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L’aggressività indiretta delle donne

Sto facendo una ricerca sul bullismo (altro che Bulli e Pupe, piuttosto Bulli e Bulle) al femminile, nel mondo reale e in quello virtuale, sull’aggressività indiretta, i pettegolezzi, le esclusioni, le diffamazioni e le morti sociali che ne derivano. Sto scrivendo una storia, un romanzo ( e voi sarete i primi/le prime a leggerlo – prometto) che parla di questo. Sto saccheggiando la mia vita (Oh, quel personale e politico!) per rintracciare esempi, esperienze dirette – subìte, praticate. Una chicca: sapete che per chi pratica le molestie la colpa è sempre di chi le subisce?

Poi, due dritte: esistono pochissime pagine nei testi sul bullismo (relegato alle fasi dell’età adolescenziale ed estensibile ad ogni momento dell’età adulta) riferite al femminile. Ma se ne parla, come fenomeno minore e – appunto – indiretto (mobbing, l’ignorare, l’evitare, il canzonare, il deridere; pochi scontri fisici e molte logoranti guerre di nervi).

Poi esistono molti testi (per fortuna la ricerca sul femminile ha varcato la soglia di questo tabù) che parlano di guerra all’ultimo sangue tra donne, di cattiveria al femminile, di invidia (avete mai visto una donna spr-u-zzare gioia per il successo, la realizzazione di un progetto, di una sua simile pretesa sorella? io raramente), di rivalità (perchè quando si tratta di una donna le nostre "opinioni" sono sempre acidule – o come disse divinamente un mio caro amico: "c’e’ dell’astio in te, mia cara!"), di competizione,  di vendetta (perchè usiamo meno il corpo per aggredire ma sappiamo ferire mortalmente con una sola parola).  Ne parlavo già qui e intendo continuare a parlarne. Al momento sto leggendo il libro "Donna contro Donna" di Phyllis Chesler. Davvero interessante.

Mi piacerebbe sapere della vostra esperienza.  Se avete subìto da parte di altre donne o praticato forme di aggressività indiretta (non escludo gli altri generi dalla discussione perchè mi interessa sapere ogni punto di vista). Insomma ditemi, se vi piace. I commenti sono open e l’anonimato agevola – a chiunque sia ess* donna uomo ermafrodito – di certo svariate forme di aggressività indiretta. Se decidete di insultare – e che bellezza l’agio dell’insulto libero e la bizzarra empatia tra chi insulta e chi riceve l’insulto anche in forma anonima – almeno spiegate come mai usate l’insulto per attirare l’attenzione o provate a contestualizzare l’insulto. Così lo uso per il romanzo :))

*[Nota] Se avete dei link, suggerimenti su testi da leggere di qualunque tipo, anche di segno opposto ,  che parlino di questo. Video, storie scritte: sono gradit* pure quell*. Grazie! 🙂 

[e.p.]

Nota

* Ci sono donne che non riconoscono l’aggressività al femminile, che addebitano a chi dice di altre donne che non sono creature angelicate ma solo persone – e non per questo si accredita la versione diffusa della matrigna cattiva, delle sorelle streghe e delle cattivone da mandare al rogo – la responsabilità di favorire culture patriarcali. Ovviamente non sono d’accordo ma credo sia esattamente il contrario. Ne parleremo diffusamente appena avrò finito la ricerca e tra un capitolo e l’altro tenterò di riassumervi tutto ciò che ho letto e sto leggendo.

Altra Nota sul Bullismo (Male sociale. I bimbi nelle scuole apprendono fuori ad ogni livello quello che poi fanno. Gridare allo scandalo per la bullata a scuola e stare zitti su ogni forma di prevaricazione di stati, governi, eserciti etc etc è una enorme, infinita ipocrisia. Certo perpetrare la questione non è comunque bello. Ci vuole pochissimo a lamentare la tirannia dei potenti e a ricostruirla in mille altre forme e persino in luoghi insospettabili. Moralismo? No. Noia per la mancanza di originalità.)

*** 

Alcune caratteristiche:

Il bisogno: una richiesta di attenzione e visibilità; un desiderio di prevalere;

L’intenzionalità: il comportamento è volto a creare un danno alla vittima;

Le diverse forme in cui si manifesta: può essere perpetrato mediante attacchi fisici, verbali e indiretti;

La sistematicità: il bullismo presenta caratteristiche di ripetitività e perseveranza nel tempo;

L’asimmetria di potere: forza contro debolezza, gruppo contro singolo, insicurezza aggressiva/attiva contro insicurezza passiva.

