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Napoli: fatti stuprare e ti faccio abortire

http://galiza.indymedia.org/images/2008/03/14688.pngDa una città lontana la splendida amica Slavina racconta del suo viaggio tra parto e allattamento, vissuto e raccontato con una consapevolezza e un livello di dissacrazione che le invidio moltissimo. Vi consiglio di leggerla perchè di questo si parla quando ci riferiamo ad una maternità consapevole.


Voltiamo pagina
e passiamo ad altro che riguarda la libertà di scelta, le interruzioni di gravidanza e le donne, costrette nei loro corpi a subire persino violenze per avere garanzia di un diritto.


Siamo a Napoli
, dove solo pochi mesi fa è successo il finimondo perchè una donna decideva di abortire terapeuticamente mentre veniva braccata come fosse un camorrista appena fuori dalla sala operatoria. E’ stato scoperto l’ennesimo gruppetto di medici che praticavano aborti illegalmente per cifre che andavano dai 500 agli 8000 euro. Uno di loro è stato arrestato persino perchè avrebbe stuprato una donna straniera incinta offrendole poi uno sconto sull’intervento.

Ecco come diventiamo nel far west della libera dis-applicazione della legge 194: stuprabili, ricattabili, dipendenti e ancora schiave. Forse sarebbe il caso di riattivare ambulatori di medici compagni e compagne per colmare un vuoto che al momento sta diventando un buco nero…


Da Manifesto del 25 giugno
:


LEGGE 194

Napoli, ottomila euro per un aborto clandestino

Quattro indagati, tra cui anche due medici del San Paolo


di Francesca Pilla


NAPOLI: Era sola, B. G. K., e con poche vie
d’uscita. Era incinta e aveva paura del fratello, musulmano praticante,
che avrebbe potuto diventare violento alla scoperta di una gravidanza
avuta fuori dal matrimonio. Così era arrivata alla 18esima settimana,
terrorizzata da quel fardello, e ormai non sarebbe potuta più andare in
ospedale nemmeno se avesse voluto.

Ma senza lavoro non avrebbe potuto
nemmeno pagare la cifre esorbitante di 5000 euro per un aborto
sottobanco in quello studio privato di corso Vittorio Emanuele. Il
responsabile dell’ivg dell’ospedale San Paolo, Luigi Langella, aveva
tessuto la sua tela. Si era dimostrato disponibile e aveva assicurato
che avrebbe «operato», a patto che la ragazza tunisina si fosse
concessa per un rapporto sessuale come anticipo, come segno di fiducia.


Ma avrebbero dovuto «consumare» prima dell’aborto, perché la vagina
indolenzita dopo non avrebbe consentito di farlo. B.G.K. subisce la
violenza in silenzio sulla sedia ginecologica. È l’estate del 2006. Lo
scorso marzo la ragazza si trova nuovamente nei guai, questa volta però
si presenta con il fidanzato e con parte dei soldi. Langella si
accanisce, afferma che praticherà l’aborto, ma in anestesia locale. Lei
accetta, poi durante l’operazione il dolore è tale da non riuscire ad
andare fino in fondo.

Langella prende mille euro per il disturbo. In
precedenza le aveva fornito il nominativo di una sua collega del San
Filippo Neri di Roma, Mirella Parachini, una nota radicale, non
indagata, ma alla quale spesso lo studio privato si rivolgeva per i
contatti in Spagna, dove si può abortire dopo la 12esima settimana.
B.G.K. alla fine tramite l’aiuto di un amico fa un lungo viaggio in
treno e sbarca a Barcellona.


Una storia sconvolgente anche se in
giudizio il medico dovesse essere prosciolto dall’accusa di violenza
sessuale che ora pende sul suo capo. Angosciante perché sono molte le
donne lasciate in solitudine a prendere una decisione difficile, che
hanno bisogno di abortire perché fuori dai termini prescritti per
legge, minorenni, straniere, spesso disperate o solo inserite in un
contesto culturale che non gli permette di rivelare quella «vergogna» e
di recarsi nei centri pubblici autorizzati.

