche di vedere il film "Il nastro bianco" che spiega molto chiaramente gli effetti dell’autoritarismo esercitato sui bambini e quali nefandezze si nascondono dietro una società apparentemente ordinata.

Ps: giustamente in tante fanno notare nei commenti che il giornalista oltre a rappresentare la realtà già descritta ha anche deciso che le donne avevano bisogno "una volta" di chiamare la polizia per difendersi dai mariti violenti. Invece adesso sai la differenza… 

Posted in Anti-Fem/Machism, Anticlero/Antifa, Omicidi sociali, Pensatoio.


5 Responses

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  1. Rosa says

    La cosa + vergognosa è che l’articolo è proprio misogino: sopratutto quando dice: “ha deciso di chiamare i carabinieri, come facevano UNA VOLTA le mogli di fronte a un marito violento.
    Una volta????? Perche ora nessuna donna subisce violenza???! Ma vi frendete conto come i mezzi di comunicazione ci tolgono sempre + autorevolezza?

  2. m. says

    oh certo…
    togliere la potestà ad una madre perchè il figlio la picchia è il massimo. comunque la giri per certa gente è sempre colpa della madre.

  3. maria says

    e infatti già in uno dei commenti all’articolo c’è un simpaticone che auspica che la madre incapace venga ‘punita’ togliendole la podestà del figlio… non credo che chi l’ha scritto sia l’unico a pensarla così…

  4. m. says

    appunto!

  5. Luna says

    Cioè, ma poi che vuol dire “ha deciso di chiamare i carabinieri, come facevano una volta le mogli di fronte a un marito violento” ??