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#Catania: “Stefania Noce – quello che è Stato” – il film

Stefania Noce

Stefania Noce

Da Abbatto i Muri:

“Stefania Noce – quello che è Stato” è il titolo del film/documentario girato da Bibi Bozzato sulla vicenda del femminicidio che ha visto come vittima Stefania e, prima di lei, il nonno e la nonna che tentavano di difenderla, lui ucciso e la nonna sopravvissuta alle ferite.

Io non sono un reporter” – mi scrive Bibi Bozzato – “detesto quell’impostazione. Il documentario non puo’ essere oggettivo ne’ obiettivo. Io teorizzo su questo. Lo giro e lo monto con un’impostazione precisa, con un punto di vista, con tutta la parzialita’ che mi riconosco. Io prendo posizione. Sono un regista, non un “registratore” della realtà. – tiene a precisare.

Bibi è un compagno anarchico che non ha grande amore per la maniera in cui la “giustizia” si risolve nel nostro contesto sociale, ma in questo documentario emerge la sua discrezione e il suo rispetto nei confronti del desiderio della famiglia di vedere corrisposta una idea di giustizia che in primo luogo faccia emergere una verità tanto più complessa di quello che emerge dai dettagli processuali. A Ninni Noce, per esempio, interessa stabilire che la responsabilità morale del delitto, che gli ha portato via una figlia, non sia semplicemente  addebitabile al suo esecutore materiale. Sicché descrive il processo fin qui compiuto, con le richieste da parte della difesa di dichiarare l’assassino incapace di intendere e volere, con la campagna mediatica orientata a definire le differenze di ceto tra le famiglie dei due ragazzi, con il chiacchiericcio paesano alla ricerca di attenuanti quando si esprime un giudizio morale sulla irregolarità della famiglia di Stefania, e Ninni, perciò, parla di una cultura che ha permesso a questo ragazzo di crescere e sviluppare un atteggiamento devastante nei confronti di persone che sono state oggetto di un tentato sabotaggio di un’auto, la macchina di Rosetta, mamma di Stefania, poi l’appostamento con la balestra all’esterno della casa in cui Stefania viveva, infine, all’invito di smettere di perseguitarla, ha oltrepassato la porta di quella casa e fatto una strage per arrivare a lei e punirla.

Ninni, nel film, sollecita lucidamente una riflessione proprio sull’effetto negativo che può avere uno stigma sociale che garantisce, in qualche modo, una sorta di impunità etica e morale a chi è protetto dalla nomea di figlio di buona famiglia. Invece Stefania era “solo” figlia di persone normali, precarie, semplici, anche un po’ inguaiate, per cui tanto basterebbe a ritenere che questa ragazza, intelligente, in grado, alla sua giovane età, di tirare fuori ragionamenti autonomi, di produrre riflessioni femministe mentre maturava, forse, una consapevolezza anche sul suo privato, non fosse comunque meritevole della stessa attenzione.

Ninni Noce

Ninni Noce

Il film ragiona poi molto anche sul termine femminicidio e viene raccontato il punto di vista di Ninni e di Serena Maiorana, che su Stefania ha scritto un libro, perché quel termine, così Ninni spiega, permette di annacquare e decontestualizzare le cose. Tutti vi si parano dietro, ma a lui sembra che perfino la morte di sua figlia sia stata un mezzo per alcun* per ricavare visibilità. Serena poi aggiunge cose, secondo me, molto interessanti perché la sua visione del problema è intera, compiuta. Analizza anche lei il quadro culturale e poi riflette sull’uso che il governo e le istituzioni hanno fatto del brand femminicidio. Buono per ritagliarci una legge che in realtà sdogana misure repressive contro attivismi, azioni di movimento, i notav, i nomuos, perché anche lei non vive il femminismo a compartimenti stagni. E’ questa decontestualizzazione, perciò la conseguente deresponsabilizzazione del contesto sociale che ha generato una cultura comunque responsabile di quel delitto, che nel film viene denunciata con grande chiarezza e personalmente io ringrazio Bibi Bozzato per averla messa a fuoco e non aver trascurato di parlare del delitto dando voce ad una analisi sociopolitica inaspettata e auspicata di questi tempi.

La prima sentenza di condanna all’assassino pronuncia per la prima volta nella storia dei processi italiani il termine “femminicidio” e proprio per questo serve dire che non è sufficiente a sgravarsi la coscienza e che la società tutta dovrebbe farsi carico della questione, non ultimo per il fatto stesso che, come si vede, esiste sempre la tentazione di archiviare tutto come fosse solo responsabilità e opera di un malato di mente. Troppo comodo. Davvero troppo comodo.

Visione interessante, dura, quella di questo film che restituisce Stefania alla dimensione sociale e politica che lei aveva scelto per se stessa. L’ha descritta e raccontata al di là della commozione facile e della speculazione dei grossi media per fare audience. Nulla a che vedere con altro genere di narrazioni in cui si celebra la pietas apolitica e acritica nei confronti di tutto e tutti.

Quel che Bibi dice è che “l’importante è il riconoscimento della storia” e la storia, così mi spiega, va sempre in direzione di una assoluzione del tessuto socio-culturale che ha alimentato un certo tipo di comportamenti. In questo caso vedrete che quell’assoluzione non esiste.

Il film sarà proiettato questo venerdì nell’Aula “Stefania Erminia Noce” (ex “A2”), presso l’ex Monastero dei Benedettini di Catania. La proiezione avviene a ridosso dell’ultima udienza del processo d’Appello che si tiene oggi, 16 luglio, presso il Tribunale di Catania.

Ringrazio Bibi per il suo lavoro e ringrazio soprattutto Ninni e Rosetta per la loro determinazione e per la loro intelligenza politica. Hanno perso una figlia e non si accontentano di risposte preconfezionate. Se in Sicilia esistessero più persone così forse, oggi, avremmo già sconfitto quella cultura che continua a generare morte.

Buona visione, perciò, e se volete poi raccontatemi che ne pensate.

Il regista e alcuni protagonisti durante la lavorazione del film

Il regista e alcuni protagonisti durante la lavorazione del film

Posted in AntiAutoritarismi, Comunicazione, Corpi/Poteri, Critica femminista, Omicidi sociali, R-esistenze, Recensioni, Vedere.