Ed è questo l’identikit
delle pazienti che si rivolgevano allo studio Langella e che erano
pronte anche a pagare migliaia di euro per chiudere i conti con una
gravidanza indesiderata. A B.G.K lo studio privato era arrivato
addirittura a chiederne 8 mila pur di renderla ricattabile e «di
passarla alle armi» perché «meritava», come dice lo stesso Langella in
un’intercettazione telefonica.


Ieri su richiesta del pm Graziella
Arlomede Langella è stato arrestato insieme ad Achille Della Ragione,
che già nel 2000 aveva avuto problemi analoghi con la giustizia, alla
segretaria factotum Maria Cristina Pollio e all’anestesista Vincenzo
Grillo, con le accuse di associazione a delinquere tesa a praticare
aborti clandestini. Della Ragione procacciava le clienti, Langella le
faceva abortire, nella maggior parte dei casi senza nemmeno eseguire i
controlli sulle loro condizioni fisiche generali.

Rischi che le
malcapitate erano disposte a correre, magari anche solo per evitare la
trafila necessaria negli ospedali o nei casi più problematici, come
quelli di B.G.K. per impotenza. Le tariffe variavano dai 500 euro per
operazioni in anestesia locale e nei limiti di legge, ma potevano
arrivare a migliaia di euro, escluso il viaggio, per chi doveva recarsi
a Barcellona. Abortire ambulatorialmente un feto di 5 mesi era,
infatti, troppo rischioso perfino per chi era disposto a passare sopra
la salute della donna pur di mettere in tasca un bel gruzzolo.


Un
gioco perfetto che fruttava denaro a fiumi. Ma c’era anche chi non
cedeva al ricatto. Come G.S. di Piedimonte Matese che arrivata alla
13esima settimana aveva contratto la rosolia e impaurita dal rischio di
malformazioni aveva optato per un’interruzione. Lo scorso marzo ne
parla con Della Ragione che al telefono tenta di convincerla: «Non
capiterà alla seconda, perciò non ci pensi più di tanto». La donna però
si presenta con il marito e vuole che tutto si svolga in ospedale
secondo le regole. I medici vanno su tutte le furie e Langella dice al
telefono all’amico: «L’ospedale sono io…mi metto a passare un guaio a
prendere i soldi in ospedale, proprio uno stronzillo di questo ti fa
una denuncia…».


La denuncia alla fine c’è stata ma è partita quasi
per caso con un’intervista a Il mattino da parte del primario
dell’ospedale di Pozzuoli Nicola Gasbarro: «Tutti tacciono ma io sono
stanco di far finta di niente», aveva detto ai cronisti.

Posted in Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio.


6 Responses

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  1. fikasicula says

    Dottor Della Ragione,
    la ringrazio di aver voluto condividere con noi questo suo lungo racconto.
    Dissento da una cosa che lei dice quando sostiene che praticare aborti fuori dai luoghi pubblici è una cosa normale, perchè lo fanno dappertutto…
    Chiarisco che questo ovviamente non è un tribunale e qui nesuno la sta giudicando. Anzi le dico che la persecuzione verso chi ha operato aborti è sicuramente messa in atto per motivi che noi non condividiamo. certo non ci fanno un favore, anzi. Sulle altre accuse formulate contro di lei non mi pronuncio perchè non mi compete ma – e resto a ciò che dice la stampa – non mi piace che una donna debba innanzitutto essere costretta a pagare per un suo diritto e poi che sia soggetta a molestia per ricevere uno sconto sull’intervento. questo in linea generale e non perchè lo abbiano scritto su di lei.
    La legge 194 innanzitutto fa una cosa che a noi piace e che ci piacerebbe fosse usata. Garantisce la gratuità di un intervento che per noi è un diritto a garanzia della nostra libera scelta. la nostra libera scelta non può essere oggetto di baratto o peggio di ricatto.
    la gratuita e la applicazione della 194 consentono innanzitutto di sottrarre le donne dalle situazioni di ricatto di cui sopra.
    perciò, al di là delle spinte che lei auspica verso la liberalizzazione in questo settore, la questione che ci interessa qui è morale e etica.
    sarebbe utile che un medico tanto preparato sull’Ivg fosse stato a fare questi interventi dove era opportuno che fosse: presso un ospedale pubblico.
    detto questo non abbiamo alcun problema a ospitare un suo intervento qui anche su un post a suo firma con una nostra breve introduzione che spiega la questione per chi non conosce gli antefatti.
    a noi interessa ragionare dei nostri diritti. non sosteniamo chi guadagna sulle lacune, sui vuoti legislativi, sulla assenza di diritto in questo paese. non per questioni “legali” ma per questioni morali.
    non abbiamo però alcun problema a ragionarne con lei.
    grazie ancora di aver voluto condividere con noi il suo racconto.
    cordiali saluti

