Dalle Dumbles:
Oggi, tornando a leggere di Rosaria Aprea, delle botte ricevute, di nuovo, dall’ex compagno, siamo tornate a rileggere, qua e là, delle sue vicende attraverso le quali anche noi l’abbiamo conosciuta.
Picchiata dal compagno nel 2013 al punto di vedersi spappolata la milza, poi asportata e rioperata per una grave emorragia interna, disse che lo perdonava, che avrebbe voluto tornare con lui. Poi, intervistata in questo o quel programma, disse anche altre cose, cose ambivalenti ed oscillanti tra perdono, denuncia, amore, ribellione.
Ma siccome era il periodo della campagna governativa del ddl contro la violenza di genere, della denuncia obbligata, dell’autoconsegna alla tutela giudiziaria, allora, Rosaria ed il suo perdono fecero scalpore e molt* ne parlarono sottintendendo che faceva male, molto male a mantenere quell’atteggiamento.
“Da donna a donna le dico che con un uomo del genere non bisogna avere pietà perchè la prossima volta uccide. Persone del genere non cambiano“. Disse Daniela Santanchè riassumendo il pensiero di tutto il filone giustizialista.
Ad un certo punto, allora, intervenne anche Marina Terragni a dire che nella Rosaria che perdonava e voleva tornare a passare con lui le serate assieme sul divano della tavernetta , c’era “l’ingenua caparbietà del sogno d’amore” ma che comunque, pur se queste donne sbagliano un sacco di cose, “c’è in loro anche una tenacia nella ricerca delle mediazioni, il tentativo di non distruggere tutto, di farcela a uscirne insieme….C’è una pazza ostinazione nel ricucire, nel rilanciare, nel credere che l’amore alla fine l’avrà vinta. .. E questa non è tutta roba da buttare, insieme all’acqua sporca della violenza maschile”.
Noi non siamo mai state chez Santanchè e perdipiù siamo convinte che può cambiare lui e può cambiare lei e possono cambiare i contesti che alimentano la violenza dell’uno verso l’altra e la sudditanza dell’una verso l’altro in quella deleteria costruzione binaria dei ruoli socialmente assegnati.
Per questo ci suona stonata anche la filastrocca Terragni che ci riecheggia la serie tv “Purchè finisca bene” perchè sotto sotto sembra far l’occhiolino a quell’ attribuita propensione “femminile” a sanare i conflitti che incardina ancora di più in una sorta di destino o caratteristica o carattere di genere.
La violenza, -che ovviamente, sarebbe meglio non ci fosse, ma c’è-, invece è una terribile perturbazione, una spaccatura che però ci può insegnare a rompere e ricostruire a nostra misura.
E la misura ce la possiamo dare solo noi, decostruendo quel sogno d’amore che ci viene venduto ad ogni piè sospinto, tagliando quel filo da rammendo dei rapporti che ci mettono in mano fin dalla nascita.
Per le ultime botte e molestie, Rosaria lo ha denunciato.
Quella è la sua misura; se aiuta a generare la propria forza ed autodeterminazione è quella giusta.