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In Libano: Sii bella e vota. In Italia: Sii bella e attira voti

Damiel mi segnala una cosa molto antipatica. In Libano c’e’ la campagna elettorale alla quale partecipa il Free Patriotic Movement. Uno dei suoi manifesti elettorali presenta una signora ammiccante accompagnata dalla scritta "Sii bella e vota". Incuriosita mi faccio un giro per il sito del partito e scopro che della suddetta pubblicità hanno fatto anche un video. C’e’ una donna che si veste, tutto molto eccitante, si reca nella cabina elettorale e vota come si fosse trattato di un incontro sessuale. 

Osceno. Un paese in cui le donne non hanno grandi diritti consente una pubblicità che attribuisce al voto non già il valore di una scelta di libertà per se stessa, quanto l’esercizio di una funzione "fisiologica" da realizzarsi – senza pensare e dunque senza ricorrere al cervello – per soddisfare un riferimento istituzionale maschile.

Il partito in questione è guidato da un ex-comandante dell’esercito, nasce supportato principalmente dalla comunità cristiana in Libano e
inizia a raccogliere consenso anche tra la popolazione musulmana. Scrive Damiel:

"In un
paese dove alle donne non è concesso nessuna libertà, né nessun
“diritto” (se non quello nominale di andare a votare), lo slogan
utilizzato per prendere voti dalle donne stesse è ripreso direttamente
dal titolo di un film, Sois belle et tais-toi (”Sii bella e taci“ – o Sii bella e tieni la bocca chiusa) per l’appunto. Film diretto proprio da una regista e attrice di origini libanesi – Delphine Seyrig
– in cui l’autrice tentava di approfondire le tematiche legate al
rapporto tra donna e spettacolo, e si appropriava del titolo di un film
di vent’anni prima per farne strumento di critica femminista. Certo,
della Seyrig come femminista, si parla poco (ad esempio, è stata lei a
dirigere SCUM Manifesto, dal libro omonimo). Ma in Libano
evidentemente, il titolo del suo film sembrava abbastanza buono per
“riadattarlo”  per i propri fini propagandistici. E così, da un detournement, eccone un altro di segno squallidamente opposto. Come dicevamo, non c’è nulla che non sia da analizzare, e subito dopo bruciare, in questo spot elettorale: l’uso dell’imperativo doppiamente infame sulla donna come donna e sulla donna come suddito dello Stato, la carica di palese sessismo che permea tutta la campagna dall’immagine allo slogan, l‘accostamento
da condizionamento operante tra una presunta “bellezza” e quell’atto di
sottomissione politica per eccellenza che è il voto
.

Poi, fortunatamente, vedi che non tutto rimane in silenzio. E la risposta non lascia a desiderare.

Voilà, un detournement (stavolta pubblicitario, un subvertising), per la terza volta. E questo, parla da sé,  e parla molto bene. Tutt’al più, necessità una traduzione: “Sii intelligente, e vota scheda bianca“, e più sotto, in arabo “A nessun (politico) importa dei tuoi diritti“. E d’altronde, se questa dovrebbe essere l’alternativa a Hezbollah… mais il y a un mais, tout à fait.

Pare che il peggio abbia ancora qualcosa contro cui scontrarsi –
qualcosa a cui diamo tutto il nostro supporto, e speriamo resista
molto, molto duramente – in Libano."

La tripla azione di subvertising della quale parla Damiel in realtà è molto usata anche nel nostro paese. Pensate a tutti i riferimenti populisti della destra in gran parte ripresi da slogan della sinistra (che noi puntualmente dobbiamo risovvertire). Pensate alla modalità attraverso la quale si fa passare per conquista quella che è una degenerazione del sistema politico italiano.

Il libanese "Sii bella e vota" da noi potrebbe tradursi in "Sii bella e sculetta per attirare gli elettori".

Capirete che il passaggio da elettrice a candidata decorativa non è eccezionale e che in ogni caso le donne sono considerate sempre come oggetti d’uso limitato. In Libano fanno ritenere "desiderabile" il voto ad un militare troglodita e in Italia fanno ritenere un "esempio di libertà" il passaggio dai festini nella villa del premier, dai casting per sedere in prima fila ed essere inquadrate nei congressi del pdl e per essere candidate a dare una veste "giovane" e "soda" per un partito vecchio, cadente, pidduista e fascista. In Libano alle donne deve essere sufficiente la bellezza e in Italia pure, dato che persino la precarietà si consiglia di risolverla rendendosi appetibili per farsi sposare da un milionario.

