da Abbatto i Muri:
Elezioni finite, commenti fatti, ora è il momento di dire le cose come stanno, senza peli sulla lingua. Paola Bacchiddu ha messo una foto in bikini sulla sua pagina facebook, è diventata lo zimbello di moraliste e di bull*, di gente che l’ha insultata e l’ha virtualmente lapidata, e, con mia sorpresa, ai margini della strada, a lanciare pietre su di lei, sottoforma di “critiche”, c’erano anche le femministe. Non tutte, per fortuna, perché alcune tra noi, tante persone in realtà, avendo subito capito la piega che stava prendendo la vicenda, come normalmente una brava femminista dovrebbe fare, abbiamo smesso di stare a guardare, abbiamo abbandonato il ciglio della strada, ci siamo spogliate, e abbiamo cominciato a camminare con lei. Abbiamo realizzato una cordata autodeterminata, protettiva e solidale, fatta di cosce, tette, culi, braccia, bocche, schiene, bikini, corpi, di donne e uomini, come fosse una slut walk virtuale, e quelle pietre, dunque, sono state meglio redistribuite.
Non conoscevo Paola Bacchiddu, lei sarda, io siciliana, ma che io la conoscessi o meno, che condividessi di lei i respiri, poco o molto, quello che mi è sembrato chiaro in questa vicenda era il fatto che si trattava di una donna che veniva mortificata per un gesto compiuto in libertà e io odio che si mortifichi chiunque faccia gesti di libertà, soprattutto se hanno a che fare con i corpi delle donne. Odio le intellettualizzazioni, le moralizzazioni, le sovradeterminazioni e odio che si rigiri la frittata per imbellettare e legittimare il moralismo di chi ha trattato Paola con un accanimento tale da farmi ritenere che se ci fosse stato nei confronti di Renzi o Berlusconi o qualunque avversario politico reale lo stesso dispiego di truppe probabilmente quelle truppe oggi avrebbero vinto le elezioni.
Paola è stata demansionata, mobbizzata, all’interno della lista, confinata fuori dalle stanze attraversate dalle vip e dai vip candidati e a parte un bel gruppo, politico, della lista che ha immediatamente mostrato a lei umanità e solidarietà, poi è rimasta a svolgere il suo lavoro tenendo fino all’ultimo, per se’, queste notizie. C’è una organizzazione di sinistra che l’ha cacciata fuori dall’ufficio per un bikini. C’è una organizzazione di sinistra che evidentemente teneva ad una immagine morigerata e che dopo tanto parlare di posti di lavoro, per chiunque, donne incluse, ha messo in discussione il posto di lavoro di una donna, precaria, ancora per un bikini. E Paola è stata zitta, sulla sua bacheca facebook ha continuato a fare marciare programmi elettorali, date, appuntamenti, cose utili alla lista, si è stampata il nome Tsipras sulla fronte quando la Rai raccontò di un tal partito Pripras e poco ci mancava che non diventasse Priapismo e lì sai le risate. In queste settimane ho visto Paola sbattersi ogni giorno per fare entrare in testa ai media cosa fosse questa lista e prima del suo bikini nessuno sapeva che esistesse. Avrebbero dovuto premiarla o anche no, perché a sinistra la gente lavora con il cuore, più spesso, e quindi quel che fai non richiede neppure un ringraziamento, ma addirittura lasciarla sola, a prendersi insulti e lapidazioni moraliste, a subire le saccenti valutazioni di questa e quella e la supponenza e le stronzate di chiunque, è umanamente pessimo e non è la sinistra che io amo definire tale.