  2. karman says

    Vi spiego io chi è Achille della Ragione

    Il 28 agosto la Cassazione ha fatto passare in giudicato una severa condanna nei miei confronti per aver costretto una donna ad abortire, una pena degna di uno spietato boss della camorra, di un trafficante di droga internazionale, di un killer. Io viceversa sono innocente, vittima di una squallida storia di estorsione; appena la motivazione della sentenza sarà depositata i miei avvocati chiederanno la revisione del processo basata sulla resipiscenza della donna accusatrice ed adiranno alla Corte di Strasburgo per segnalare le continue compressioni al diritto di difesa esercitate nei miei confronti in tutti i gradi del giudizio.
    Ma vogliamo cominciare dal principio?
    Correva il 1972, l’anno della mia laurea in Medicina, ma soprattutto dell’incontro a Los Angeles con Karman, l’inventore dell’omonimo metodo per indurre l’aborto nella fase iniziale della gravidanza attraverso l’aspirazione, una metodica rivoluzionaria che relegava per sempre nei libri di storia della medicina il famigerato raschiamento, terrore per generazioni di donne di tutto il mondo, le quali, in totale assenza di contraccettivi, erano costrette a sottoporsi più volte nel corso della vita ad una inutile tortura. Un metodo impregnato da un’onesta concezione filosofica: nei primi giorni di gestazione l’embrione, non possedendo una parvenza di sistema nervoso centrale, non ha acquisito pienamente la dignità di essere umano. Un argomento controverso in stridente contrasto con la dottrina della Chiesa, che ha sancito con un’apposita enciclica l’inizio della vita con la fecondazione.
    (Invito chi volesse approfondire la questione a consultare su internet il mio saggio: ”Storia dell’aborto dall’antichità ai nostri giorni”).
    Lo scienziato mi insegnò la tecnica e mi fornì in esclusiva per l’Italia il materiale per eseguire il rapido (40-50 secondi) intervento che non richiede anestesia e viene percepito dalla donna come una sensazione simile al dolore mestruale.
    Dopo qualche anno vi fu un altro incontro decisivo con Adele Faccio, fondatrice del Cisa, un’organizzazione la quale, mentre erano ancora da noi in vigore le norme del codice Rocco, che consideravano l’interruzione volontaria della gravidanza un’esecrabile reato contro l’integrità della stirpe con pene severissime anche per la paziente, si adoperava per aiutare tutte le donne che non potevano pagare le salatissime parcelle dei cucchiai d’oro.
    A Napoli imperavano ed imperversavano Monaco ed Ammendola con onorari di 600.000 – 700.000 lire, mentre il Cisa richiedeva una semplice offerta a chi poteva e voleva pagare, massimo 50.000 lire.
    Divenni il punto di riferimento del Cisa ed anche dell’Aied, che organizzavano pulman e voli charter da tutta Italia verso il mio studio di via Manzoni. Migliaia di pazienti al punto che, nel 1978, potevo dichiarare ad un incredulo giornalista della Stampa sceso a Napoli per un’inchiesta: negli ultimi due anni ho eseguito 14.000 aborti.