Il Libano per noi non è poi – dunque – così lontano. Trovo molto interessante che the feminist collective abbiano realizzato in chiave di guerriglia comunicativa un invito a fare un gesto di libertà. Evidentemente le donne libanesi sono più avanti di tante donne italiane. Non so quanto la scheda bianca coincida con una reazione vera e propria ma non sono in grado – perchè l’arabo non lo leggo – di leggere le motivazioni e di decodificare il contesto e dunque va bene così.

Le femministe libanesi comunque dicono (da un articolo in francese): 

"Per incitare le libanesi a votare il Cpl (il partito di cui si parla sopra) non ha trovato di meglio che dire "sii bella e vota", slogan accompagnato dalla foto di una bella donna libanese. Molto riduttivo, questo slogan, per le donne libanesi, cui viene intimato l’ordine di accontentarsi di essere belle e votare. Votare senza riflettere, votare per i candidati del Cpl. […]

Ma cosa c’entra la bellezza con una scelta – il voto – che si suppone debba essere un atto sensato, che richiede riflessione, istruzione? […]"

L’articolo continua rilevando lo scarsissimo interesse, bellezza e voto a parte, del Cpl per l’elettorato femminile. Rileva che l’interesse per le donne è solo quello di impartire loro di trasmettere la nazionalità libanese ai figli (da noi solo figli di italianità accertata e lì libanesi di nascita, buffo come sia piccolo il mondo no?).

Invece trascura completamente di occuparsi di violenza domestica, di matrimoni forzati, della discriminazione contro le donne escluse dalle istituzioni e dall’intera società libanese.

Per esempio l’articolo rileva che la pubblicità mostra una società libanese tipicamente propensa a fare in modo che gli uomini prendano decisioni al posto delle donne e che le donne in ogni caso non devono dimenticare di essere belle.

Chi scrive
il pezzo giudica questa campagna un enorme flop e molto offensiva. Il vero obiettivo – dicono ancora – è quello di stimolare il desiderio degli uomini. Sicchè alle donne viene richiesto di essere belle per votare e il Cpl pare abbia ottenuto solo di attirare la collera delle associazioni femministe.

Un’altra considerazione – amara – però va fatta. In Libano: Sii bella e vota. In Italia: Sii bella e attira voti. Non c’e’ una grande differenza. Perchè allora in Libano le donne sono in grado di produrre una contro campagna antisessista mentre le donne – quelle che perlomeno sono candidate e istituzionalmente impegnate in Italia – sono totalmente lobotomizzate e non sono in grado di dire alcunchè, sottomesse per intero ai loro leader maschili?

Vi lascio a questa domanda e mi consolo dello splendido lavoro che le compagne hanno fatto al Ladyfest romano.

Ancora grazie a Damiel.

Posted in Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio.


3 Responses

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  1. fikasicula says

    aubrey è la pubblicità heineken e da fastidio anche a me. soprattutto mi chiedo perchè lei resti li’ fuori dalla porta come un cane ad aspettare che lui gli dia la pappa.
    fa schifo e ne stavo giusto scrivendo.

  2. Aubrey says

    Una nuova, va in onda in Italia da pochi giorni: un ragazzo-uomo apre la porta a uno a uno ai suopi amici che suonano il campanello e si sono datti appuntamento da lui con la birra per vedere una partita. L’ultimo arriva con una faccia da funerale e la fidanzata-moglie accanto super felice di vedere (sembra) la partita. Imbarazzatissimo il padrone di casa saluta e pensa a che fare, scambiandosi occhiate con i compagni già in divano che zittiscono all’improvviso. Dopo lo stacco vediamo il marito un po’ imbarazzato pure lui che -dall’interno- apre la porta su una faccia tristissima e ammutolita di lei, le allunga una birra e dice “scusa, devo andare” e all’interno si intravede la felicità dei quattro o cinque che seguono la partita.
    Siccome sono un po’ stupida, qualcuno sa spiegarmi perché mi dà tanto fastidio? E perché in genere ai maschi fa ridere?

  3. rosa says

    Appunto xke le donne non hanno grandi diritti permettono certe pubblicità 🙁
    In Italia le belle le vogliono in politica non tra l’elettorato

    che tristezza 🙁