La cultura del silenzio: l’ethos deresponsabilizzante dei soggetti esterni.

La legittimazione del più forte: il potere del bullo o della bulla viene cioè rafforzato dal supporto degli aiutanti, dall’allineamento dei suoi sostenitori e dall’indifferenza di chi si tiene fuori dal problema e non fa niente per fermare le prepotenze che la vittima subisce.

Le figure esistenti sono:

Il bullo/La bulla

La vittima

Il bullo-vittima o vittima aggressiva

I soggetti di controllo o i soggetti esterni 

fonte: "Il gioco crudele" (studi e ricerche sui correlati psicologici del bullismo) di Ada Fonzi 

***

"Diversi gli episodi di bullismo denunciato, prepotenze fisiche o verbali rivolte direttamente ed atteggiamenti di esclusione dal gruppo, dicerie o manipolazione dei rapporti di amicizia nella classe: ““Io penso che quando un tipo simpatico prende di mira un tipo tutti poi vanno lì e lo picchiano. Ma quando le donne  decidono di escludere qualcuno è peggio, perché non la sfiorano fisicamente, ma non ti parlano e tu senti che parlano di te, ma loro fanno finta di niente, poi si inventano canzoni su di te e barzellette. In conclusione penso che sia peggio il bullismo  femminile a quello maschile anche perché in quello maschile può intervenire qualcuno ma in quello femminile bisogna soffrire e accettarlo”."

fonte: una ricerca di educazione&scuola

***

Nota personale 

Chiarisco che non mi piacciono le definizioni, perchè ritengo che servano a semplificare, banalizzare, censurare la lettura delle complessità. La mia ricerca infatti parte da sensazioni e rilettura di esperienze – mie e di altre – ma non va alla ricerca di modelli identificativi o di ragioni per attribuire colpe. Vuole essere una lettura laica dentro e fuori da me.

Rintracciare la complessità tra le ricerche fatte e il materiale disponibile è davvero una ardua impresa. Quindi tenendo ben presente l’obiettivo (quello descritto e il romanzo) mi servo delle definizioni come elemento non statico, in movimento, da inserire nel puzzle che sto tentando di ricostruire. Alla fine della mia ricerca forse queste definizioni non avranno più senso o magari nella mia testa saranno sostituite da casistiche che sanno meno di etichetta (come quelle che servono per segnalare alla società i cattivi) e più di analisi comprensiva di più e più cose.

Non basta più dire che le donne non fanno le guerre e che se capitasse loro di occupare posizioni di potere farebbero grandi cose. Le donne di potere che fanno schifezze non sono stupide, cieche o teleguidate. Non basta dire neppure che non sono violente perchè so di uomini mansueti picchiati dalle loro donne o di tanti figli picchiati dalle loro madri. O di donne che picchiano le loro compagne.

Non è un fatto raro (meno frequente, di sicuro). Solo non se ne parla o se ne parla come se si trattasse di anomalie. Non aiuta il negare di avere una responsabilità sociale. Non aiuta farlo ora, nel momento in cui – cioè – il medioevo ritorna attrezzatissimo e ci trova ancora sulla difensiva a sfuggire a responsabilità che riguardano noi e non l’altra più cattiva che però noi non frequentiamo, no no, assolutamente no.

Non mi basta neppure dire che le donne hanno introiettato modelli di comportamento al maschile. E’ spesso un alibi troppo semplice ed esclude forme di indagine necessarie. Val bene uccidere talvolta il nostro ego – cosa sacrosanta da fare almeno una volta al mese – e chi ci ama sa farlo condividendo la nostra ferita e coccolando la nostra imperfezione. Chi non ci ama ci mortifica e forse è questa la ragione per cui non dichiariamo di essere persone eppure esigiamo di venire riconosciute in quanto tali.

Il nostro lato oscuro però ha comunque bisogno di luce perchè siamo umane e abbiamo il diritto di mostrare, stigmatizzare cose, movimenti, motivi che rintracciamo altrove ma che se non risolviamo dentro di noi ci lasciano dissociate, mistificatrici, donne relegate al ruolo di vittime che per difendersi devono negare di avere qualche imperfezione o delle caratteristiche che nell’uomo verrebbero riconosciute come segni di maschia virilità (quanti dubbi… ma è una ricerca e quindi quello che dico per ora è privo di conclusione. solo ragionamenti condivisi).