    Da quella mia incauta e spavalda (avevo trenta anni) dichiarazione, pubblicata in prima pagina a nove colonne sul quotidiano torinese e ripresa da tutta la stampa nazionale, sono originati tutti i miei guai giudiziari, unica consolazione aver favorito l’approvazione della legge 194, che stagnava nelle sorde e grigie aule parlamentari. Il fisco mi presentò una tassazione di un miliardo e mezzo per tre anni di attività professionale, mentre l’ospedale presso cui lavoravo mi licenziò in tronco, ma il tempo è stato galantuomo e, dopo una causa ultraventennale, prima il Tar e poi il Consiglio di Stato mi diedero ragione e condannarono l’Asl ad un risarcimento di 900 milioni.
    Nel 1991 presso l’ospedale di Cava de’ Tirreni mettevo a punto una metodica farmacologica per provocare l’aborto associando alcuni prodotti noti alla farmacopea ufficiale per altre indicazioni. Anche allora grande tempesta e tutti contro, dal primario al direttore sanitario, dalla Asl alla magistratura, che sequestrò le cartelle cliniche e sottopose le pazienti a defatiganti interrogatori. Alla fine fu vietato ai farmaci di entrare in ospedale, io venni licenziato e la stampa osservò un rigoroso silenzio sulla vicenda, ad eccezione di alcune prestigiose riviste scientifiche straniere che pubblicarono la mia esperienza clinica.
    Ancora oggi l’Italia, a distanza di quasi venti anni, è ancora uno dei pochi Paesi al mondo dove ancora non è stata introdotta una metodica farmacologica per indurre l’aborto.
    Nel 1994 un disastroso infarto e dieci giorni in sala di rianimazione mi consigliarono di ridurre al massimo la professione ed a chiudere definitivamente con l’aborto. Occasione per poter dedicare il mio tempo alla scrittura, all’arte, agli scacchi (disciplina nella quale in pochi mesi divenni maestro).
    A ventinove anni avevo pubblicato il mio primo libro (Moderne metodiche per provocare l’aborto), dopo erano seguiti altri volumi prevalentemente di divulgazione medica, ricordo in particolare la Frigidità nella donna, del 1992, nel quale portavo a conoscenza un apparecchio da me ideato per favorire l’orgasmo:il vaginometro.
    Ora ho più tempo per pensare, studiare, scrivere.
    Il secolo d’oro della pittura napoletana, un’opera in dieci tomi sul nostro glorioso Seicento, una serie di monografie su importanti collezioni private di dipinti e su alcuni artisti (Pacecco De Rosa, Giuseppe Marullo ed Aniello Falcone) che attendevano da tempo una degna consacrazione.
    Una carrellata tra serio e faceto con i seni più belli di tutti i tempi immortalati dagli artisti, un’indagine sulle chiese di Ischia, una rivisitazione storica del mito di Achille Lauro ed un’inchiesta rigorosa ed in anticipo sui tempi del disastro rifiuti in Campania.
    L’ultima mia fatica letteraria, a giorni in tutte le edicole e librerie, è le Tribolazioni di un innocente, una denuncia delle spaventose condizioni di vita nel carcere di Poggioreale, già consultabile sul web digitando il titolo.