Sinistra è quella che quando un ragazzo stacca il corteo e fa qualcosa di “non concordato” con il resto della militanza viene comunque accolto, coperto, salvato e non viene consegnato alle guardie come se fosse figlio di nessuno, perché il motto è “liber* tutt*“, ricordate? Sinistra è quella che se una ragazza bacia una visiera di un poliziotto in Val Susa, puoi anche pensare che abbia fatto una cazzata, ma tu le resti accanto, la difendi, non ti schieri mai dalla parte dei tutori e mai offri legittimazione a chi fa della delazione un mestiere. Sinistra è quella storia per cui in casi assai peggiori, certo più virili, le compagne sono solidali, qualunque cosa accada, e invece una compagna che si mostra in bikini diventa difficile da digerire, viene espulsa, umanamente offesa, consegnata ai tutori e alle tutrici della morale pubblica e questo la dice lunga sul fatto che certa sinistra, alla fine, se di sinistra stiamo parlando, non ha mai perso il vizio di essere sessuofoba e anche allergica a qualunque cosa che non ragioni di disciplinamento dei corpi, la sensualità, l’estetica, alla propria politica militante.
Per me sinistra è quando tu, sorella, amica, compagna, fai qualcosa – che tu l’abbia concordata con me poco importa – e io non ti lascerò mai sola. Invece quello che è successo con Paola non ha niente a che fare con la sinistra ma ha molto più a che fare con l’introiettamento di pensieri in stile Snoq che delirano di dignità e tutela dei corpi declinati in salsa paradossalmente anticapitalista, come se la performance di altre manifestazioni, inclusa l’estetica delle barricate in piazza, non sia sfruttata al mille per mille, dai media, e non sia assorbita dalla logica neoliberista. Quello che è successo ha molto a che fare con assurdi ragionamenti su corpi liberi se vestiti o se spogliati solo a seguire certi codici militanti, perché abbiamo le nostre leader maxime, quelle che dettano la linea, e non possiamo fare altro che restare sull’attenti e obbedire a questa logica che oppone un “corpo tuo ma fino a un certo punto” di modo che domani antiabortiste, abolizioniste della prostituzione, e sovradeterminatrici varie potranno meglio toglierci anche il diritto di parola sulle nostre libere scelte.
Quello che a me sembra è che si sia tentato, invano, di giustificare in mille modi incomprensibili un cortocircuito che svela le semplici contraddizioni di una certa sinistra. In quanto a Paola io l’ho supportata convintamente, lo rifarei ancora, e penso che in tutta questa vicenda è quella che ne esce meglio: era ironico e giocoso il suo bikini ed è rimasta sorridente lei, nonostante tutto.
E per il resto gli umori attorno a quel bikini non sono sopiti, considerando che solo parlarne risveglia un misto tra ostilità e moralismo e idealismo, non so in quale direzione, con chi ripete le parole d’ordine della leader maxima e chi invece prova ancora oggi a convincermi che le donne vanno disciplinate e intruppate e che il sessismo in rete, per esempio, vada combattuto chiedendo alle donne di coprirsi. Tutto ancora c’è da discutere. Proprio tutto. Intanto io dico a Paola grazie per il bagno di umiltà e umanità che mi ha indirettamente regalato, per l’ironia, l’allegria, e perché non fosse per lei anche tanti nodi al pettine nel mondo femminista italico, non sarebbero venuti fuori.
Si riaprono le danze. Risparmiatemi le battutine acide, per favore. Siamo più intelligenti di così. E ricordate che ogni vostra parola è funzionale alle abolizioniste e alle antiporno che se solo potessero vi rinchiuderebbero dentro una boccia di cristallo per non farvi più vivere…:)
Ps: care, io avrò pure prodotto un “discorso rozzo”, come ha scritto una insigne accademica su una bacheca facebook, non sarò una illustre “storica”, non avrò mostrato alcun timore reverenziale e attitudine leccaculista nei confronti di questa o quella prestigiosa pensatrice, ma non per questo sono un’idiota e non per questo quel che dite voi è verbo. Potreste sentirvi bene, un giorno, scoprendo che ad agire quasi in senso corporativo avete perso quella scintilla, l’autonomia intellettuale, l’intuizione, che comprende esattamente in quale clima culturale vi state muovendo. Potreste sentirvi bene, un giorno, scoprendo che il femminismo esiste ancora, per fortuna, avete fatto un buon lavoro, in fondo, ma quel che avete trasmesso non è un dogma. Siete voi, forse, ad aver perso un minimo di laicità. Non credete?
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