Soprattutto, dico queste cose senza avere la pretesa di tracciare identikit universali e senza autoescludermi dal ragionamento, perchè non guardo dall’alto e non preferisco i saggi in cui del personale traspare solo un fatto: che chi scrive è "innocente"!

Posted in Omicidi sociali, Pensatoio.


17 Responses

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  1. FikaSicula says

    da Repubblica Online

    Un incontro con genitori e insegnanti, dopo le ripetute lamentele
    ma la donna difende la figlia e prende a pugni il dirigente scolastico
    Alunna accusata di bullismo
    la madre picchia la preside

    ROMA – Da qualcuno doveva pur avere preso. L’aggressività, in questo caso, l’ha succhiata col latte materno, una ragazzina di una scuola media di Civitavecchia, vicino a Roma, responsabile di numerosi episodi di bullismo ai danni dei suoi compagni di scuola, la media inferiore “Flavioni”. A tal punto insopportabili erano diventati i suoi atteggiamenti, che la preside aveva convovato un incontro con ragazzi e genitori per decidere il da farsi. Risultato: pure la preside è stata malmenata, ma dalla madre della ragazza. Alla quale non sono andate giù le accuse, a sua detta infondate, rivolte alla figliola.

    L’episodio è accaduto nel pomeriggio. Il dirigente scolastico della “Flavioni”, V. L. R., aveva indetto la riunione alla quale stavano partecipando gli insegnangi e i genitori degli alunni della classe frequentata dalla ragazza. L’incontro si era reso necessario dopo le numerose lamentele per atti di bullismo che sarebbero stati compiuti dalla giovane: in base a quanto sostenuto dai genitori, e confermato da alcuni docenti, la ragazzina infastidiva i compagni e aveva atteggiamenti aggressivi nei loro confronti. Inoltre, nel bel mezzo delle lezioni, lei passava il tempo a fare foto e girare filmati con il suo telefono cellulare.

    Nell’incontro, com’era prevedibile, le accuse sono state ribadite. Proprio queste sarebbero all’origine della violenta reazione della madre: la donna ha prima insultato pesantemente la preside, poi è passata alle vie di fatto prendendola a pugni in testa e sulle spalle. La dirigente scolastica, che pochi mesi fa aveva anche avuto seri problemi di salute, è stata accompagnata presso l’ospedale San Paolo, dove è rimasta sotto osservazione precauzionale dei medici.

    (13 febbraio 2007)

  2. FikaSicula says

    Ciao Mae,
    e grazie per i tuoi importantissimi contributi.
    Rispetto al tuo primo spunto:
    hai mai sentito parlare del Branco Rosa?
    questa storia nasce tutta perchè un bel giorno il pensatore Alberoni pensò e lo disse che le donne non sanno fare branco. Si riferiva al fatto che non si sostenevano l’un laltra per aiutarsi, ad esempio, a ricoprire importanti incarichi. Così un bel po’ di dirigenti, pensatrici e parlametari costituì il Branco Rosa con il suo Patto di Solidarietà Consapevole. E’ una sorta di accordo simil carbonaro celebrato alla luce del sole che parte dal presupposto che le donne sono cattive, invidiose e nefaste tra loro e che dovevano stringere un patto, una alleanza per non spezzarsi reciprocamente le gambine quando a una di loro capitava l’opportunità di occupare un ruolo di prestigio. Alleate in quanto donne. Ora: per quanto io mi renda conto che le premesse (le considerazioni sulle dinamiche relazionali) possano essere corrispondenti al vero (perchè in forma indotta o per indole io questo non lo so) penso comunque che allearsi tra donne in quanto donne in realtà, in riferimento al potere non giovi molto. Nel patto c’e’ scritto che qualora a qualcuno di loro capiterà di poter offrire una chance di successo a qualcun*, dovrà – a parità di condizioni – sempre scegliere una donna, agevolare una donna. Ciò, a parte il discrimine di base abbastanza deleterio, a me pare poco credibile e non perchè le donne di nascita è deciso che non sanno cooperare ma perchè effettivamente le donne devono fare un lungo lavoro su se stesse per poter essere felici del successo di una sua simile, o per poter regalare (piuttosto che boicottare) occasioni ad una altra donna. In politica perchè le donne attaccano le donne e gli uomini nulla?
    E’ diverso il modo: Io penso che quando gli uomini (in politica ma anche in molti altri settori) attaccano una donna lo fanno principalmente senza legittimare il ruolo di quella donna che stanno attaccando o sottoponendo a critica. O è la donna che percepisce quella critica in modo diverso. Una donna che attacca un’altra donna lo fa da pari. Sta discutendo legittimamente e legittimando l’altra. Quindi i toni sono diversi. Non c’e’ timore reverenziale. Non c’e’ censura di parte. non c’e’ supponenza. O c’e’ e quindi non generalizzo. Quello che io ho visto a volte è che le donne hanno maggiore astio perchè davvero il loro, il nostro giudizio è annebbiato dall’invidia, dall’ostilità, dall’odio. Poi altre volte invece la discussione tra donne diventa animata perchè semplicemente si discute (cosa stia una donna a difendere le palle di velluto, camoscio o pura flanella degli uomini di partito io non saprei. o diceva che la santanchè usava argomenti maschili?).
    nella mia cultura una donna ad esempio non è considerata all’altezza per parlare con un boss mafioso. se c’e’ una cosa da chiarire che coinvolge una donna in genere si fa in modo di mandarci un’altra donna (moglie, madre, sorella). se ci si manda un’altro uomo non è propriamente per trattare ma per mortificare, offendere, prevaricare, violentare.
    Pochi sono i casi in cui una donna è stata trattata da pari (e lì dicevano che “aveva le palle”). Accadeva cioè quando immediatamente la identificavano come un maschio che per caso porta un vestito da donna.