    In totale trenta libri e circa mille articoli su riviste scientifiche, di storia, di scacchi, di filosofia, di politica, di attualità e la collaborazione a numerosi quotidiani cartacei e telematici.
    Nel frattempo vi è anche il tempo per un’esperienza elettorale con i radicali conseguendo la migliore percentuale di voto in Campania e non divenendo senatore soltanto per il mancato raggiungimento del quorum.
    Negli ultimi dieci anni divenni poi il deus ex machina del salotto culturale che mia moglie Elvira teneva settimanalmente nella sua villa di Posillipo, un cenacolo al quale hanno partecipato come relatori i migliori cervelli della Campania, tutti i nomi che contano nei vari campi dello scibile. Personaggi prestigiosi: docenti universitari, scrittori, registi, giornalisti, politici che accoglievano felici l’invito alla discussione e che oggi, salvo pochi, affermano di non avermi mai conosciuto e se mi incontrano girano sdegnosamente lo sguardo.
    Sono centinaia di nomi, ne ricordo qualcuno, in rigoroso ordine alfabetico, scusandomi con coloro che non nomino: Giancarlo Alisio, Antonio Baffi, Antonio Cirino Pomicino, Guido D’Agostino, Renato De Falco, Giovan Battista de Medici di Ottaviano, Italo Ferraro, Arturo Fratta, Pietro Gargano, Giuliana Gargiulo, Benedetto Gravagnuolo, Marta Herling, Goffredo Locatelli, Alfonso Luigi Marra, Titti Marrone, Eugenio Mazzarella, Riccardo Mercurio, Mauro Maldonato, Giuseppe Montesano, Luigi Necco, Vincenzo Pacelli, Giulio Pane, Mario Alberto Pavone, Silvio Perrella, Eleonora Puntillo, Fabrizia Ramondino, Massimo Rosi, Aldo Loris Rossi, Domenico Scafoglio, Luciano Scateni, Jean Noel Schifano, Alfonso Scirocco, Michele Serio, Aurora Spinosa, Boris Ulianich, Valerio Ventruto.
    Ad un’attività culturale sedentaria affiancavo ogni anno una sessantina di visite guidate (dal sottoscritto e da mia moglie) ai monumenti, alle chiese, alle mostre, ai musei della nostra città, con puntate mensili nella regione ed in giro per l’Italia, lì dove si svolgevano importanti rassegne artistiche. Visite seguite nel tempo da migliaia di persone, dal semplice appassionato allo specialista erudito.
    Ogni mese organizzavo, con la collaborazione di studiosi di fama nazionale, conferenze sugli argomenti più vari nelle più prestigiose sedi di dibattito dall’Istituto per gli studi filosofici al Goethe , dal Grenoble alla Feltrinelli.
    Negli ultimi mesi ho girato le scuole della Campania, prediligendo quelle del Bronx più profondo da Scampia a Forcella, per sensibilizzare i giovani, il nostro futuro, sul dramma del problema dei rifiuti, regalando a tutti (grazie alla sensibilità dell’editore) una copia del mio “ Monnezza viaggio nella spazzatura campana”.
    La breve autobiografia potrebbe essere giunta alla conclusione (con l’invito, per chi vuole conoscere i miei lavori, a consultare questo sito internet, perché gli ultimi avvenimenti risalgono all’estate scorsa e potrebbero agevolmente collegarsi all’incipit del racconto, ma per completezza ed onestà vorrei rispondere alle domande che potrebbero essermi formulate da un ipotetico avvocato del diavolo

