Da Infoaut:
Tratto da Firat News
Un gran numero di persone del villaggio di Girsor si è rifugiato sul monte Sinjar, quando le bande dell’ISIS hanno attaccato ed occupato la cittadina curda yezida di Sinjar il 3 Agosto.
Anche Laleşin ed Evin provengono dal villaggio di Girsor ed hanno trovato rifugio in Rojava unendosi alle fila delle YPJ (Unità di Protezione delle Donne) del Curdistan Occidentale dopo aver varcato il confine grazie al corridoio aperto dai guerriglieri dell’HPG ed ai combattenti dell’YPG dopo sette giorni senza acqua e cibo sulle montagne.
Due giovani sorelle, Laleşin ed Evin, dicono di non avere più paura dopo essersi unite alle forze dell’YPJ, e fanno appello alle donne yezide di non permettere alla tragedia che stanno affrontando di divenire il loro destino.
La ventenne Laleşin racconta quanto segue in merito alle difficoltà da loro affrontate sul monte Sinjar:
“Siamo fuggite sul monte Sinjar quando ha attaccato l’ISIS. Nella settimana che vi siamo rimaste, abbiamo riempito i tappi delle bottiglie d’acqua che ci siamo portate dietro e li abbiamo bevuti una ad una. In questo modo almeno ci bagnavamo la gola. Altrimenti saremmo morte. Purtroppo i bambini piccoli e gli anziani non hanno potuto farcela. Le persone bloccate sui monti sono sopravvissute a quella settimana grazie agli alberi da frutto e mangiando le foglie di fico e degli altri alberi. Ciò ha impedito la morte di un numero ancora più alto di persone. Abbiamo distribuito a ciascuno una fetta del pane che siamo riuscite a prendere con noi fuggendo. Non potevamo neppure bere l’acqua che veniva paracadutata perché tutte le bottiglie che venivano lanciate dall’elicottero scoppiavano. Siamo riuscite a malapena a sopravvivere nei sette giorni che abbiamo passato lì.”
Poi parla sua sorella Evin (19), di un anno più giovane: “Sotto il sole cocente la pressione sanguigna di mia madre è salita. Non pensavamo che sarebbe sopravvissuta, quando i combattenti dell’HPG sono venuti a salvarci. L’hanno prelevata da lì e l’hanno portata di corsa in ospedale.”
Laleşin ed Evin, assieme ad altre quattro giovani donne di Sinjar, si sono unite alle forze delle YPJ a Rojava, che sono riuscite a raggiungere in seguito ad un rischioso viaggio.
“Ci sentiamo più forti ora” – dice Laleşin, che afferma che la loro partecipazione alle YPJ è anche di esempio per tutte le altre donne yezide. Inoltre aggiunge: “La mia stessa madre ci ha affidate alle nostre compagne quando ci siamo unite alle YPJ. E’ la prima volta che accade nella comunità yezida, laddove la partecipazione delle donne a simili organizzazioni non viene vista di buon occhio. Tuttavia, la mia famiglia ha anche compreso che questo era il modo di difendere il nostro onore e le nostre terre, e ci ha affidate alle combattenti delle YPJ affinché lottassimo come le altre guerrigliere. Siamo molto felici qui e ci sentiamo molto più forti.”
“Siamo qui oggi perché non abbiamo dimenticato i giorni che abbiamo vissuto”, afferma Evin riguardo alla ragione per cui si siano unite alle fila della resistenza. Continua a raccontarci di uno scioccante evento a cui hanno assistito mentre erano sul monte Sinjar: “Noi, le donne, dormivamo a turno di notte mentre gli uomini montavano la guardia davanti alla montagna. Avevamo già preso la decisione di prenderci per mano l’un l’altra e lanciarci nel dirupo se l’ISIS ci avesse attaccato. Alcune lo hanno fatto. Circa 40 donne si sono prese per mano e si sono lanciate dalla rupe per non essere catturate dall’ISIS. Vivere non significa nulla per noi se non abbiamo una vita onorevole.”
Evin ha evidenziato di aver scelto la strada più onorevole unendosi alle YPJ, ed ha fatto appello a tutte le donne yezide di prendere parte alla lotta.
“Noi, come sorelle, ci siamo unite alle YPJ per vendicarci del nostro fratello assassinato, di migliaia di yezidi massacrati e del rapimento delle donne yezide. Ora siamo in fase di addestramento, e sto contando i giorni che mancano per andare a Sinjar e combattere contro l’ISIS.”
Evin ha fatto appello a tutte le donne ed uomini yezidi di unire le forze contro le bande dell’ISIS, ed ha giurato di amplificare la resistenza ai massacri mirati contro il suo popolo.
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