    rispetto al tuo secondo e ottimo spunto:
    non so un tubo sulla famiglia poligamica. ne ho solo sentito parlare da donne di diverse etnie in italia. donne che quantomeno dicevano di non ricevere personalmente quell’esperienza.
    per quanto ne so si pongono il problema che siccome l’uomo è libero di fare che gli pare e di stancarsi della donna vecchia e trovarsene una giovane, l’accordo sarebbe – secondo quello che mi hanno raccontato – che la vecchia piglia il posto di comando e la giovane si piglia i favori sessuali (favori non so di che ma insomma), una specie di lecita divisione dei privilegi in famiglia. la conseguenza può essere certo quella che dici tu perchè è plausibile che la più anziana non sia felice manco per niente di vedere questa bimbina che si gasa per le attenzioni fisiche avute. o a parte questo c’e’ che comunque le gelosie tra donne sono secondo me inevitabili.
    Certo: come dici tu “l’aggressività fra donne va inesorabilmente a braccetto con la sottomissione o la soggezione politica.”
    o per me è meglio dire che se ci sono condizioni di sottomissione allora tutto va peggio. io però sono passata attraverso situazioni in cui le donne erano il capo di altre donne e i livelli di subordinazione e soggezione c’enntravano poco con l’interazione con il sesso opposto. Il mio comunque è un punto di vista molto limitato.

    poi dici anche che: “E, soprattutto, è culturalmente indotta.. com’è che si dice?
    dividi et impera.”

    questo può essere vero per tante cose. Ma non è stato forse che per non vedere le divisioni interne le donne si sono odiate anche di più? se si unisce nelle debolezze allora chi vince alla fine?
    baci

  3. mae says

    Ciao!

    E in attesa che ti ‘ripigli’ ti copio
    un articolo uscito questa mattina su ‘Il Corriere della sera’:

    ‘Sms, botte e false accuse tra studentesse’

    GENOVA – Lei giovanissima con atteggiamenti da donna fatale. Le ragazze più grandi gelose del suo successo con i belli della scuola. E tutto sfocia in una battaglia a colpi di “messaggini” molto (troppo) minacciosi sul cellulare. Di più: dopo gli sms anche una brutta scritta sul banco della studentessa: “ti taglio la gola”. Brutto, bruttissimo. Gli studenti dell’Istituto Agrario Marsano di Genova Sant’Ilario sono dispisciuti ma le cose, giurano, si sono fermate lì. Eppure la quindicenne ha raccontato ai genitori un’altra versione: ha dichiarato di essere stata picchiata dalle rivali e addirittura marchiata con un accendino rovente, è stata medicata in ospedale (prognosi di cinque giorni), e il padre hanno presentato una denuncia ai carabinieri. “Quell’episodio è falso” dicono i ragazzi riuniti ieri mattina in assemblea. “E’ stata lei a scaldare l’accendino, a rovesciarlo e a premerlo sul braccio – racconta il suo compagno di scuola Danilo – . Ha detto di averlo fatto perchè la bruciatura sembra una “a” che sta per amicizia. Molti di noi erano presenti quando è successo”. Quanto alle botte, un professore ha visto che c’era baruffa nella “creusa”, la stradina di mattoni rossi cantata da De Andrè, ed è intervenuto: “Si insultavano e le ho sgridate – racconta Marcello Maissone – ma non c’è stata aggressione”.
    Sant’Ilario è uno dei posti più belli di Genova, una collina a picco sul mare e qui i 120 studenti dell’agrario Marsano coltivano primule e orchidee. Un istituto piccolo, dove ieri tutti discutevano animatamente, professori e studenti. Con un pensiero alla quindicenne che ieri è stata a casa: “Ci dispiace per quello che è successo. Anche se la marchiatura non c’è stata è comunque brutto. La aspettiamo”. E gli studenti preparano un comunicato:” Siamo vittime del piacere che la gente prova nel convincersi che la gioventù sia brutale e violenta”. Stavolta, forse, la storia non finirà con i musi lunghi e inimicizie: già ieri il padre della ragazzina ha incontrato il preside del Marsano e ha fatto sapee che sta pensando di chiudere il caso con una stretta di mano.
    Probabilmente ritirerà la denuncia.

