Da Abbatto i Muri:
Da un lato Adinolfi che le dà della “zoccoletta”, e parliamo di QUESTO Adinolfi, dall’altro alcune voci del femminismo italiano che scrivono come sia brutto essere costrette a difendere Paola Bacchiddu ché se non avesse esposto il culo, se non avesse fatto quel che ha fatto, non sarebbe avvenuto nulla di tutto ciò. Della serie “te la sei cercata“. Chiaro come il sole.
Poi ci sono quelle che esprimono perplessità, parere negativo, intransigenza ideale, tutto quel che volete, perché lei stava su un 30 metri di panfilo al largo di non so dove, quando era invece un gommone, poi si racconta di infiniti fasti e lussi, per quanto lei specifichi di essere precaria, e perché l’avrebbe fatto apposta, e lei parla, come abbiamo sempre scritto anche su questo blog, di una foto provocatoria per gli amici di facebook e questo è tutto.
Ma il punto è che tutte quante voi, a prescindere dal fatto che siate perplesse per ragioni che posso rispettare o delle quali non me ne frega assolutamente niente e che anzi contesto con decisione, non vi siete rese davvero conto che il vostro termometro antisessista e antimoralista si ferma dinanzi a qualunque cosa che non vi convinca. Ma avete letto i commenti? La pioggia di insulti? I toni utilizzati? E tutto questo a voi sembra normale? E dopo tanto blaterare di femminismo e antisessismo tutto quello che sapete fare è esprimere pacatamente altri cazziatoni per dirle che insomma ben le sta?
Ma se anche una donna vi sta sul culo, parlando del medesimo, possibile che non riusciate un attimo a spostarvi dal perimetro del vostro – culo – per produrre un cazzo di ragionamento che sia obiettivo? Ma ditele che si, maledizione, non siete d’accordo, non ve ne fotte niente della lista Tsipras, non ve ne frega niente delle elezioni, non votate nemmeno, che ne so, non ha rispettato i vostri codici militanti e allora niet, non ve la filate, ma due parole sulla pioggia di fango che le sta piovendo addosso potreste dirle? Perché è quello l’argomento e non il culo in se’ e se ancora siete lì concentrate al si/no doveva o non doveva farlo e siete lì a prendervi tanto sul serio perché, perdinci, il mondo ha proprio bisogno del vostro parere circa l’esposizione di un culo, di che femminismo e antisessismo stiamo parlando?
Forse che se una donna mostra il corpo in una zattera con tanto di targa anarchica o mette in circolo il pelo pubico con su scritto viva il comunismo, e dietro piazzi un contesto ultraproletario, allora i commenti cambiano? Quella cultura la combattiamo a prescindere o la combattiamo solo quando ci riguarda più da vicino?
Possibile che se c’è solo un minimo accenno, un remember, sapientemente indotto dalle varie testate di destra, a quelle che furono le donne per male così insultate e osteggiate in nome dell’antiberlusconismo, vi parte in quarta il neurone forcaiolo e siete pronte a dare fuoco alla strega? Ma allora è vero che il moralismo in stile antiberlusconiano ha fatto danni anche alle teste di quelle che non gliene poteva fregare niente.
La chiudo qui: dico soltanto che il termine “zoccola” non è offensivo di per se’ perché è un mestiere, rispettabile, che Paola non fa, ma è una identica condizione di precarietà. Ma detto da certa gente diventa si un insulto e uno stigma feroce che pesa sulla pelle di tutte quanto noi, sex workers incluse.
Un consiglio: ripigliatevi. Siamo in provincia e il mondo è tanto più grande di noi e quello che succede qui è di una tristezza senza eguali. Ancora piena solidarietà a Paola.
—>>>L’intervista a Paola che spiega come è andata
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