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Dancehall reggae: Se non balli sessista e machista che ci vai a fare?

Quella che vedete è la foto di una locandina che pubblicizza uno dei tanti saturday dancehall reggae in giro per il mondo. Nel caso in questione si tratta di New York. A parte i nomi che ho reso non visibili, si può notare la posa del gruppo. Le due donne vengono "soavemente" abbrancate da dietro con tanto di strizzata di gluteo. Il messaggio è chiaro. Al dancehall reggae si balla macho. 

La storia inizia così: Fastidio mi segnala un video. Scambio veloce di opinioni, di boh, bah e chi lo sa’ e liquido rapidamente la faccenda dicendo che insomma però si fanno tutt* un gran male. Le scene sono chiare. Parrebbe una opinabile danza tribale, una dirty dancing, con tanto di riti di iniziazione che coinvolgono uomini e donne. Lui viene tenuto fermo e lei si lancia dall’alto per centrare gli organi genitali o lei resta ferma a gambe aperte e lui prende la rincorsa e rimbalza sulle ossa iliache che potrei giurarci di sicuro scricchiolano. Non tutti/e sembrano felici/e di quanto sta avvenendo (ma forse è una lettura proiettiva, può essere che loro si divertano da matti/e). Danza e violenza sembrano elemento indispensabile alla seduzione in formato collettivo e in ogni caso se fai parte di un branco e non segui le regole del branco allora sei inevitabilmente fuori. Quindi eccoli/e tutti/e (forse) consensualmente intenti/e a mimare un kamasutra-reggae.

Tutto avviene alla luce del sole. E’ un ballo che viene interpretato mentre in sottofondo c’e’ un brano dal ritmo veloce e la voce del dj che incita e dice "fottila, fottila" o qualcosa del genere. La donna deve fare la "donna" che mima un sesso etero-riproduttivo fedele alla propria prescrizione religiosa e il maschio deve fare "l’uomo vero" senza esitare. E’ un ballo e ve ne renderete conto se scorrete i tanti video che si possono trovare ovunque alla voce "dancehall reggae". Per esempio, potete dare un’occhiata qui, qui, qui, qui, qui. Su qualcuno dei video si nota la segnalazione di un sito per amanti dell’hip hop. E’ tutt’altra cosa, però a guardare il sito e le foto che vi sono pubblicate, che rappresentano scene che sicuramente avrete visto centinaia di volte in forma edulcorata su Mtv, il machismo fatto di grandi auto, collane d’oro versione pappa, donne svestite a fianco in stile gangsta girls, abbonda.

Per restare alle dancehall reggae. Di sicuro non mi scandalizza la modalità eloquente della danza. Il mio commento non è sessuofobico perchè ciascuno può ballare come gli pare. Inoltre, nessun moralismo. Le veline di *striscia la notizia* inquadrate dall’inguine in su mentre poggiano soavemente il di dietro quasi in perpendicolo sulla faccia dei presentatori, non sono meno allusive e ammiccanti. Lo stesso si può dire per le varie scosse, letterine, patatine, ciccine o per le esibizioni di danza latino americana con bacini evidentemente struscianti che possiamo sorbirci in forma ipocritamente pudica in vari momenti danzanti offerti dalle tivvu’. L’ambiguità, i sottintesi, le allusioni, sono talvolta molto più volgari dell’evidenza spiattellata in faccia per quello che è. Oltretutto sono certa che tanti uomini italiani, non per attenersi all’ordine riproduttivo della chiesa, vanno a fare un giro nei paesi latini proprio per il modo di interpretare alcune danze in quelle zone o perchè pensano che le cubane siano tutte puttane (probabilmente la seconda è l’ipotesi più plausibile).

Insomma, guardando questi balli senza l’occhio scandalizzato della perpetua bacchettona col cilicio, la cosa che si nota in maniera assoluta è l’etero-machismo. Immagino che se una donna volesse realizzare lo stesso ballo con un’altra donna sarebbe di sicuro mandata al rogo e se un uomo volesse rifiutarsi di dare prova di virilità perchè attratto da un altro uomo chissà che tipo di umiliazione potrebbe toccargli.