    E.D.

  4. FikaSicula says

    Mae,
    grazie davvero per i tuoi interventi. Mi stimolano una serie infinita di riflessioni. Mi riservo di scrivere la mia opinione domani in orari più umani perchè ora sono proprio cotta. Grazie e rileggimi perchè ho mille cose in mete su quello che hai raccontato. 🙂

  5. mae says

    Seconda ed ultima riflessione: è vera cooperazione?

    Il punto di partenza questa volta è la società,
    poligamica per l’esattezza.

    Ho vissuto per un periodo di tempo in un paese africano, a maggioranza musulmano, e mi sono trovata per forza di cose davanti alla famiglia poligamica.

    La cosa sconcertante è che *tutti* cercano di convincerti della bontà, efficienza e idilliacità della famiglia poligamica: le donne in testa!
    Davvero vengono dei dubbi…è presentata come l’esempio massimo disponibile esistente di cooperatività feminile.

    Come si fa a sopravvivere altrimenti?
    La vita delle donne delle campagne è massacrante!
    Si comincia la mattina presto con il reperimento dell’acqua per tutta la famiglia (può voler dire camminare a piedi per delle ore, con un otre di terracotta in testa, un bambino piccolo sulla schiena ed uno più grandino per mano) e la raccolta della legna per il fuoco.
    Si continua con la preparazione del pasto [significa che a mano, con un grande mortaio di legno munito di pesante pestello, si deve prima togliere dalle spighe, poi decorticare, ed infine rendere farina, il cereale disponibile, di solito il miglio (si chiama pilare: le donne imparano a farlo in tenera età…già a 6-7 anni le bambine ti mostrano le loro mani callose con orgoglio…e accarezzano le tue, morbide, con stupore divertito!) per poi cuocerlo in grandi pentole di ghisa].
    Poi c’è la cura degli animali da cortile, dei figli, della ‘casa’….

    Come si fa a crescere i figli?
    La mortalità infantile più alta del pianeta, denutrizione, donne che muoiono di parto in continuazione…

    Come si fa a potersi sposare?
    Gli uomini sono pochi: emigrano, muoiono…ma soprattutto
    sposarsi è un imperativo sociale: è la famiglia che ti sposa, di solito appena raggiunta la pubertà e ad un uomo molto più anziano di te, che spesso non hai mai visto prima.

    Possibile che sia davvero così?
    Che le donne siano cooperative e accettino di buon grado la poligamia?

    Ti guardi un pò intorno e cominci a conoscere quelle che saranno le tue amiche, e l’orrore ti si svela davanti agli occhi.
    Racconti raccapriccianti.

    Ho un’amica che ha uno zio con 34 mogli e 114 figli…
    Suo padre ne aveva ‘solo’ 4, e sua madre le raccontava che una delle altre mogli le aveva ucciso un figlio, affogandolo, per gelosia, perchè sterile.

    Un’altra appena sposata: seconda moglie… aveva evitato finchè le era stato possibile il matrimonio, ma poi la famiglia glielo aveva imposto e non c’era stato niente da fare.
    Un giorno, andiamo a darle il benvenuto nella sua nuova casa… il finimondo: si era picchiata con la prima moglie di suo marito, aveva le vesti lacere e sanguinava…prima abbiamo ristabilito la pace e poi ce ne siamo andate.
    La mattina dopo, non solo era tutta malconcia per le botte prese dall’altra moglie, ma aveva anche i segni delle frustate prese dal marito: non è permesso litigare fra mogli…ed è la prima moglie quella che comanda.