    1)In due anni 14.000 aborti, quanti in 30 anni di attività?
    Nel 1996 nel corso di un’indagine che, dopo l’interrogatorio di oltre 400 mie clienti, portò alla scoperta di 4-5 casi di interruzioni di gravidanza avvenute nel mio studio, nel complimentarmi con le due giovani pm che avevano condotto l’inchiesta, segnalai che erano sfuggiti alle pur rigorose inquirenti altri circa 40.000 aborti dei quali dichiarai di essere l’autore.

    2) Si sente colpevole per quel che ha fatto?
    Ritengo di aver agito sempre e soltanto nell’interesse delle pazienti che, spontaneamente, si rivolgevano a me per essere aiutate. Sono fermamente convinto che la volontà della donna vada rispettata, se si manifesta nelle primissime fasi della gestazione (quelle nelle quali si può adoperare il metodo Karman, l’unico da me utilizzato) quando l’embrione ha caratteristiche tali da non poterlo identificare come persona; viceversa sono del parere che l’interruzione della gravidanza a mese alto, anche se permessa dalla legge, sia poco diversa da un omicidio.

    3) Tanti interventi corrispondono ad una bella cifra, quanto ha guadagnato?
    Ho guadagnato cifre ragguardevoli, ma sarei criticabile se le avessi realizzate praticando banali appendicectomie?
    In Italia una donna è libera di rivolgersi ad un medico di sua fiducia per qualunque patologia, ma non per un’interruzione di gravidanza, che deve essere praticata solo in centri pubblici. Ben diversa è la legislazione in nazioni ben più civili della nostra:Spagna, Inghilterra, Olanda, Stati Uniti, Francia ecc…, dove la paziente è libera di rivolgersi al suo ginecologo; è una situazione paradossale, figlia dell’ipocrita compromesso tra la sinistra ed i cattolici quando fu varata la legge 194, un aborto giuridico, che dopo 30 anni richiede una revisione in più punti, facendo salva naturalmente l’autodeterminazione della donna, la quale deve essere libera di rivolgersi presso un medico di sua fiducia.
    Per trovare una soluzione tutti, a partire dai mass media, dobbiamo abituarci all’idea che un aborto praticato da un abile professionista in uno studio medico debba chiamarsi semplicemente privato e non, pomposamente, clandestino.

    Achille della Ragione

  3. Filomena Turturo says

    Alla prova dei fatti a carico di Achille della Ragione vi è solo e soltanto una telefonata in mesi di intercettazioni nella quale manda la paziente affetta da rosolia dal Langella, intervento poi non avvenuto.
    Nonostante questo fiumi di fango si sono riversati sul suo nome. Egli da 10 anni si era dedicato al giornalismo e non nascondeva la sua posizione a favore dell’aborto privato.
    Smettiamola e pensiamo a cambiare la legge

  4. FikaSicula says

    fulvio qui abbiamo riportato una notizia che è stata pubbloicata da tutta la stampa nazionale. non abbiamo inventato niente. poi. rispetto a quello che dici ti faccio notare – se è vero quanto dicono i giornali – che si parla di aborti venduti a caro prezzo per cifre fino a 8000 euro e quindi quello che tu descrivi come un gran filantropo a me invece pare uno che ha speculato sulla vita delle donne. se è vero poi che ha stuprato una delle sue pazienti per abbassarle il prezzo non ti dico cosa penso di lui. ma di certo siamo molto lontani dal tuo giudizio positivo…
    saluti

  5. Fulvio says

    Mia figlia e´ nata grazie alle cure del dott. langella, che si e´ comportato come un professionista.
    Sempre, quando possiamo, parliamo male delle persone, senza mai andare a fondo del problema, questo e´ il vero sport nazionale, sparare a zero.
    Siamo circondati da un¨informazione ammazza reputazione, ( vedi pantani)
    mi metto a disposizione per chiarimenti su chi accusa, su chi non lascia libera la donna a decidere di non portare avanti la gravidanza..
    se una ragazzina non sente di poter portare a vanti la gestazione, la facciamo sentire una colpevole di togliere la vita, quindi non resta che rivolgersi a dottori che vanno contro la legge , ma non contro la volontá della ragazza.
    Pensate con la vostra testa, pensate se foste voi la ragazza in questione che non c´ e´ la fa… questa e´ la libertá che regaliamo, avere leggi contro l¨aborto e una legge annunaki…
    investigate…profondizzate…
    ciaooo

  6. Anna Spina says

    Non sono violenta ma ci sono certi giorni e certe notizie che a sentirle mi spiace essere pacifica, certi momenti in cui vorrei fare male a sta gente, restituire con un poco di interesse il dolore e l’umiliazione che infliggono alle donne, come fanno a vivere questi individui, magari hanno pure dei figli, magari vanno a messa. Che schifo
    anna spina