Perciò mi viene in mente il lavoro di sensibilizzazione che parti’ dalla roma reggae coalition e che continua tutt’ora con nonsoloreggae. Furono diffusi svariati appelli e portate avanti delle azioni di boicottaggio per dei concerti reggae organizzati in italia con "artisti" che portano in giro repertori pieni di contenuti omofobi, sessisti, fascisti e intrisi di fondamentalismo religioso. L’azione di boicottaggio verso i diffusori di una cultura così brutta ha funzionato. Molti concerti sono stati annullati e la questione ha suscitato parecchio scalpore a tal punto che il sito di riferimento del reggae in italia pubblicò un sondaggio per chiedere ai suoi visitatori se erano d’accordo o meno con il boicottaggio degli artisti per i contenuti omofobi che divulgavano. Personalmente non capisco il perchè di un sondaggio del genere. Se vince il no, non boicottiamo, allora significa che i contenuti omofobi sono tanto ok?

Il punto nodale della faccenda era soprattutto che il reggae è da sempre stata considerata musica da frikkettoni. Giamaica, marijuana e reggae sono una cosa che va a braccetto con una cultura rivoluzionaria, ribelle, radicale, come dire, hippy, di sinistra. Ma dopo Bob Marley i maschietti un po’ santoni, con il fascino dell’artista, come per i gruppi nazi di potere bianco, si sono messi a cantare cose abbastanza antipatiche. Vi faccio un piccolo elenco di artisti con annessa la traduzione di alcuni loro allegri inni alla gioia e all’amore per il prossimo:

di Elephant Man – da A Nuh Fi Wi Fault (Non e’ colpa nostra)

Battyman fi dead! [Froci a morte!]
Please mark we word [Segnati queste parole]
Gimme tha tech-nine [Dammi un mitra]
Shoot dem like bird [Sparagli come fossero uccelli]
Two women gonna hock up inna bed [Due donne a letto]
That’s two Sodomites dat fi dead [Queste due sodomite dovrebbero morire]
When yuh hear a Sodomite get raped [Quando senti di due lesbiche stuprate]
But a fi wi fault [Non e’ colpa nostra!]

di Elephant man – da Log on

Dance wi a dance and a bun out a freaky man
[Unisciti alla nostra danza, andiamo a bruciare i froci]
Step pon him like a old cloth
[Saltagli sopra come fossero un cencio]
A dance wi a dance and a crush out a bingi man
[Unisciti alla danza, schiacciamo i froci]
Do di walk, mek mi see the light and di torch dem fast
[Forza, voglio vedere gli accendini e le torce!]

di Beenie Man –  da Bad Man Chi chi man (I froci sono cattivi)

If yuh nuh chi chi (queer) man wave yuh right hand and (NO!!!)
[Se non sei frocio alza la mano e urla NO!]
If yuh nuh lesbian wave yuh right hand and (NO!!!)
[Se non sei lesbica alza la mano e urla NO!]
Some bwoy will go a jail fi kill man tun bad man chi chi man!!!
[Alcuni ragazzi andranno in galera per averne uccisi altri e li cominceranno a fare sesso gay]

di Beenie Man – da Roll Deep

Roll deep motherfucka, kill pussy-sucker [Uccidi chi fa sesso orale]
Tek a Bazooka and kill batty-fucker [Prendi un bazooka e uccidi i froci]

di Capleton – da Bun out di Chi chi – (Brucia i froci)

Bun out ah chi chi, Blood out ah chi chi [Brucia i froci, distruggili]
Batty dem ah fuck and ah suck too much pussy [I froci si scopano e fanno sesso orale]
Blood out ah chi chi, Blood out ah shitty [Distruggi i froci, distruggi questi stronzi]

di Sizzlada Pump up (Alza il volume)

Step up inna front line [Salta sulla linea del fronte]
fire fi di man dem weh go ride man behind [Brucia gli uomini che lo prendono di dietro]
Shot battybwoy, my big gun boom [Spara ai froci, la mia grossa pistola fa boom]

In virtù della familiarità reggae/frikkettoni erano stati organizzati concerti di questa gente in luoghi frequentati abitualmente da persone di tutt’altra opinione e rivolti ad un pubblico di amanti del genere che non avevano la più pallida idea di quali contenuti fossero veicolati attraverso quella musica. Parlo di spazi liberati, di sinistra, non fedelmente etero. Sarebbe stato come fare entrare una italian band nazirock in un centro sociale di sinistra. La differenza è che i cantanti reggae spesso hanno un diverso colore della pelle e parlano un’altra lingua che non tutti capiscono. Perciò diedero il via agli appelli e i concerti, come già scritto, furono annullati.