    Le donne crescono nell’odio e nella diffidenza delle altre donne: la cooperazione veramente permessa è solo con la propria parentela femminile da parte di madre…con il resto dell’universo femminile è guerra all’ultimo sangue.

    Eppure la ‘saggezza popolare’ le vuole cooperative e molto felici di poter avere altre donne con cui condividere non soltanto le fatiche ma anche il proprio uomo: niente di meglio di una bella e felice famiglia poligamica!

    E allora le donne come sono?

    Dalle mie riflessioni riesco a vedere soltanto una cosa: l’aggressività fra donne va inesorabilmente a braccetto con la sottomissione o la soggezione politica.
    E, soprattutto, è culturalmente indotta.. com’è che si dice?
    dividi et impera.

    Tu/voi che ne dici/dite?

  6. mae says

    Ciao!
    Argomento interessantissimo, almeno per me.
    Ci sto riflettendo da un pò di tempo…

    Prima osservazione: è vera aggressività?
    E riguarda la politica.

    E’ un’impressione mia o, da un pò di tempo, cioè da quando alcune donne hanno raggiunto posizioni di potere, si assiste ad una specie di meccanismo politically correct secondo il quale ad una donna può/deve contrapporsi sempre e soltanto un’altra donna?

    Faccio degli esempi, così magari mi dici/dite dove falla il mio ragionamento.

    E’ di questi giorni: politica italiana, ambito la destra.
    La Santanchè che ha osato definire “Colonnelli con le palle di velluto” gli uomini del suo partito che non si oppongono a Fini, è stata duramente attaccata da Flavia Perina, direttrice del secolo.

    E’ invece di qualche giorno fa: sempre politica italiana, ambito, questa volta, la sinistra.
    La Turco ‘tradita’ in commissione da Anna Serafini, moglie di Piero Fassino:

    http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2006/11_Novembre/30/cannabis.shtml

    Sempre di questi giorni, ma all’estero: attacco a Condoleeza Rice da parte di una senatrice democratica…argomento utilizzato: la Rice non ha figli!

    Ed è di nuovo di qualche tempo fa, ma sempre all’estero, l’attacco a Segolene Royal da parte delle donne del suo stesso partito che criticano e deplorano la sua candidatura per l’Eliseo.

    Donne contro donne.
    In politica, per il potere.
    Questo è quello che ci presenta la stampa.

    Mi domando: è veramente così?
    O sono semplicemente usate?
    Solo una donna può attaccare un’altra donna in politica?
    Così nessun problema di maschilismo e sciovinismo?

    E la credibilità del meccanismo, comunque, non si basa proprio sulla ‘saggezza popolare’ che vuole le donne non cooperative ma aggressive fra loro?

    Quello sicuro è il risultato: le donne politiche appaiono come delle galline in un pollaio, gli argomenti trattati vengono sminuiti perchè considerati ‘affari fra donne’…

  7. FikaSicula says

    Pralina cara,
    certo che puoi farlo. Anzi te lo chiedo e sono impaziente di conoscerle. Ti abbraccio forte :)***

  8. Pralina says

    Carissima, a proprosito del tuo post, ho delle storie molto interessanti ed emblematiche da raccontarti… posso farlo?

    Un abbraccione!!!!

  9. FikaSicula says

    Il video che mi ha suggerito bombo – nel primo commento – (anzi i video, perchè è un documentario spezzettato in 10 parti) è davvero una risorsa sorprendente e strapiena di spunti. Una amica mi ha poi segnalato questo link:
    http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/09_Settembre/26/vimodrone.shtml
    e qui la faccenda è tutta italiana, dell’interland milanese con protagoniste ragazzine di 15 anni che decidono di fare una spedizione punitiva contro una coetanea perchè avrebbe rubato il ragazzo della promotrice della vendetta.
    La titolare della band – chiamiamola così – era gelosa del fatto che l’altra era più carina e quando ha scoperto che aveva anche una storia con il suo fidanzato ha fatto un blog e chiamato alla vendetta altre fidanzate tradite…