Per fortuna il reggae non è solo materia machista, sessista e omofoba. Ci sono women in reggae che denunciano queste faccende in modo preciso e fanno una battaglia per difendere uno spazio in controtendenza e per non fare diventare il reggae solo una musica fondamentalista-fascista.

Potete leggere alcuni documenti interessanti: Ce’cile sul sessismo e l’omofobia nelle dancehall; intervista a Tanya Stevens; una intervista a Dawn Penn che prova a chiarire se il reggae non sia davvero diventato solo un affare di uomini; un bel documento delle bolognesi Figlie Femmine che ci raccontano un po’ di cose su questo.

Ecco, grazie a Fastidio per avermi messo sotto il naso questa faccenda. Ora io, e forse anche voi, abbiamo un punto dal quale partire per indagare ancora su queste storie. Per il momento, dopo aver messo insieme questi appunti presi alla rinfusa, la prima cosa che mi viene in mente è che quella cultura si concretizza in quella dello stupro e delle percosse e perciò non è un caso che in rete io abbia trovato una immagine che mette in relazione il mondo di una certa discografia con quello delle vittime di violenza maschile.

La seconda: i fondamentalismi si somigliano. I sessismi, le omofobie, i fascismi non hanno razza ne’ colore. Mi spiace per i fascisti e maschilisti nostrani: non hanno l’esclusiva della diffusione di questo genere di cultura. Fascismo, sessismo, omofobia non è roba ariana, abbiate pazienza. Le prove di *virilità* sono tante e varie. Il fashion e il cool sta allo stesso livello. Ottimo spunto per le riviste italiane, non trovate?

 

Posted in Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio.


2 Responses

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  1. paola says

    Mi ha molto turbato il video.
    Mi è capitato di assistere ad una dancehall competition qui a Milano e l’impressione che ho avuto è molto ambivalente.
    Premesso che lo scenario era molto meno “hard” e che di fatto tale “esplicitezza” è in realtà venuta fuori in maniera peraltro un po’ ritualizzata solo alla fine (finita la competizione) sono uscita da lì devo dire non disgustata, in quanto c’erano alcuni aspetti che mi avevano colpito in maniera positiva.
    Uno di questi è il fatto che la dancehall (che è cmq una forma di danza con dei “canoni”, se si può dire…) può essere da chi la sa fare in un certo modo ammiccante e non deprimente, atletica e non sbracata, ironica e non remissiva/possessiva. Che ammette la celebrazioni di corpi esteticamente diversi dai nostri (rispetto ai canoni estetici… ad esempio le “curve”). Potete fare qualche giro su you tube e cercare i video delle competizioni… E’ una street dance non solo per “signore”, che certo si fonda (come moltissima danza peraltro..) su rappresentazioni ritualizzate di movenze sessuali… basta questo a renderle “machiste”? Bella domanda. Il problema di questo video è che si vedono ragazze e ragazzi che non sanno giocare la parte, o meglio, che non hanno alcune idea del gioco, del fatto che è, appunto, una rappresentazione, un po’ teatrale , un po’ sarcastica, un po’ grottesca… Ciò non toglie che ahimè la dancehall viene dalla Giamaica… in cui sì l’omofobia è palese, vero (anche sanzionata giuridicamente). Che sia più “maschilista” non so.
    Ma… ogni pratica culturale può essere decontestualizzata e ri-significata.

  2. roz says

    purtroppo l’associazione danza-sensualità-violenza è molto radicato in certi ambienti e annulla quello che di comunicativo e stimolante c’è e ci può essere nella danza…grazie per il pezzo documentatissimo!