  10. FikaSicula says

    Milla, che forza 🙂
    buon anno anche a te, cara. Il tuo racconto è bellissimo. Se fossi qui con me ti interrogherei per ore. Mi incuriosisce ogni passaggio del tuo racconto. Questa cosa del fare il doppio della fatica per essere donne tra bulli è una cosa che mi è del tutto nuova. Non sapevo che potesse esserci una gara in questo senso (che certo attenua le differenze di genere). Nel sud le donne comprese nei gruppi non erano moltissime e dubito, per quello che ne posso sapere io, che le ragazzine gareggiassero con i ragazzini a chi era più bull*. Ne ricordo alcune che elargivano consenso sociale a pine mani, tipo clack. Oppure che applicavano altre forme di bullismo ma per cultura siciliana spesso separate dai ragazzini. Forse negli ultimi vent’anni le cose sono cambiate.
    Poi è bellissimo che dici che eri sfigata e permalosa. Questa accoppiata va insieme di pari passo (anch’io lo ero – più che sfigata, molto ma molto timida e insicura) e l’autoironia è davvero una risorsa meravigliosa.
    Grazie del tuo racconto e se ti viene in mente qualcos’altro dimmi tutto :)))***

  11. Milla says

    Cara, sono proprio felice di imbattermi nel tuo post perchè l’argomento “bullismo” e “bullismo femminile”, direi quasi lo scandalo per la scoperta del bullismo femminile mi hanno scatenato diverse rifelssioni in questo periodo e ho proprio voglia di condividerle.
    Il bullismo esiste. E’ sempre esistito ed esisterà sempre. Questo è un fatto. Sembra banale ma è un punto di partenza fondamentale.
    Esiste perchè i bambini, i preadolescenti e forse anche gli adolescenti sono un po’ stronzi. C’è poco da fare. Lo sfigato viene preso in giro, lo stupido anche. Costruirsi un’identità nel gruppo è difficile, è un percorso che richiede tempo e spesso, a volte soprattutto per i più “deboli” non è affatto facile. (Metto deboli tra virgolette perchè non ho trovato un espressione migliore. Chi fa fatica a costruire la sua personalità può non essere necessariamente debole, ma magari solo più riflessivo…in ogni caso hai capito cosa intendo :-))
    E guarda caso scava scava spesso quelli che fanno più fatica a integrarsi sono quelli che fanno le cazzate più grandi. Per iniziare a guadagnarsi l’approvazione.
    Poi per fortuna si cresce, ma chi di noi può sostenere con certezza di non aver MAI fatto un tiro di sigaretta più non volendolo, o preso in giro il più sfigato della compagnia pur nutrendo un po’ di bene per lui/lei ma solo per strappare l’applauso del gruppo. Quando parlo di queste cose penso a un’età diciamo terza media- primo anno delle superiori….
    Io personalmente fino ai 12 anni ero un po’ sfigata, agli occhi dei più. Avevo tanti amici, ma ero molto permalosa quindi non ero proprio una simpatia.
    In prima media ho picchiato un mio compagno che mi prendeva in giro. E sono finita per la prima volta dal preside.
    E poi sono cresciuta, meno permalosa, col trucchetto dell’autoironia. Diciamo che crescendo è diventata autoironia e tutt’ora non sempre mi riesce. Ma in terza media ero la peggiore del mio gruppo di amici: facevo le linguacce alla supplente di inglese, fumavo di nascosto e accendevo l’accendino nell’oscurità della sala audiovisivi, mi picchiavo con chi non mi stava simpatico e prendevo in giro i più sfigati. Per non parlare delle prime cannette, unica ragazza, o forse l’unica non fidanzatina di nessuno dei miei amici. Una nota sul registro ogni settimana. Con una cattiveria a volte che di solito non mi appartiene per niente.
    E sono una ragazza. A volte se avessi potuto l’avrei nascosto, pur di essere come loro. Poi ho imparato, e sto ancora imparando, ad essere orgogliosa di essere una donna tra uomini, ma non è facile. In certi ambienti e un certo tipo di uomini sembra che voglia farti vergognare di essere donna.
    E’ per questo, per la mia esperienza personale, che ho sempre pensato che non c’è nessun limite di genere nell’essere “bulli”. Solo una spinta diversa. E come in tutte le cose della vita alle donne è richiesto di lanciarsi il doppio.
    Voglio dire: un maschietto deve emergere nel gruppo. Una femminuccia non solo come tutti deve emergere nel gruppo, ma in più anche perchè a volte il gruppo dei maschi è ancora più ambizioso e divertente di quello delle donne, quindi deve emergere due volte…
    E una piccola postilla: con i miei amici un po’ delinquentelli delle medie non abbiamo mai ripreso le nostre performance col videofonino solo perchè non c’era il videofonino, ma non ci vedo niente di assurdo, e nessuna notizia da giornali. Gli strumenti della vita di tutti i giorni non possono che far parte della vita di tutti i giorni.
    Scusa se mi sono così dilungata, magari sono anche andata fuori tema, ma mi piace proprio parlare di questa cosa.

    In tutto questo, dimenticavo, buon anno!!

  12. FikaSicula says

    Ciao Senzapiutempo, 🙂
    grazie per il tuo racconto. Nei libri che sto leggendo (altri due da mettere in lista: L’aggressività femminile di Marina Valcarenghi e Il velo e il coltello – l’aggressività femminile tra cura e cultura di Maria Cristina Barducci) una delle costanti è proprio quella che tu dici: chi in un modo o nell’altro acquisisce visibilità in vari contesti viene immediatamente castigato da rivali invidiose e vendicative. Idem per quelle che vengono avvertite come temibili a vari livelli al di la’ della loro maggiore o minore visibilità. Il mezzo è quasi sempre l’esclusione, il fare terra bruciata. Sono cose che accadono all’interno di gruppi e generalmente si attribuisce la colpa a chi viene esclus* “perchè – si dice – se lo merita!”
    Come dire che una donna che esibisce le tette o va in giro con la minigonna merita lo stupro. Più ti si vede e più altre hanno voglia di cancellarti, eliminarti (con l’esclusione, il pettegolezzo – arma letale – la derisione) fino a ridurti all’inattività, all’inerzia. Stupri, violazioni, omicidi sociali, appunto. Parlarne non si può quasi mai perchè se ne parla la vittima (i giochi di dipendenza psicologica si fanno in tanti, sono di certo reciproci e se la “vittima” corregge il segno sulla propria autostima magari rompe il giochino perverso e ne parla – con la sua parzialità – rivendicando spazio politico per affrontare il problema.) allora è “vittimista”, “piagnucolona” e “egocentrica”, tiè. Se ne parla la persecutrice – altrettanto parziale – allora è “cattiva” mentre può essere che pensa di essere lei stessa vittima e di agire per legittima difesa (e questa potrebbe anche essere una spiegazione già un pochino sopra le righe – difficile rintracciarla connotata di sincerità). Se ne parlano altre che stanno nei gruppi pare di scontrarsi con la “Svizzera” tanto sono intente a fare le neutrali.
    Basta: per oggi ho elargito troppe pillole di saggezza! :P)))
    Vado a studiare.
    Comunque è un argomento complicato. Se ti viene in mente qualcos’altro e lo dici sarò felice di leggerti. Grazie! :)*

  13. Senzapiutempo says

    Sono per natura una persona poco incline alla violenza, specialmodo quella verbale, che spesso è più crudele di quella fisica. Ho sempre vissuto in un’atmosfera “protetta” per cui non ho mai subito troppe pressioni, anche se, ricordo i giorni della scuola, giorni in cui venivo messa al bando dalle feste, organizzate da una compagna di scuola, solo perchè non riusciva a primeggiare in classe. Malgrado tutti i suoi sforzi, ero sempre io la prima della classe, e non potendo superarmi, mi escludeva.

  14. FikaSicula says

    Ciao Pascal*g 🙂
    mi interessava soprattutto l’aggressività indiretta e quindi si – possiamo chiamarla violenza psicologica. Se però conosci esempi di donne che se le danno di santa ragione e sforano sull’aggressività fisica mi interessa comunque. Vorrei capire se come si dice le donne che aggrediscono in termini fisici sforano, copiano l’aggressività maschile o se invece non hanno il prurito alle mani uguale uguale (anche se poi è più facile che il prurito si sfoghi sui figlioli piuttosto che all’esterno e non ammettere di possedere la stessa inclinazione alla aggressione non aiuta a migliorare il nostro beatificato carattere).

  15. pascal*g says

    Ciao, di che genere di aggressività parli? Vojo dire, solo fisica o anche psicologica?

  16. FikaSicula says

    Grazie Bombo :*
    me lo guardo subito 🙂

  17. bombo says

    http://www.youtube.com/results?search_query=Gangstresses
    a questo link trovi parti di un documentario sulle donne afroamericane che si dan da fare in questo selvaggio mondo.
    ti pasto una sinossi in inglese che sono pigro:
    Synopsis:
    A documentary that offers a woman’s perspective of life on the street, GANGSTRESSES features interviews with a number of success stories, in which they tell harrowing tales of their lean years. Variously hustlers, dealers, porn queens, rap stars, daughters, and mothers, these women have known both hardship and success, and their perspective on their roots is both enlightening and sobering.